La valigia di cartone. Viaggio nell’universo semi-sconosciuto dell’emigrazione femminile. Le storie di 4 emigrate molto “speciali”

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Quattro delle protagoniste del progetto”La valigia di cartone” e due dei collaboratori. Da sin.: Roraima Andriani, Capo di Gabinetto del Segretariato Generale dell’Interpol, Lione; Luna Miscuglio, pittrice; Daniela Shawki, presidente dell’associazione A.M.I.C.I.; Daniela Daloiso, Dirigente del Servizio Biblioteca e Comunicazione Istituzionale del Consiglio Regionale della Puglia – Ph. © Ferruccio Cornicello – All rights reserved Feart ®

di Enzo Garofalo

E’ giunto di recente a compimento un progetto promosso dal Consiglio della Regione Puglia dal titolo emblematico di “La valigia di cartone – Storie di Emigrate stra-ordinarie”, una ricerca sul semisconosciuto fenomeno dell’emigrazione femminile svolta in collaborazione con l’ufficio regionale per l’internazionalizzazione Pugliesi nel Mondo, l’Associazione A.M.I.CI. e la casa di produzione audiovisivi Family Film Found che ha curato la realizzazione di un documentario sull’argomento.

La presentazione dei risultati di questa ricerca, concentrati in un volume con annesso DVD, ha avuto luogo lo scorso 28 febbraio nella Sala Guaccero del palazzo che ospita il Consiglio Regionale. Un pubblico di studenti di alcune scuole di Bari ha avuto l’opportunità di ascoltare alcune testimonianze di valore su un tema delicato come quello dell’emigrazione, tanto più importante in un momento storico come quello attuale che è tornato a rendere particolarmente fragile il rapporto degli italiani (quelli del Sud soprattutto) con la loro terra d’origine, già storicamente precario.

Il volume – introdotto dal Presidente del Consiglio Regionale Onofrio Introna, con un intervento di Elena Gentile, Assessore al Welfare e Pugliesi nel Mondo, e altri di Daniela Daloiso, Giovanna Genchi, Daniela Shawki e Silvia Mazzilli (curatrice della parte relativa alle testimonianze e redattrice editoriale del documentario) e Serena Settanni –  offre un testo agilissimo, strutturato in due parti: una prima sezione fatta di interventi brevi che scandagliano l’esperienza migratoria secondo una prospettiva di genere che, lungi dal costituire uno sguardo di carattere vetero femminista, mira ad accendere un riflettore su un aspetto finora poco studiato. Si parte dall’analisi di dati quantitativi per passare al racconto dei risvolti umani di un fenomeno che coinvolge l’individuo nella pienezza del suo essere arrivando a toccarne gli affetti e i sentimenti più intimi. Il percorso seguito copre un arco di tempo molto vasto che va dall’emigrazione a cavallo degli ultimi due secoli, a quella del secondo dopoguerra, a quella contemporanea (la cosiddetta “fuga dei cervelli”), scandagliandone tipologia e orientamenti geografici. Se ne osserva la metamorfosi che corre parallela al mutare della condizione sociale della donna che da soggetto passivo, sottoposto alle decisioni della famiglia – una donna prevalentemente moglie e madre – diventa soggetto attivo in grado di scegliere il proprio destino a prescindere dalla famiglia e fuori dai ruoli ad essa assegnati dalla tradizione e dal contesto culturale di origine.

La seconda sezione del volume è invece riservata a delle storie di vita vissuta raccontate dalla viva voce di quattro donne pugliesi, piccolo ‘spaccato’ di quella “seconda Puglia” fuori dalla Puglia che vive i propri sacrifici e i propri successi in terra straniera. Le ragioni della loro partenza sono le più diverse ma alla fine tutte riconducibili ad una scelta di libertà, di consapevole affermazione della propria individualità: dall’esigenza di dare una concreta possibilità di espressione alla propria vocazione professionale o al proprio talento nel mondo dell’arte o dello sport, alla necessità (almeno iniziale) di seguire la famiglia. Sono le storie di Roraima Andriani, originaria di Giovinazzo (Bari) e oggi Capo di Gabinetto del Segretariato Generale dell’Interpol a Lione; di Pompea Santoro, danzatrice originaria di San Vito dei Normanni (Brindisi) con una brillante carriera sui palcoscenici di prestigiosi teatri internazionali, e attualmente insegnante di ballerini di talento che segue nella loro crescita artistica; dell’atleta di ginnastica ritmica Marinella Falca, anche lei di Giovinazzo ma residente a Roma, divisa fra il lavoro nell’Aeronautica Militare e gare sportive che la vedono sui podi di Olimpiadi e Campionati internazionali; di Luna Miscuglio, pittrice di Galatina (Lecce) oggi residente in Lombardia ed artista molto quotata.

Pur nella diversità delle loro singole esperienze queste quattro donne sono accomunate da un legame sottile, direi ancestrale, con la loro terra, un legame che la nuova condizione di vita non è riuscito a cancellare e che è  fatto di immagini, colori, odori, momenti di quotidianità spicciola. Elementi che rievocati nel loro ricordo di donne immerse in realtà a volte molto distanti dalla Puglia – non solo per chilometri, ma anche per usi, costumi, temperamenti – acquistano come una maggiore nitidezza, rivelandosi per quello che sono, ossia la base stessa della loro identità più profonda, alimento principe di una nostalgia che a volte è dolce anelito di una “casa dell’anima”, a volte motivo di un sofferto senso di separazione da una terra che non ha potuto o non ha saputo offrir loro un’opportunità, al punto da spingerle a cercarla altrove.

Oltre ai curatori del volume, all’incontro di venerdì scorso c’erano due delle quattro “Emigrate stra-ordinarie”, ossia Roraima Andriani e Luna Miscuglio che sono riuscite a catalizzare l’attenzione dei giovanissimi studenti presenti raccontando la propria esperienze di emigrate “speciali”. Un affascinante mix di dolcezza e determinazione è ciò che a primo impatto colpisce di Roraima Andriani, partita da Bari nel 1987 alla volta di Bruxelles poco dopo la laurea in Legge, all’età di 24 anni, cogliendo al volo l’occasione di una borsa di studio al Segretariato Generale della Commissione dell’Unione Europea. Accetta così il rischio di un futuro tutto da costruire rispetto ad un posto fisso da segretario comunale per il quale ha già vinto il concorso quando le arriva la chiamata dal Belgio. Successivamente supera il concorso in Polizia e intraprende una carriera che la riconduce per qualche tempo a Bari ma che poi la porterà ai vertici dell’Interpol, organizzazione dedita al contrasto del crimine internazionale attraverso la cooperazione fra le forze di polizia di diversi paesi.

E di paesi Roraima ne ha conosciuti almeno 85 grazie al suo lavoro, confrontandosi con lingue, colori, odori, religioni, climi, tutti diversi l’uno dall’altro. Un cosmopolitismo insito già nel suo stesso nome che racconta di un passato migratorio in Venezuela dove è nata da padre pugliese e madre indigena, con un’infanzia e un’adolescenza a Giovinazzo (Bari) prima di spiccare il volo alla scoperta del mondo. Eppure Roraima riconosce alla Puglia e alla sua famiglia il valore di averla temprata, di averle regalato quel bagaglio di affetto, educazione e solidità che le hanno permesso di evitare gravi errori in un contesto avulso dalle proprie origini.

Il distacco, l’abbandono di ciò che ci appartiene è un’esperienza difficile – ammette Roraima – ma anche formativa perché ci mette in condizioni di confrontarci con noi stessi e con ciò che è veramente essenziale per noi. La Puglia per lei oggi rappresenta la terra del sogno: “Molti pensano che sia il sogno a farti partire: io sono partita, ma ho portato con me determinazione, volizione, impegno, serietà. I miei sogni li ho lasciati in Puglia, perché quando sono all’estero sogno di tornare a casa”. Roraima ha quindi voluto mostrare ai ragazzi un video su una delle operazioni dell’Interpol volta a salvare un gruppo di bambini schiavizzati nelle miniere africane, video realizzato da un altro “emigrato speciale”, il fotografo barese Nicola Vigilanti che oggi vive in Francia ma lavora in tutto il mondo.

Particolarmente significativo il messaggio che Roraima ha lanciato infine ai ragazzi presenti in sala invitandoli a non aver paura nel seguire le proprie aspirazioni, anche perché – ha sottolineato – “nella vita abbiamo pochi anni per fare gli investimenti; una volta persi quegli anni, diventa troppo tardi”. Agli studenti – che l’hanno letteralmente e simpaticamente assaltata – ha poi voluto regalare un gadget dal forte valore simbolico: un braccialetto con la scritta “Turn Back Crime” (respingi il crimine) che l’Interpol ha scelto per la campagna di comunicazione contro il traffico di merce contraffatta, un’iniziativa per spiegare come con l’acquisto per strada di un cd contraffatto, di un medicinale falso, di una borsa firmata si finisce col finanziare il crimine organizzato ed il terrorismo.

Un salto di generazione e di esperienza ed entriamo nel mondo solo apparentemente più astratto dell’arte della giovanissima Luna Miscuglio, pittrice pugliese di Galatina, vissuta a Lecce, Bari e in tanti altri luoghi con la famiglia sulla scia del lavoro paterno. Un peregrinare che non ha minimamente scalfito il suo senso di appartenenza ad un sud che per lei è condizione stessa dell’anima: “Tutto quello che faccio e che sono deriva dal fatto di sentirmi prima meridionale, poi pugliese e poi salentina. La mia anima è al sud, ecco perché il mio è molto più che un distacco. E’ come se una parte di me fosse rimasta in Puglia”.

Luna è approdata in Lombardia con la famiglia carica del timore di non essere ben accolta proprio a causa della sua origine meridionale, ma a farle superare tale paura è stato l’amore per l’arte, quella vocazione per cui si è pronti a sacrificare tutto. Gli studi in psicologia iniziati Bari vengono rimpiazzati dai corsi presso la prestigiosa Accademia di Brera a Milano. Il viscerale legame col sud non le impedisce di comprendere che per un artista è molto più proficuo vivere in un luogo che la pone a breve distanza dai poli europei dell’arte. In tal senso – dice Luna- la logistica non aiuta il sud ad avere oggi un ruolo di primo piano nel campo della pittura e della scultura. Eppure – aggiunge – “se potessi scegliere un luogo ideale in cui allestire un mio atelier, sceglierei Bari, ma almeno per ora mi limito ad organizzarci un’esposizione”. La svolta in un campo difficile come quello dell’arte – soprattutto in un’epoca di grandi mistificazioni come quella attuale – è arrivata per Luna quando i suoi lavori, prevalentemente a carattere figurativo, furono notati dal critico Vittorio Sgarbi che la scelse insieme a pochi altri artisti per esporre alla 54° Biennale di Venezia. Una miscela di talento, passione sanguigna e fortuna ne hanno fatto oggi una artista molto quotata. La prospettiva di un ritorno in Puglia non l’abbandona: “La speranza che nutro è di tornare, un giorno. Certo dovrò essere sicura di poter far fruttare il mio lavoro, ma tornare è quello che davvero vorrei.”

Tornando al volume “La valigia di cartone”, le curatrici hanno scelto in chiusura come simbolico auspicio di un futuro senza distacchi, la storia di una persona che ha voluto restare in Puglia per dimostrare che questa terra è ricca di potenzialità, reali per quanto ancora tutte da delineare. E’la storia dell’atleta barese Cosimo Garofalo, campione nazionale dei 100 metri apnea speed e portatore di una visione ottimistica che lo spinge a “credere che il potenziale della Puglia sia ancora poco sfruttato”. Cosimo è inoltre convinto dell’importanza determinante della forza di volontà con cui ciascuno persegue il proprio obiettivo. Riuscire a raggiungere livelli notevoli – sostiene – non sempre è da imputarsi all’appoggio delle strutture locali, quanto “alla forza di volontà a alla voglia che hai di realizzarti, dal punto di vista agonistico e anche professionale. Oggettivamente le difficoltà ci sono, però ci sono molte persone che si fossilizzano su questo aspetto, che fanno crollare i loro progetti ancor prima di iniziare. Io non ho mai ragionato così e credo che questa sia stata la cosa che mi ha permesso di ottenere certi risultati”. Fra tante partenze, un invito dunque ad osare e a giocarsi qui il tutto per tutto, purché si abbia la consapevolezza che a fare la differenza, a Bari come a New York, sono – oltre al resto – l’impegno, il sacrificio e la forza di volontà.

Per info sulla reperibilità del volume “La Valigia di Cartone”: Biblioteca del Consiglio della Regione Puglia “Teche del Mediterraneo” – Direzione: 080.540 27 88 | direzione@bcr.puglia.it Segreteria di Direzione: 080.540 27 87 (anche telefax) -| segreteria@bcr.puglia.it

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