L’emigrazione dal Sud Italia agli inizi del ‘900 nelle immagini di Lewis W. Hine

Lewis W. Hine, Italian family on the ferry boat landing at Ellis Island, 1905

Lewis W. Hine, Italian family on the ferry boat landing at Ellis Island, 1905

Lewis W. Hine era nato a Oshkosh nel 1874. Dopo la morte del padre in un incidente, aveva iniziato a lavorare e a risparmiare per potersi permettere di frequentare il college. Aveva quindi studiato sociologia presso le University of Chicago, Columbia University e New York University, divenendo poi insegnante a New York presso la Ethical Culture School, dove incoraggiò i suoi studenti ad utilizzare la macchina fotografica come mezzo di sviluppo culturale. Le sue classi viaggiarono fino alla Ellis Island nel New York Harbor, fotografando le centinaia di immigrati – fra questi numerosissimi gli italiani del Sud – che vi approdavano ogni giorno. Tra il 1904 e il 1909, Hine scattò circa 2000 fotografie, e sviluppò una vera vocazione per il fotogiornalismo.
 

Lewis W. Hine, Italian Family Seeking Lost Baggage, 1905

Lewis W. Hine, Italian Family Seeking Lost Baggage, 1905

 
Lewis W. Hine, Italian woman carrying an enormous empty dry-goods-box for some distance along Bleeker Street, N.Y., 1912

Lewis W. Hine, Italian woman carrying an enormous empty dry-goods-box for some distance along Bleeker Street, N.Y., 1912 | Library of Congress, Washington

Lewis W. Hine, Italian Family, Chicago, 1910

Lewis W. Hine, Italian Family, Chicago, 1910

Lewis Wickes Hine, Young italian migrant workers, 1910

Lewis W. Hine, Young italian migrant workers at Seaford, Delaware, 1910

Ph. Lewis W. Hine, Italian woman at Chicago, 1910

Lewis W. Hine, Italian woman at Chicago, 1910

Lewis W. Hine, Southern italian woman at New York, 1910

Lewis W. Hine, Southern italian woman at New York, 1910

Camminava con quella fluida sensualità quasi da donna africana che l’enorme fagotto di indumenti portato in testa e l’ingombrante costume paesano non riuscivano a mortificare. Marciava Teresa, ogni mattina, lungo quella strada sconosciuta che, per larghezza, le ricordava la pietrosa fiumara sotto il paese, consapevole di essere lei l’ago della bilancia, quella riserva inesauribile di forze fisiche e morali senza le quali quel viaggio nelle lontane Americhe col suo uomo sarebbe stato solo l’inizio della fine. Eppure sembrava saperlo solo lei. Mai nessuno che le dicesse un “grazie” o le riservasse una silenziosa carezza, una di quelle che non chiedono nulla in cambio. E così l’agitava come una furia interiore, un impetuoso vento che l’avrebbe condotta verso l’unico approdo possibile…quel figlio che già le sorrideva dall’oscurità del suo grembo.

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