“Amore Sbarrato”: quando il teatro è riscatto. L’emozionante esperienza di un gruppo di detenuti sul palco del Rendano di Cosenza

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Calabria – Un momento dello spettacolo “Amore sbarrato” portato in scena al Teatro Rendano di Cosenza dai detenuti della Casa Circondariale ‘Sergio Cosmai’

di Grazia Pugliese

‘Non è mai troppo tardi per rinunciare ai nostri pregiudizi.’
Henry David Thoreau

Il sipario si chiude. La moltitudine di applausi non riesce, però, a sovrastare il battito del cuore dei 7 ragazzi che, ancora sul palcoscenico, si tengono per mano. Andrea, Armando, Fabio, Giuseppe, Pietro, Rosario e Salvatore, non attori ma attori per una sera, detenuti della Casa Circondariale ‘Sergio Cosmai’ di Cosenza, si stringono intorno ad Adolfo, commossi e grati per l’esperienza appena conclusa.

“Amore Sbarrato”, atto unico scritto e diretto dall’attore e regista Adolfo Adamo, è stato portato in scena al teatro Rendano il 5 giugno, una data davvero importante per il teatro cosentino che, per la prima volta, ha aperto le porte ai detenuti. Lo spettacolo, prodotto dal Comune di Cosenza con la collaborazione della direzione carceraria, è frutto del laboratorio teatrale che, per tre mesi, è stato condotto all’interno della casa circondariale di via Popilia.

“Portare sette detenuti a confrontarsi con il teatro non è stato semplice, come non lo è stato vincere la loro iniziale diffidenza – ha sottolineato Adolfo Adamo – Eppure, grazie alla forza della parola recitata, i ragazzi sono riusciti a infrangere il loro stato di invisibilità sociale, prendere consapevolezza di sé e del proprio vissuto e raccontare la loro storia sulla scena”.

Una storia che ha inizio con la rievocazione della selva oscura descritta nei primi versi dell’Inferno dantesco, simbolo della condizione iniziale in cui si trovano a vivere i sette protagonisti. Questi compaiono sulla scena intenti a compiere le loro normali attività in uno spazio quasi asettico, mentre risuonano le note di ‘Outro’ degli M83 e, sullo sfondo, si scorge una luna intrappolata da sbarre rosso sangue. Un velo di malinconia domina su tutti i loro volti.

Questa è la scena che si trova davanti Adolfo nel momento in cui entra in carcere per incontrare i detenuti e proporre loro il laboratorio teatrale. L’iniziale diffidenza pian piano si sgretola a suon di ironiche battute, sfotto’ in dialetto cosentino e fragorose risate. La cruda indifferenza verso il ‘professore’ si trasforma ben presto in curiosità, voglia di fare e di sperimentare. Ecco allora che la magia del teatro può trasformare la realtà dei sette protagonisti che, abbandonati i panni dei detenuti, possono immaginare di varcare le soglie dei più importanti teatri italiani, portando sulla scena la loro stessa avventura: ‘Amore Sbarrato’.

Andrea, Armando, Fabio, Giuseppe, Pietro, Rosario e Salvatore, attraverso la magia del palcoscenico, riescono a mettere a nudo i propri pensieri, sentimenti ed emozioni. Portando in scena loro stessi possono vedersi per la prima volta, come davanti a uno specchio. I sette protagonisti si raccontano e vengono poi raccontati dallo stesso Adolfo che, durante un suggestivo scambio di ruoli, vestirà i loro panni: “Anche uno come me conosce i sentimenti, anche uno come me conosce l’amore… e può e deve parlare sia di sentimenti che di amore… Solo che il mio al momento è un ‘amore sbarrato’”.

Tutte le cose belle finiscono. Il tempo per recitare si è concluso. I sette protagonisti tornano nei loro abiti da detenuti, ma l’atmosfera non è più quella cupa dell’inizio. Sui loro visi ora vi è il sorriso: certo, il gioco è finito, ma nessuno ha perso, hanno vinto tutti. La redenzione si è compiuta. Subito dopo le emozionanti note di ‘Hey You’ dei Pink Floyd, Adolfo legge l’ultimo canto del Paradiso dantesco, il sigillo ideale al cammino dei protagonisti.

Ora è il momento degli applausi e della commozione. L’emozione è palpabile. Si ha come l’impressione di sentire ancora risuonare le note delle musiche che, insieme alle suggestive installazioni visive elaborate e realizzate dal visual artist Luigi Mazzei, hanno scandito ogni cambio di scena. Ma vi è anche un altro sentimento dominante: l’incredulità. Lo stupore è grande davanti alla profonda sensibilità, ironia e determinazione dimostrata dai sette detenuti.

Lasciando il teatro ancora con gli occhi lucidi ci siamo sentiti tutti un po’ più leggeri. Sì, leggeri. Perchè ci siamo lasciati alle spalle il peso dei luoghi comuni e dei pregiudizi. Ora ne siamo certi: l’amore non può e non deve essere sbarrato; appartiene a tutti e tutti possono esprimerlo. Tutti possono riscattarsi.

 

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