A Seminara il Museo delle Ceramiche di Calabria

Giuseppe Ferraro, vaso a pesce, ceramica di Seminara (RC) - Comune di Seminara

Giuseppe Ferraro, Vaso in forma di pesce, ceramica di Seminara (RC) – Comune di Seminara

In esposizione oltre 500 pezzi provenienti da venti importanti centri di produzione della regione, la prima in Italia ad aver conosciuto l’introduzione e l’uso del tornio da vasaio

di Redazione FdS

Un museo dedicato all’arte ceramica della Calabria, dove la tradizione è antica di millenni, ha trovato sede in uno dei centri più importanti della regione per questo tipo di produzione: si tratta di Seminara, piccolo borgo in provincia di Reggio Calabria in cui intere famiglie di artigiani producono una delle ceramiche più bizzarre, colorate e fantasiose del Sud Italia, celebre per aver sedotto anche il poliedrico genio di Picasso. L’inaugurazione del Museo delle Ceramiche di Calabria ha avuto luogo lo scorso 3 Agosto alle 18.00, con un incontro presso la Sala consiliare del Comune, con l’intervento di Mario Panarello, presidente del Centro Studi Esperide, Carmelo Antonio Arfuso, Sindaco di Seminara, Domenico Pisani, ex direttore del Museo Civico di Rende, e Monica De Marco, responsabile dell’allestimento di questo nuovo museo. L’atto di fondazione del Museo risale al 2011 grazie a un accordo intercorso fra il Comune di Seminara e il Centro Studi Esperide, ma l’allestimento è stato finalmente portato a termine solo tra il 2018 e il 2019.
 

Dpmenico Ditto, Demone apotropaico, ceramica di Seminara (RC) - Comune di Seminara

Domenico Ditto, Demone apotropaico, ceramica di Seminara (RC) – Comune di Seminara

Il Museo è nato per documentare le produzioni ceramiche regionali, molte delle quali oggi estinte, e si è avvalso, laddove ancora possibile, anche delle testimonianze degli artigiani ormai non più attivi. L’esposizione permanente comprende una collezione di oltre 500 opere afferenti a 22 centri di produzione, e prevede la presentazione al pubblico anche di una ricca documentazione fotografica e audiovisiva. Il percorso museale, che si articola in tre sale, ha come obiettivo quello di tracciare un quadro dei principali contesti produttivi della ceramica regionale, identificati come tali per durata del fenomeno e quantità di artefici e manufatti, ma anche, e soprattutto, per i caratteri specifici che conferiscono una precisa fisionomia alla tradizione figulina di una determinata area.
 

Giuseppe Ferraro, Cesto di frutta, ceramica di Seminara (RC) - Comune di Seminara

Giuseppe Ferraro, Cesto di frutta, ceramica di Seminara (RC) – Comune di Seminara

Martin Almagro, studioso di culture materiali primitive, sosteneva che “più che le case in cui l’uomo abita, più che le armi con cui combatte, più che qualsiasi altro utensile o gioiello, la ceramica ha uno stretto legame con la collettività che la crea e l’adopera, riflette anzi la sua personalità molto più fedelmente di qualsiasi espressione materiale della cultura di un popolo”, evidenziando il ruolo che i “documenti” di terra plasmata, foggiata e cotta dall’uomo in ogni parte del globo ricoprono quali fonti primarie della storia e della cultura delle civiltà che li hanno prodotti. E in effetti la ceramica si colloca tra le produzioni più significative, nell’ambito della cultura materiale, perché in essa è possibile rinvenire diverse funzioni, da quella d’uso all’estetica, dalla simbolica alla documentaria, e a numerose altre.
 

Vincenzo Ferraro, Riccio, ceramica di Seminara (RC) - Comune di Seminara

Vincenzo Ferraro, Riccio, ceramica di Seminara (RC) – Comune di Seminara

A tal proposito, nel suo libro dedicato all’argomento, “Terra, acqua, mani, fuoco. Ceramica popolare in Calabria” (Rubbettino editore), l’antropologo calabrese Ottavio Cavalcanti fa notare le analogie strutturali tra vaso e corpo umano, se si tiene presente che il nome Adamo deriva etimologicamente da “adamah”, argilla, la materia utilizzata per plasmarlo, e che la prima coppa, come ritenevano i greci, era stata modellata sul seno della prima donna. Insomma ci troviamo di fronte a un’arte che accompagna l’uomo fin dagli albori della sua storia, e da questo punto di vista la Calabria suscita particolare interesse, essendo – come sosteneva l’archeologo Renato Peroni“la prima regione della penisola in cui furono introdotti l’uso del tornio da vasaio, la cottura in forni ad alta temperatura di vasi di argilla depurata con decorazione dipinta…”.
 

Antonio Ditto, ceramiche Seminara

Ceramiche di Antonio Ditto, Seminara (RC)

Antonio Ditto, ceramiche Seminara

Ceramiche di Antonio Ditto, Seminara (RC)

Antonio Ditto, ceramiche Seminara

Ceramiche di Antonio Ditto, Seminara (RC)

Antonio Ditto, ceramiche Seminara

Ceramiche di Antonio Ditto, Seminara (RC)

Antonio Ditto, ceramiche Seminara

Ceramiche di Antonio Ditto, Seminara (RC)

 
Il carattere dei manufatti ceramici, quali veicolo di un complesso di elementi frutto di stratificazione e sedimentazione storica che consente di penetrare le più profonde radici culturali di un popolo, non è venuto meno col trascorrere del tempo, almeno nelle produzioni artigianali d’impianto tradizionale. In tali casi l’apporto creativo del singolo artigiano viene sistematicamente riassorbito in un flusso plurisecolare che basa la propria identità su un sistema di codici – tecnologici, materici, linguistici, simbolici – trasmessi di generazione in generazione e che anche quando si evolvono e si arricchiscono di elementi nuovi continuano a fluire nel solco della tradizione conservando precisi caratteri di riconoscibilità che riflettono peraltro un profondo legame col territorio e con l’immaginario della collettività.
 
Paolo e Rocco Condurso, Seminara

Paolo Condurso, anfora in ceramica di Seminara (RC)

Paolo e Rocco Condurso, Seminara

Rocco Condurso, vaso antropomorfo in ceramica di Seminara (RC)

 
Da questo punto di vista la Calabria si colloca fra le aree italiane che nell’ultimo secolo ha mantenuto un tenace attaccamento ad usanze e pratiche che altrove la civiltà occidentale ha “superato” da secoli. Grazie a ciò, alcuni contesti produttivi dai caratteri “ancestrali” si sono conservati fino ai nostri giorni, richiamando da un lato l’attenzione degli studiosi di etnografia e di etnoarcheologia e imponendosi dall’altro nelle loro valenze di risorsa culturale anche per le comunità locali, che, si spera, possano sempre più sviluppare la consapevolezza di detenere un patrimonio immateriale di inestimabile valore. Un patrimonio nel quale è possibile individuare le stratificazioni culturali attraverso le quali ha preso forma: pensiamo ad es. alla ceramica di Horezu, tra le espressioni più rappresentative della cultura rumena, inclusa nel 2012 nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO; ebbene si tratta di una produzione che rivisita tipologie e repertori decorativi medievali che dai Balcani si diffusero largamente anche nell’Italia meridionale e particolarmente in Calabria attraverso quelle che gli archeologi chiamano invetriate policrome.
 
Vicenzo Ferraro, ceramiche di Seminara

Ceramiche di Vicenzo Ferraro, Seminara (RC)

Vicenzo Ferraro, ceramiche di Seminara

Ceramiche di Vicenzo Ferraro, Seminara (RC)

 
A tal proposito, proprio a Seminara i ceramisti locali portano ancora avanti la tecnica di origini bizantine dell’ingobbio sotto vetrina e conservano miracolosamente attive antiche fornaci a nocciolo di ulivo. Una ceramica dunque dall’aura veramente antica, sebbene da oltre un secolo abbia varcato i confini regionali partecipando a importanti esposizioni nazionali e internazionali, ovunque trionfando per il suo schietto sapore popolaresco e per i profondi significati simbolici sottesi ai tipici soggetti interpretati dai ceramisti: la maschera apotropaica, mostruosa ed eretica o ispirata a eleganti prototipi classici, ma sempre diretta a preservare la dimora dagli influssi malefici; il riccio, che pur irto di aculei si configura quale simbolo di fecondità; il pesce, che rinvia da un lato alla tradizione cristiana e dall’altro a quella marinara; e poi fiasche antropomorfe, boccali a segreto, calabriselle e babbaluti, sirene e tutto ciò che la fervida fantasia del ceramista di volta in volta suggerisce alle mani e al cuore.

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