
Sicilia – tramonto sull’isola-vulcano di Stromboli, Eolie (Messina) – Ph. Mario Napoli | CCBY-ND2.0
di Benedetta Palmieri
Sensuale a calda, ammiccante e imprevedibile, l’isola più singolare delle Eolie dai fianchi neri e con gli sbuffi di fumo del vulcano, ricca di fichi e asparagi selvatici, trasmette sensazioni diverse. C’è chi l’ama e chi la odia, chi se ne innamora e chi sfugge alla sua potente bellezza. Al tramonto, tutto diventa rosa e poi blu scuro, e poi nero, punteggiato di luci. Un incanto che non tutti capiscono fino in fondo.
Eolo si sveglia la mattina e, prima di decidere se sguinzagliare i suoi venti scalpitanti, tenuti a bada in una grotta, valuta i vapori che fuoriescono dalla bocca di un vulcano per prevedere il tempo che sarà: secondo la mitologia classica, la dimora di Eolo era nelle isole Eolie (viene da sé…) e il vulcano che il dio osservava era lo Stromboli. Ora, lasciare l’isola di Stromboli avvolta nell’aura magica della mitologia e farne il meteo degli dei, è la cosa più facile del mondo, ma laici e profani sanno che Stromboli ha la sua propria magia che può pure fare a meno delle deità “ufficiali”.
La magia strombolana inizia a compiere il suo sortilegio ancora prima dell’arrivo sulle sponde dell’isola, previsto solitamente tra le sei e le sette del mattino: in nave, infatti, ci si sveglia quasi sempre alle prime luci dell’alba e allora, infreddoliti e assonnati, si esce sui ponti e si cominciano a intravedere le Eolie. Quelle più lontane, che appena appena si distinguono all’orizzonte, e poi a poco a poco la sagoma di – e dello – Stromboli.
Eccola: i contorni netti, la forma semplice e sbozzata, i fianchi neri, gli sbuffi di fumo (quelli che Eolo interpretava con attenzione come un lettore di fondi di caffé) e quelli di fuoco, rossi e crepitanti. È evidente che l’isola è fortemente segnata dalla potenza del magma che ribolle e dalla sabbia scura e cocente, dall’aria che ti attanaglia e che gestisce implacabile le budella e gli umori, dai boati che spesso riempiono l’aria stordendoti. Ma è anche solare e profumata, soprattutto certe volte la notte in angoli bui che ti inebriano, è polposa di fichi e asparagi selvatici, è luminosa e, come arsa d’estate, tanto umida in dei giorni d’inverno da essere bagnata se solo la sfiori.
È tutto questo che le dà il potere che esercita su chi vi approda con un animo capace di coglierne almeno un po’. Perché anche a Stromboli – incredibile a dirsi data l’invadenza della sua personalità – succede di non essere capita: succede come succede a tutto e a tutti nel mondo, anche se ti fa rabbia vedere le migliaia di persone che i cosiddetti barconi riversano quotidianamente per le sue strade e sulle sue spiagge (e non solo loro, ahimé) che la guardano come un posto anonimo e quasi inutile da visitare, uno scoglio arido e informe, senza abbastanza negozi e diversivi (per quanto, di negozi, ce ne siano abbastanza, tutto sommato). Di solito, ci mangiano, a Stromboli: arancini, panini, granite, granite con panna, pizzette, rustici e cannoli a frotte. Oppure fanno un bagno veloce nel posto più vicino.
Un giorno, un uomo che passeggiava sul lungomare con alla sinistra la sagoma imponente del vulcano e alla destra la spiaggia e in lontananza lo Strombolicchio, mi ha incrociato e mi ha chiesto: “Scusi, ma cosa c’è da vedere, qui?”. Io ho pensato: “Minchia, più di questo? Prova a guardare e a respirare”, e poi gli ho risposto sorridendo: “Mare, signore”. Ma va bene anche così, forse lui avrà notato qualcosa dell’isola che io non ho mai scoperto perché non appartiene alla mie potenzialità interpretative, e poi la presunzione e la retorica sono nemiche delle cose belle e di chi le ama.
E allora, se bisogna combattere un po’ di retorica, mi piace sfatare anche qualche luogo comune e qualche mito (a parte quelli classici). Magari il mito di un’anima un po’ sex drugs and rock’n’roll. È vero che a Stromboli si beve tanto e si fa molto l’amore (o almeno si prova a farne tanto), ma i tempi della perdizione, di love and peace, del sesso libero e trasgressivo, sono finiti o comunque cambiati anche lì. Si sono esaurite le performance dei figli dei fiori, salvo quelle di qualche anacronistico nostalgico, e il sesso, le droghe, le trasgressioni, sono liberi oramai dovunque e fanno il loro corso qui come altrove, allo stesso modo. Certo, la sensualità è un’altra cosa, e Stromboli è sensuale e calda, ammiccante e imprevedibile. E allora questo sì che ti trasmette una strana elettricità, sì che ti fa sentire più bello e più disponibile a perderti.
Soprattutto, però, c’è una sorta di tormentone che mi piacerebbe sfatare: quello dei tanti turisti, avventori, villeggianti, passanti che vanno lì a “fare gli amici” degli strombolani trattandoli come personaggi folcloristici, e che novantanove volte su cento dimenticano la loro esistenza appena salpati al termine del loro viaggio; e il mito di queste persone che folcloristiche non sono e che, se a volte si prestano al divertimento dei loro ospiti, è perché è così che lavorano e possono vivere.
La comunità strombolana è varia ed eventuale come è naturale che sia, ci sono i buoni e i cattivi, quelli che sembrano fare folclore e quelli lo fanno davvero, quelli vorrebbero andare via e quelli che vivono ai margini, quelli che la amano e quelli che la odiano e la amano. Poi, chissà, Stromboli è tutta diversa da come la vedo io, per qualcuno sarà magari addirittura l’esatto contrario e penserà ch’io sia una mitomane o una snob, ma non importa.
Importante è piuttosto sedersi sul molo vecchio, leggermente dissestato, al tramonto e guardare come tutto diventa rosa e poi blu scuro, e poi nero e punteggiato di luci; salire al vulcano e respirare il suo alito direttamente dalla sua bocca incandescente; fare il bagno nell’acqua fresca e trasparente dello Strombolicchio e poi scrutarlo immaginandolo un castello incantato che invece di custodire principesse rapite con a guardia draghi fumanti, rapisce i sensi e gli animi.
Stromboli sarà una cosa diversa per ognuno, e ognuno la vivrà a suo modo mentre lei attraverserà epoche e interpretazioni mantenendo intatta la sua anima potente e meravigliosa.
FdS – Courtesy of L’ISOLA
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