Il liutaio Michele Sangineto, mago degli strumenti antichi, ispirato dalla Pittura

Michele Sangineto con uno dei suoi strumenti accanto al Tondo Doni di Michelangelo

Michele Sangineto con un salterio ad arco accanto al Tondo Doni di Michelangelo, Galleria degli Uffizi, Firenze

Calabrese di Albidona, è specializzato nella creazione di strumenti musicali tratti da dipinti del Medioevo e del Rinascimento. Fra i suoi ultimi lavori, gli strumenti ricavati dai disegni di Leonardo contenuti nel Codice Atlantico e nei Codici di Madrid

di Redazione FdS

Ci sono creativi che oltre a vivere e a interpretare il proprio tempo svolgono la preziosa funzione di mantenere un filo rosso col passato e con quanto di nobile esso ha espresso nel campo del pensiero e dell’arte; la loro opera è un ”ponte” gettato verso i secoli che ci hanno preceduto, non per soddisfare un mero gusto antiquario, ma per ristabilire un contatto con quell’inesauribile e universale patrimonio di sapienza, bellezza ed emozioni, che è la grande arte italiana. Uno di loro è senza dubbio il liutaio Michele Sangineto: 74 anni, un aspetto da antico fiammingo, due figli, una passione per l’arte fin dalla sua adolescenza calabrese ad Albidona, paese materno nell’alto Jonio cosentino (suo padre era di Torano Castello), un diploma di maestro d’arte in ebanisteria conseguito nella vicina Castrovillari, una superlativa capacità di plasmare il legno e, dai primi anni ’70, l’emigrazione a Monza per insegnare nel locale Istituto d’Arte.
 

Michele Sangineto con uno dei suoi strumenti

Michele Sangineto con un claviciterium

Un percorso solo apparentemente ordinario, nel quale si innesta la straordinarietà di un’intensa ricerca sperimentale nell’arte della liuteria e dell’organologia, che lo ha portato a specializzarsi nella costruzione di cordofoni di tradizione europea quali mandole, mandolini, dulcimer, bouzouki, cetre, salteri ad arco, a pizzico e a percussione, e inoltre crotte, arpanette, fidule e vielle. Fra i suoi pezzi forti troviamo anche le arpe – gotiche, celtiche e popolari – che il maestro disegna e realizza nel suo laboratorio di Villasanta (Monza) su commissione di musicisti come Stefano Corsi, Alan Stivell, Derek Bell e Grannie Yeats – talvolta anche apportando innovazioni alla loro forma e struttura. Le sue creazioni sono strumenti unici che ha esposto in Italia e nelle principali città d’Europa, in musei come gli Uffizi e il Louvre, e in altre sedi prestigiose come il Royal College of Music di Londra, attestandosi quale uno dei massimi divulgatori italiani di musica antica, grazie anche alla organizzazione di festival e lezioni-concerto e alla collaborazione con alcune case editrici. Sangineto è inoltre uno dei protagonisti del documentario Story of a Luthier, una produzione inglese del 2008 con la regia del milanese Alberto Bona.
 

Gruppo di strumenti antichi ricostruiti da Sangineto: da sin.

Gruppo di strumenti antichi ricostruiti da Sangineto: da sin. claviciterium, aura celesta, lira e arpa popolare

Il suo lavoro di ricostruzione di strumenti antichi ruota soprattutto intorno a una ricerca condotta sui dipinti e disegni di grandi maestri del Medioevo e del Rinascimento: da Simone Martini a Piero di Cosimo, Giorgione, Filippino Lippi, Jan Van Eyck e Arnault de Zwolle, passando per i disegni lasciati da Leonardo da Vinci, particolarmente affascinanti e stimolanti per Sangineto trattandosi di progetti di strumenti inediti. E proprio a Leonardo è stata dedicata la sua mostra Leonardo Da Vinci: Gli strumenti di un genio, organizzata in occasione delle celebrazioni ufficiali del Cinquecentenario della morte di Leonardo e approdata fra dicembre 2018 e gennaio 2019 a Catanzaro presso l’Area Museale Ex Stac, dopo il successo riportato agli Uffizi di Firenze. 
 

L'organo di carta che Sangineto ha tratto da un disegno di Leonardo da Vinci

L’organo di carta che Sangineto ha tratto da un disegno di Leonardo da Vinci

Partendo dagli strumenti musicali di Leonardo raffigurati negli schizzi del Codice Atlantico e dei Codici di Madrid e fisicamente realizzati da Michele Sangineto, la mostra ha esplorato i fasti dell’antica liuteria italiana, fra Medioevo e Rinascimento, di cui rimane testimonianza nelle opere pittoriche di grandi artisti dell’epoca, a loro volta progettisti, musici e colti intrattenitori presso le maggiori corti italiane ed europee.
 

Un'arpanetta e un organistrum costruiti da Michele Sangineto

Un’arpanetta e un organistrum costruiti da Michele Sangineto

Gli strumenti realizzati da Sangineto – dai leonardeschi organo di carta, lira da braccio, viola organista, piva a vento continuo, a tutti quanti gli altri – sono perfettamente funzionanti, e diversi di essi hanno già suonato in pubblico in molteplici occasioni. Con i suoi due figli, i gemelli Adriano e Caterina, musicisti professionisti, e con la moglie Paola, il liutaio ha infatti fondato nel 2000 l’Ensemble Sangineto che si esibisce in concerti di musica antica in Italia e all’estero ed ha all’attivo anche alcune incisioni discografiche: “le esecuzioni del gruppo, oggi portato avanti dai miei figli – dice Michele – sono la prova vivente di come i miei strumenti possano suonare in maniera interessante in quanto, oltre a essere fisicamente belli, producono anche delle belle sonorità che affascinano il pubblico. Questi strumenti sono infatti non solo un insieme di tecnica, disegno, matematica, arte e architettura, ma grazie alla musica che producono, sintesi a sua volta di un po’ tutte le arti, acquistano anche un’anima autentica.” [Nel video seguente Adriano e Caterina Sangineto nel brano “4 Elements”, eseguito su strumenti antichi costruiti dal padre].
 

 
La ricerca estetica rimane comunque il suo fondamentale punto di partenza: la conduce oltre che sul modello, anche sulla base della sua personale sensibilità, e ritiene che possa dirsi compiuta solo “quando lo strumento risponde ai canoni della sezione aurea, in cui non ci sono né vuoti, né pieni; quando guardandolo uno dice ‘ah che bello!’, percependo un senso di armonia”.
 

Michele Sangineto con un

Michele Sangineto con un salterio ad arco

Sui suoi esordi in un campo così affascinante Michele racconta: “Insegnavo già quando decisi di fare il liutaio e, non volendo fare ciò che già facevano altri, ho scelto di realizzare strumenti antichi, che peraltro non conoscevo. E l’ho fatto partendo dal mio mondo, quello della storia dell’arte. Sapevo che i pittori, prima di raffigurare uno strumento musicale in un dipinto lo costruivano, per cui ho deciso di mettermi alla prova, convinto che se non si guarda indietro per cercare di capire come il pubblico di quel tempo veniva intrattenuto, perdiamo l’opportunità di essere affascinati da oggetti di ineguagliabile bellezza che hanno ancora molto da comunicare ai cuori più sensibili e alle anime più curiose”.
 

Piero di Cosimo, Liberazione di Andromeda (1520 ca.), Galleria degli Uffizi, Firenze

Piero di Cosimo, Liberazione di Andromeda (1520 ca.), Galleria degli Uffizi, Firenze

Tante sono le opere d’arte in cui Sangineto ha trovato ispirazione: ad esempio, il dipinto di Piero di Cosimo intitolato “La liberazione di Andromeda”, custodito agli Uffizi di Firenze (v. foto precedente), lo ha portato a realizzare un tamburin de Béarn, tamburo a corde percosse unito ad un flauto chiamato galoubet, e un secondo strumento a 4 corde che, non avendo trovato riscontri, ha denominato sangicorde. 
 

Da "La liberazione di Andromeda" di Piero di Cosimo, il tamburin de Béarn (a destra) e l'inedito Sangicorde

Da “La liberazione di Andromeda” di Piero di Cosimo, il tamburin de Béarn (a destra) e l’inedito Sangicorde

Da un affresco di Gaudenzio Ferrari per la cupola di Santa Maria dei Miracoli di Saronno (1534-1538), raffigurante un concerto di angeli con oltre 50 strumenti, ha ricavato invece una serie di strumenti, alcuni dei quali visibili nelle immagini seguenti: a partire dai cordofoni;
 

I cordofoni tratti dall'affresco di  Gaudenzio Ferrari per la cupola di Santa Maria dei Miracoli di Saronno (1534-1538)

I cordofoni tratti dall’affresco di Gaudenzio Ferrari per la cupola di Santa Maria dei Miracoli di Saronno (1534-1538)

seguiti da una ribeca suonata ad arco (a sin.) e da un piccolo galoucorde a due corde percosse con un flauto che attraversa lo strumento;
 

Dall'affresco di

La ribeca suonata ad arco (a sin.) e il piccolo galoucorde, sempre dall’affresco di Gaudenzio Ferrari

per chiudere, abbiamo invece scelto un’arpa e un salterio a pizzico.
 

Arta e salterio a pizzico dall'affresco di

Arpa e salterio a pizzico dall’affresco di Gaudenzio Ferrari

Sangineto, nello svolgere la sua arte di liutaio è guidato dall’idea che la musica non sia solo intrattenimento ma svolga una funzione terapeutica per lo spirito umano: “Ho scelto di fare quello che faccio – afferma – con la presunzione, e talora anche con la consapevolezza, che riportare in vita certi suoni, certe armonie, possa far bene all’ascoltatore, andando a smuovere quei meccanismi che poi portano a pensieri felici, a ritrovare la parte più autentica di noi stessi”. Poi quasi si sorprende del suo ”incontro” con Leonardo da Vinci: “La vita riserva a volte cose strane…Chi avrebbe ad esempio mai immaginato che un giorno mi sarei trovato a ”sfidare” Leonardo, i suoi disegni, andando a costruire gli strumenti che lui ha rappresentato nella bidimensionalità, portandoli cioè nello spazio, e magari facendoli anche suonare?”. La risposta non gli manca: “Credo sia la curiosità a guidarci, sia che nasca da noi stessi sia che venga stimolata dall’esterno: basta assecondarla; in fondo non fa che portarci verso quelle cose che ci sono più congeniali e di cui finiamo con acquistare consapevolezza. Io dico sempre ai giovani di essere curiosi, perché la curiosità aiuta a trovare se stessi, a trovare quella bellezza che è già dentro di noi, e che dobbiamo solo scoprire.” 

E con un suo pensiero riferito ai giovani concludiamo questo breve ritratto di Michele Sangineto: “Mi piacerebbe che si credesse di più nei giovani, che si offrissero loro più valori e più opportunità per rispondere alla loro naturale sete di bellezza. E uno dei modi penso possa essere quello di stimolarli a rivisitare il passato, per recuperare tante cose, tante risorse ormai tralasciate; cose che possono alimentare i loro sogni tenendoli lontani da quelle esperienze deteriori favorite dalla povertà culturale”.

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Fonti immagini: sito e profilo Facebook del M° Michele Sangineto
 

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