Fra’ Diego da Careri…e il legno diventò estasi mistica

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Calabria – Gli Angeli cantori e musici – Part. lato sinistro dell’altare della Madonna degli Angeli, Convento di S. Maria degli Angeli, Badolato (Catanzaro) – Ph. courtesy of Giuseppe F. Macrì

di Giuseppe Fausto Macrì

“Non merita morte colui che ha per fratello un uomo così virtuoso cha ha dato quasi la vita ad una morta figura”: a parlare era stato il Viceré di Napoli, Don Juan Alfonso Enriquez de Cabrera, più conosciuto come Duca di Medina. Davanti a lui, Padre Giovanni Mazzara, Ministro Generale dell’Ordine dei Francescani e grande appassionato d’arte, e l’autore del mirabile disegno – un puttino vergato con semplicità da mano veloce e sicura –  che di nome faceva Giovanni Leonardo Giurato, al secolo Fra’ Diego, nato a Careri (Reggio Calabria) il 15 aprile del 1606.

Era accaduto che, forse nel corso di disordini avvenuti a Careri, il fratello di Diego, Michele, era stato coinvolto in un fatto di sangue, culminato con l’omicidio di un compaesano, e, per questo, tradotto in catene a Napoli, velocemente processato e condannato a morte. Fra’ Diego, che si trovava a Napoli, dove lo aveva voluto proprio Padre Giovanni che aveva intuito le mirabili potenzialità artistiche del fraticello calabrese, si era rivolto al suo Superiore affinché intercedesse presso il Viceré per avere il permesso di vedere il fratello un’ultima volta prima dell’esecuzione.

Padre Giovanni, che conosceva bene la sensibilità artistica del Duca di Medina, pensò bene di accompagnare la richiesta con quel “biglietto da visita”, e la felice intuizione, oltre alla piena fiducia nelle capacità artistiche di Fra’ Diego, fecero il miracolo, e Michele fu graziato.

A Napoli fra’ Diego era arrivato un anno prima, preceduto ed accompagnato da lodi appassionate sulle sue capacità di scultore del legno e sull’onda delle emozioni suscitate in Calabria da tutta una serie di sculture lignee realizzate a Bovalino prima, dove, nel Convento di S. Maria del Gesù, aveva ricevuto l’ordinazione e le prime ispirazioni artistiche nella modellazione del legno, poi a Gerace, a Monteleone (oggi Vibo Valentia), a Catanzaro ed a Badolato.

Qui, in particolare, nell’ascesi e nel silenzio, che Diego tanto amava, del Convento di S. Maria degli Angeli, aveva realizzato tutta una serie di statue a grandezza naturale (un Cristo crocifisso, un S. Francesco, un S. Ludovico e, soprattutto, una stupenda Madonna degli Angeli) che avevano contribuito non poco a far nascere e circolare la voce sull’abilità artistica non comune del fraticello di Careri.
 

Fra' Diego da Careri

Calabria - Fra' Diego da Careri, Angeli cantori e musici - Part. lato destro dell'altare della Madonna degli Angeli, Convento di S. Maria degli Angeli, Badolato (Catanzaro) - Ph. courtesy of Giuseppe F. Macrì

Fra' Diego da Careri

Calabria - Fra' Diego da Careri, Angeli cantori e musici - Part. lato sinistro dell'altare della Madonna degli Angeli, Convento di S. Maria degli Angeli, Badolato (Catanzaro) - Ph. courtesy of Giuseppe F. Macrì

Fra' Diego da Careri

Calabria - Fra' Diego da Careri, Madonna degli Angeli, Convento di S. Maria degli Angeli, Badolato (Catanzaro) - Ph. courtesy of Giuseppe F. Macrì

Fra' Diego da Careri

Calabria - Fra' Diego da Careri, Cristo crocifisso, Convento di S. Maria degli Angeli, Badolato (Catanzaro) - Ph. courtesy of Giuseppe F. Macrì

Fra' Diego da Careri

Calabria - Fra' Diego da Careri, Puttini, Convento di S. Maria degli Angeli, Badolato (Catanzaro) - Ph. courtesy of Giuseppe F. Macrì

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - Maddalena, Como, Congregazione delle suore Infermiere dell’Addolorata

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - Madonna sorretta da due angeli, Como, Congregazione delle suore Infermiere dell’Addolorata

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - Madonna” e “Maddalena, Stabio (Canton Ticino) Chiesa Parrocchiale dei Santi Giacomo e Cristoforo Martire

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - S. Giovanni Evangelista, Como, Congregazione suore infermiere dell’Addolorata

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - Maria fra un Angelo e S. Giovanni Evangelista, Varese, Chiesa SS. Trinità di Capolago

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - Maria (part.), Varese, Chiesa SS. Trinità di Capolago

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - L’Angelo e S. Giovanni Evangelista (partt.), Varese, Chiesa SS. Trinità di Capolago

Fra' Diego da Careri

Fra' Diego da Careri - Ultima cena, Dongo (Co) - Santuario di Santa Maria delle Lacrime - Ph. C. Vancini

 
In particolare, si diceva, la Madonna degli Angeli che sovrasta l’altare della chiesa del Convento in un tripudio di colori e di puttini anche cantori e musicisti, aveva rivelato, sì, le influenze contemporanee barocche e delle Madonne marmoree del Gagini, ma, soprattutto con la magnifica colorazione delle vesti aveva contribuito ad avvicinare alla cultura popolare la figura della Madre per antonomasia senza scadere mai nell’eccesso e nell’opulenza, a volte irritanti ed eccessivi, del barocco in voga all’epoca. Quello delle vesti dei Santi di Fra’ Diego è, insomma, una vera e propria antologia della raffinatezza che mai scade nell’ostentazione, lasciando sempre strettamente legati i propri personaggi al sentimento popolare, prima ancora che a quello di una Chiesa spesso votata allo sfarzo ed alla trasfigurazione in senso edonistico dei propri simulacri.

Era, insomma, un artista schivo, Fra’ Diego, e umile, molto umile. Ed obbediente: quando, nel 1648, fu nominato Padre Generale dell’Ordine Daniele Cossonio da Dongo, non esitò a sottomettersi al comando di trasferirsi nel profondo Nord, stabilendosi a Lecco, da dove iniziò a fare la spola per Dongo e Como, e fino a Stabio e Capolago, in Svizzera.

A Napoli ed a Somma Vesuviana aveva già lasciato tutta una serie di opere, in parte andate perdute ed in parte ancora esistenti (un Sant’Innocenzo, trafugato da Napoli è stato da poco rinvenuto in America) come la Madonna degli Angeli nell’omonima Chiesa partenopea, ma è proprio in quel profondo nord, che peraltro gli fiaccò la salute con il clima freddo delle Alpi, che Fra’ Diego diede vita ai suoi più intensi capolavori, tanto da far dire a Daniele Pescarmona, critico d’arte e Soprintendente ai BB.AA. della Lombardia, che “la sensibilità di Fra’ Diego, sostenuta da una maggiore e notevole capacità tecnica di intaglio [rispetto a fra’ Giovanni da Reggio, suo allievo ed aiutante e autore di altre opere lignee in Nord Italia – NdR], appare più complessa, privilegiando soprattutto modi di estatico coinvolgimento sentimentale, aggraziato anche in ragione del palese compiacimento per l’affabile esteriorità decorativa. Le statue già in Santa Croce di Boscaglia di Como si segnalano, a ben considerare, come il suo capolavoro”.

A Como, Diego stette per anni che debbono essergli sembrati lunghissimi; poi, forse a causa delle sempre più precarie condizioni di salute, fu chiamato a Roma (1654), dove lasciò traccia della sua arte nella bellissima statua di S. Francesco che sovrasta tuttora l’altare della Chiesa di S. Francesco a Ripa, che tra l’altro annovera anche, in una cappella laterale, la Beata Ludovica Albertoni del Bernini.

Appena quattro anni nell’Urbe, e poi Diego viene ancora inviato dal nuovo Ministro dell’Ordine, Padre Michelangelo Bongiorno, a Sambuca in Lucina, nel profondo Sud siciliano, patria d’origine di Bongiorno. Di questo periodo, dice Giulia Francesca Perri (“Il saio e lo scalpello – vita ed opere di Frate Diego da Careri, scultore francescano del XVII”, Laruffa, 2009), “molte delle opere realizzate da Diego sono andate perdute o sono disperse, anonime, nelle chiese di Sicilia; un crocefisso, che originariamente era nel Convento di S. Maria del Gesù, è stato trasferito nella Chiesa di S. Michele, nel centro storico di Sambuca. Erano i suoi ultimi anni: Diego spirò serenamente il 15 agosto 1661, volando in cielo leggero come un angelo, così come era arrivato in terra”.

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