La Calabria nel cuore e sulla tavola. Stanley Tucci, un ‘terrone’ a Hollywood

L'attore e regista Stanley Tucci

L’attore e regista Stanley Tucci – Image source

di Alessandro Novoli

Final Portrait, film di Stanley Tucci

Final Portrait (2017)

Il suo ultimo film come regista “Final portrait – L’arte di essere amici” girato nel 2017, si è imposto nelle sale come uno dei migliori della stagione, con un Geoffrey Rush da Oscar nei panni del celebre artista italo-svizzero Alberto Giacometti, della cui vita si raccontano poche settimane, e un bravo Armie Hammer in quelli dello scrittore statunitense James Lord, biografo di Giacometti e di Picasso. Un lavoro di miniatura cinematografica che conferma le doti autoriali di Stanley Tucci, attore e regista statunitense che in tanti ricordano senz’altro nel ruolo di Nigel, l’esperto di moda caustico e ironico del cult ‘Il diavolo veste Prada’ di David Frankel. Nato nel 1960 a Peekskill, Contea di Westchester, nello stato di New York, primo dei tre figli (ha due sorelle, Christine e Gina) di Stanley Tucci Sr. e Joan Tropiano, porta un cognome che ne denuncia chiaramente le origini italiane, vissute dall’artista con grande orgoglio al punto da valergli l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e consegnata di recente a Londra dall’Ambasciatore d’Italia Pasquale Terracciano. In pochi però sanno che le sue radici familiari sono legate alla Calabria, e anche in modo molto stretto, coinvolgendo ben tre province della regione: il nonno paterno, Stanislao Tucci, nato nel 1890 ed emigrato a New York nel 1904, di mestiere scalpellino, era di Marzi, piccolo borgo in provincia di Cosenza noto per aver dato i natali anche al direttore della fotografia Mauro Fiore, vincitore nel 2010 del premio Oscar per il film Avatar. I genitori della nonna paterna Anna Teresa (Domenico Pisani e Apollonia Politi) erano invece di Serra San Bruno, borgo in provincia di Vibo Valentia noto per la Certosa fondata da Brunone di Colonia, mentre la madre di Stanley, la signora Joan Tropiano (cugina del noto sceneggiatore Joseph Tropiano), è di famiglia originaria di Cittanova (Reggio Calabria), località ai piedi dell’Aspromonte conosciuta per la splendida Villa Comunale-orto botanico “Carlo Ruggiero”, dichiarata “Monumento Nazionale d’interesse storico–naturalistico” dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il legame di Tucci con l’Italia passa tuttavia anche per Firenze, dove ha vissuto per un anno con i genitori nel 1972 frequentando la scuola media “Gaetano Pieraccioni”, occasione nella quale ebbe modo di apprendere la nostra lingua.

Il libro 'The Tucci Cookbook'

Il libro ‘The Tucci Cookbook’

Della sua solida ascendenza calabra Stanley Tucci parla con fierezza soprattutto nel divertente libro di cucina The Tucci Cookbook (ed. Simon&Schuster 2012), un volume gastronomico che, come ha scritto Lidia Bastianich sul New York Times “è anche uno sguardo intimo sul retaggio italiano molto caro a Stanley, il quale ha voluto condividere ricordi e sapori della tavola di famiglia”. Un tema, quello della cucina, che Tucci – cuoco provetto – tratta anche nel pluripremiato Big Night, suo primo film da regista girato nel 1996 insieme a Campbell Scott e basato su una sceneggiatura scritta a quattro mani col cugino Joseph Tropiano, che racconta la storia di due ristoratori calabresi, i fratelli Pileggi, incomprensibilmente trasformati in abruzzesi dal doppiaggio italiano. Fra i ‘protagonisti’ del film un mitico timballo per il quale il regista pescò nelle memorie culinarie di famiglia, nel cui contesto – afferma Tucci da buon meridionale – “l’idea di esprimere amore attraverso il cibo è stata ed è fondamentale”. Un film che ha cambiato la vita all’attore-regista ma anche – come ha scritto Stefania Ulivi sul Corriere della Sera“il destino della ristorazione italiana in Usa. Non più luoghi di mescolanze improbabili ma culle di filologia gastronomica, in mano a cuochi capaci di epiche battaglie di civiltà in nome del buon mangiare contro clienti capaci di ordinare risotto con contorno di spaghetti e polpette”.

Big Night (1996), film di Stanley Tucci

Big Night (1996)

E proprio perché parlare di Calabria per Tucci significa innanzitutto parlare di famiglia, radici, sapori, nessuno s’azzardi a parlargli di mafia, e non perché voglia negare il problema, quanto perché ha sempre lottato contro gli stereotipi legati alla figura dell’italiano, e dell’italo-americano in particolare, soprattutto se di origine meridionale: “sono cresciuto tra italoamericani e non ho mai conosciuto un mafioso”, ama spesso rimarcare, e ciò per sottolineare come la realtà sia sempre più sfaccettata dei luoghi comuni. Come sfaccettata è la sua famiglia d’origine, a cominciare da quella nonna che non si allontanava dalla cucina se non per andare nell’orto a raccogliere verdure e ortaggi, fino a suo padre Stanley senior docente d’arte in una high school, sua madre Joan segretaria e scrittrice, la sorella Christine attrice di cinema e televisione e suo cugino Joseph Tropiano sceneggiatore. Una guerra agli stereotipi, quella di Tucci, che accomuna la sua vita privata e professionale, se si considera che al cinema ha accuratamente evitato di rimanere ingabbiato nella figura del rude italo-americano arrivando a rifiutare molti ruoli di questo tipo.

UNA CARRIERA IN CRESCENTE ASCESA

Stanley Tucci alla Berlinale 2017

Stanley Tucci alla Berlinale 2017 – Ph. Martin Kraft | ccby-sa3-0

Cinquantotto anni, sposato con 4 figli e residente a Londra, Stanley Tucci è nato nel 1960 a Peekskill (Contea di Westchester), nell’area metropolitana di New York, e cresciuto nella vicina Katonah. All’indomani della sua laurea alla State University of New York at Purchase nel 1982, si è subito accostato al mondo della recitazione debuttando a Broadway nello spettacolo “The Queen and the Rebels”. L’esordio nel cinema sarebbe arrivato tre anni dopo, nei panni di un soldato, ne “L’onore dei Prizzi” del grande John Huston, piccolo ruolo al quale seguirono innumerevoli altri lavori fra i quali si possono ricordare la parte del mafioso Lucky Luciano superbamente resa nel drammatico lungometraggio “Billy Bathgate – A scuola di gangster” (1991) di Robert Benton o quella del detestabile miliardario Richard Cross nella serie TV “Murder One” (1995), lavoro che precede il suo esordio nella regia nel 1996 con il già citato Big Night.

Ma numerosi altri sono i titoli che al cinema o in TV lo hanno visto via via interpretare ruoli brillanti o da cattivo, sempre di grande efficacia interpretativa: da Coppia d’azione (1993) di Herbert Ross a Il rapporto Pelikan (1993) di Alan J. Pakula, “Harry a pezzi” (1997) di Woody Allen, “Sogno di una notte di mezza estate” (1999) di Michael Hoffman, “I marciapiedi di New York” (2001) di Edward Burns, “I perfetti innamorati” (2001) di Joe Roth; dello stesso anno è anche il televisivo ‘Conspiracy – Soluzione finale’ che gli vale l’assegnazione del secondo Golden Globe della sua carriera (l’altro lo aveva vinto nel 1998 per Winchell di Paul Mazursky). Seguono film come “Un amore a 5 stelle” (2002) di  Wayne Wang,  ‘The Terminal’ (2004) di Steven Spielberg e ‘Tu chiamami Peter’ (2004) di Stephen Hopkins, nel quale si trasforma in Stanley Kubrick. E’ quindi la volta della divertente commedia ‘Il diavolo veste Prada’ (2006), prima di ritrovarlo cattivissimo in ‘Slevin – Patto criminale’ (2006) e nei panni del dottor Kevin Moretti a dirigere il pronto soccorso di ‘ER – Medici in prima linea’. 

Stanley Tucci firma autografi durante un festival londinese

Stanley Tucci firma autografi durante un festival londinese – Ph. Bruno Chatelin | ccby-sa2.0

Nel 2009 si aggiudica la nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista per ‘Amabili resti’ di Peter Jackson, tratto dal best seller di Alice Sebold: una vittoria mancata che non gli dispiacque visto lo scomodo ruolo interpretato, quello di un odioso stupratore pedofilo. Dello stesso anno è anche la commedia ‘Julie & Julia’ di Nora Ephron che lo vede marito premuroso di una strepitosa Meryl Streep, film a cui seguono tante altre pellicole di successo come ‘Margin Call’ (2011) di J. C. Chandor,  ‘Captain America: The First Avenger’ (2011) di Joe Johnston, ‘Il caso Spotlight’ (2015) di Tom McCarthy, ‘La Bella e la Bestia’ (2017) di Bill Condon. Una carriera dunque costellata di grandi occasioni lavorative, di scelte oculate e di importanti riconoscimenti ai quali occorre aggiungere la nomination a un Grammy Award (Album per bambini meglio interpretato) per ‘The One and Only Shrek!  e tre prestigiosi Emmy Awards vinti rispettivamente come attore per i televisivi ‘Winchell’ e ‘Monk’ e come produttore per la web series ‘Park Bench with Steve Buscemi‘.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Stanley Tucci con Geoffrey Rush e Armie Hammer al Festival di Berlino 2017

Stanley Tucci con Geoffrey Rush e Armie Hammer (Final Portrait) al Festival di Berlino 2017 – Ph. Martin Kraft | ccby-sa3.0

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su