Contestati i politici alla manifestazione notriv di Policoro. Ministro Guidi: «Nessuno stop alle prospezioni petrolifere in mare»

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Capo d'Otranto e trivelle, immagine della provocatoria campagna di Greenpeace "Trivadvisor"

Puglia – Capo d’Otranto e trivelle, immagine della provocatoria campagna di Greenpeace “Trivadvisor

di Kasia Burney Gargiulo

«FATTI, NON SFILATE»: L’APPELLO DELLA GENTE AI POLITICI

E’ stata quasi un flop la manifestazione svoltasi ieri a Policoro (Matera) per protestare contro il piano governativo di prospezioni geologiche a fini petroliferi nei mari del Sud Italia. Oltre a comuni cittadini, fra i circa 500 partecipanti vi erano tre presidenti di Regione (Marcello Pittella per la Basilicata, Michele Emiliano per la Puglia e Mario Oliverio per la Calabria), molti sindaci di località costiere e dell’entroterra, ambientalisti appartenenti ad associazioni come Legambiente e Wwf e diversi gruppi di attivisti dei movimenti anti-trivelle. La scarsa affluenza di manifestanti è da attribuirsi non al disinteresse delle popolazioni locali verso il futuro della propria terra, quanto piuttosto al fatto che questa manifestazione, pur organizzata con passione da Rocco Leone, sindaco della cittadina lucana, è parsa a molti come un’occasione di “marketing politico” soprattutto ad uso e consumo dei tre Presidenti intervenuti. Ad essi, i manifestanti di associazioni anti-trivelle come ‘Notriv’, ‘Noscorie’, ‘Ola’ e ‘Mo’ basta’, hanno aspramente contestato di aver tenuto finora un atteggiamento ambiguo rispetto ai diktat del governo centrale e di aver scelto ora di “sfilare” in una manifestazione di piazza, laddove sarebbe stato, e sarebbe ancora, molto più proficuo assumere iniziative giuridico-amministrative volte a contrastare in modo aperto e diretto l’azione del Governo Renzi.

La principale contestazione  mossa a questa manifestazione, già alla sua vigilia, è stata non a caso l’assenza di un chiaro bersaglio contro cui protestare. Non basta, si è sostenuto da più parti, sottolineare il valore ambientale, culturale, turistico del mare, se agli slogan non seguono poi precise e determinate azioni politico-amministrative di contrasto. Proprio sulla base di questo ragionamento hanno ad esempio disertato la manifestazione i Cinque Stelle pugliesi e i Verdi Puglia, pur sensibili alla tematica Notriv. I Presidenti regionali hanno però, ciascuno a suo modo, respinto le accuse. Pittella, accolto con urla e fischi, ha replicato: “Il Mezzogiono non si ferma certo per colpa di 15 persone con il fischietto…noi porteremo a casa il risultato”. Emiliano, anch’egli duramente contestato,  ha detto di aver voluto intervenire alla manifestazione in nome di una tutela del mare “senza se e senza ma” ed ha sottolineato come la Puglia abbia impugnato tutti e sei gli articoli dello “Sblocca Italia”, dopodiché, reagendo piccato al baccano che gli impediva di parlare, ha aggiunto che “quando qualcuno organizza una manifestazione, c’è della gente che parla e gente che ascolta. Non vi è vietato parlare. Capisco che non tutte le organizzazioni politiche sono basate sul principio del rispetto dell’avversario, ma alcune usano la ragione e non la pancia, e noi siamo così. Con la ragione vi travolgeremo perchè siamo stanchi dei fischietti, delle chiacchiere e delle opposizioni senza senso”.

Alle accuse di ostracismo mosse dai politici ad una parte dei manifestanti, hanno replicato sul loro sito gli attivisti del Gruppo Karakteria di Policoro, accusando gli organizzatori della manifestazione di aver negato loro il diritto di parola: “Noi la parola l’avevamo chiesta, tramite mail al Comune di Policoro che ha organizzato la manifestazione, tramite comunicato stampa congiunto dei movimenti e più volte al sindaco Leone, anche salendo sul palco prima che iniziassero a comiziare i governatori e addirittura occupandolo simbolicamente prima che la polizia invitasse i No Triv a scendere. Ma la parola non ce l’hanno data…e da che mondo è mondo, a chi sopprime la libertà di parola, ai fascismi in doppio petto di chi sta stravolgendo la costituzione e ieri ha umiliato persino il canto della Liberazione [il riferimento è al canto Bella Ciao, intonato da Emiliano per reazione alle contestazioni di un gruppo di “Noi con Salvini” – NdR], si risponde sempre con fischi e pernacchie”. 

IL PUNTO DI VISTA DI ROCCO LEONE, SINDACO DI POLICORO

Più pacati i toni di Rocco Leone, sindaco di Policoro e promotore della manifestazione interregionale, organizzata all’indomani della sua decisione di intraprendere uno sciopero della fame per protestare contro la minaccia petrolifera che grava sul futuro del Mar Jonio. Leone ritiene infatti che la manifestazione, al di là dei numeri, abbia raggiunto un importante risultato e cioè quello di aver spinto alti esponenti istituzionali ad assumere in pubblico un impegno verso i cittadini: “Ho condotto questa battaglia – dichiara il primo cittadino – con la coscienza di essere uomo coerente e dimostrare giorno per giorno quello che faccio nella mia vita. L’ho fatto perchè credo che le Istituzioni, la politica debbano recepire quelle che sono le esigenze di un territorio e di una comunità e farle proprie. La difesa del mare e il futuro sviluppo di questi territori sono la battaglia più importante che questa classe politica deve affrontare. Con la presenza di 3 Presidenti di Regione e di tanti sindaci a Policoro, noi abbiamo sentito affermare dal massimo delle istituzioni regionali che il nostro mare non si tocca. Questo è un impegno preciso. Vogliamo sentire anche i parlamentari di queste 3 regioni che cosa dicono. Sono accanto ai loro popoli e quindi sono disposti a difendere i loro territori? “

“Una cosa è certa –  prosegue Leone – che oggi chi ha preso impegni ha imboccato una strada senza ritorno, perchè se si dovesse tradire ancora una volta la fiducia che i Sindaci hanno posto in loro, il popolo insieme a noi li manderà a casa. Il nostro obiettivo è stato raggiunto a pieno perchè a noi interessava far prendere questi impegni pubblicamente e, ripeto, l’ho fatto con la coscienza di essere un uomo libero, al servizio di nessuno se non della mia Città e in quella libertà ho deciso pure di farmi prendere a schiaffi da chi non ha evidentemente solo l’obiettivo della difesa del territorio, ma quello di screditare gli uomini a prescindere…Da uomo che ha la responsabilità dell’Istituzione – conclude il Sindaco – io ho fatto il mio dovere, sia per chi c’era, sia per chi era assente, sia per chi se n’è fregato o per chi si vanta di non essere stato con noi, per chi mi è stato vicino con anche solo un messaggio; io da uomo ho fatto il mio dovere e comunque insieme abbiamo raggiunto il risultato di far prendere l’impegno preciso per una battaglia dalla quale non si può più scappare.

IL GOVERNO CENTRALE: «NESSUNO STOP ALLE RICERCHE PETROLIFERE»

A dare però un sonoro schiaffo a chi nelle regioni del Sud Italia sta in queste ore lottando per un futuro sostenibile della propria terra e del proprio mare, ha provveduto il governo centrale, nella stessa giornata di ieri,  attraverso Federica Guidi, Ministro dello Sviluppo Economico del Governo Renzi. La Ministra, rispondendo ad una interrogazione avanzata dai parlamentari Latronico, Palese ed Occhiuto (PDL), ha infatti confermato la scelta del governo di consentire le prospezioni petrolifere. In particolare sostiene che quella consentita alle multinazionali  “è soltanto l’effettuazione di una indagine sismica tridimensionale…che non prevede la realizzazione di pozzi esplorativi. Nella fase di prospezione non è prevista alcuna installazione di piattaforme che invece potranno, nel caso, essere allocate solo a seguito di riscontri positivi delle prospezioni medesime e comunque previa nuova valutazione di impatto ambientale e ulteriore e diversa autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.” Inoltre la ministra sostiene che le attività saranno effettuate “a significativa distanza dai siti “Rete Natura 2000” presenti lungo la costa…ad oltre 12 miglia nautiche dalla linea di costa e dal perimetro dei siti e di altre aree protette” e non rientrano pertanto “nel perimetro delle aree di divieto della attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare…Il progetto prevede che la società Enel Longanesi Developments proceda  all’acquisizione di un rilievo sismico 3D di circa 350 Km quadrati con tecnica “Air Gun”. Durante questa operazione non verrà realizzata alcuna attività in grado di creare danni agli apparati uditivi dei cetacei presenti nel Mar Jonio e infatti la tecnica di prospezione “Air Gun” non comporta alcun effetto nè sui fondali nè sulla fauna marina…”

Risparmiandovi altri tecnicismi, è forse il caso di far notare come la ministra abbia tralasciato del tutto di considerare l’ampia letteratura scientifica esistente sull’azione distruttiva della tecnica “Air Gun” di cui solo pochi mesi fa sembrava tener conto il governo Renzi al punto da voler bandire questa tecnica inserendone il divieto nel decreto sugli eco reati. Poi un improvviso e misterioso dietrofront e, voilà, lo stop all’Air Gun è stato annullato. Nelle parole della Ministra ritroviamo questa tecnica di ricerca petrolifera ”spogliata” di qualsiasi pericolosità per l’ambiente marino, laddove appena lo scorso marzo settantacinque docenti universitari, oceanografi, biologi ed esperti di vita marina americani hanno inviato una lettera al presidente Obama chiedendogli di impedire che le coste atlantiche vengano sottoposte a ricerche petrolifere, sottolineando appunto gli effetti devastanti dell’Air Gun sulla vita marina. Va inoltre considerato che negli USA le prospezioni contestate verrebbero compiute a cinquanta miglia nautiche dalla riva, cioè a ottanta chilometri, contro le cento miglia attualmente in vigore, mentre in Italia si tenta di far passare il limite delle 12 miglia nautiche come un ”confine” altamente protettivo per le aree costiere.

IL COMUNE DI TREBISACCE SCEGLIE L’AZIONE AMMINISTRATIVA

Mentre dunque la partita è ancora aperta, lungo l’arco jonico c’è chi ha deciso di rimboccarsi le maniche e di agire utilizzando gli strumenti amministrativi messi a disposizione dalla legge. Il riferimento è in particolare al Comune di Trebisacce (Cosenza), che prova ad allontanare la minaccia delle trivelle attraverso un’ordinanza emessa dal sindaco Francesco Mundo in esecuzione della decisione della Giunta e del Consiglio comunale di applicare il principio di precauzione contro i rischi derivanti dalle attività petrolifere. Questa scelta vuole essere un netto segnale di opposizione alle decisioni prese dal Governo con lo “Sblocca Italia”. Una iniziativa che potrebbe presto diventare un modello per tutti i comuni dell’area, come sembrano suggerire segnali analoghi in arrivo anche dal comune di Rossano.

“Premesso che – si legge nell’ordinanza – il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato una serie di procedure di autorizzazione riguardanti indagini esplorative, permessi di ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi in una zona ricadente nel territorio terrestre dell’Alto Ionio cosentino e nel mare Ionio che bagna le sue stesse coste; considerato che l’avvio e la realizzazione di questo tipo di attività comporterebbe un impatto ambientale devastante, danneggiando in modo irreversibile in terra e in mare le risorse paesaggistico-territoriali di tutto il territorio e che, oltre al vulnus per l’ambiente e, di conseguenza, per le potenzialità attrattive del territorio, non sono nemmeno da escludere pericoli per la salute e la sicurezza dei cittadini”

“Valutato – prosegue l’ordinanza – che ben è possibile, ed è anzi doveroso, adottare ordinanze di necessità non solo per rimuovere gravi pericoli che costituiscono una minaccia attuale e contingente, ma anche per prevenire quelli che configurano una minaccia anche solo potenziale (cfr. Consiglio di Stato, sentenza 4227/2013) il principio di precauzione “fa obbligo alle Autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire i rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente”; il comune di Trebisacce ordina con decorrenza immediata e per quanto di competenza, nel proprio territorio e nel bacino Jonico antistante, il divieto e/o la sospensione dell’esecuzione di ogni lavoro installazione di macchine e/o attività presupposta, connessa e consequenziale alla ricerca di idrocarburi solidi e gassosi e collegate alle attività di ispezione e trivellazione”.

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