A Selinunte si ricostruisce il paesaggio agrario dell’800. Caruso: «Coltiveremo grani antichi e legumi locali»

Paesaggio agreste nei dintorni del Parco Archeologico di Selinunte - Ph. Massimo Frasson | ccby-sa2.0

Paesaggio agreste nei dintorni del Parco Archeologico di Selinunte, Castelvetrano (Trapani) – Ph. Massimo Frasson | ccby-sa2.0

di Redazione FdS

Siamo nel parco archeologico più grande d’Europa, quello di Selinunte (Trapani), l’antica polis fondata sulla costa sud-occidentale della Sicilia nel VII sec. a.C. dai coloni greci di Megara Hyblea e distrutta nel V sec. a.C. dai Cartaginesi. Il legame con la natura e col paesaggio circostante è evidente fin dalle sue monete più antiche, quelle recanti sul recto la foglia di σέλινον (sélinon), il sedano che cresceva spontaneo e abbondante lungo i fiumi che scorrevano nei pressi della città. E se questa, come altre piante endemiche del luogo, si offrono all’attenzione degli studiosi di botanica quali relitti viventi dell’originario manto verde visto dai greci al loro arrivo, c’è un altro paesaggio, quello agrario ottocentesco, sicuramente ammirato dai viaggiatori colti del Grand Tour e oggi tornato in auge nei progetti del Parco Archeologico oltre che per le sue valenze estetiche, soprattutto per i possibili risvolti economici, utili a finanziare molti di quegli stessi progetti.
 

Tempio di Hera, Selinunte - Ph. Eduardo Mineo | ccby2.0

Tempio di Hera, VI sec. a.C., Selinunte – Ph. Eduardo Mineo | ccby2.0

 
Come ha spiegato Enrico Caruso, Direttore del Parco Archeologico, è partito il progetto di ricostruzione del paesaggio agrario dell’Ottocento, con l’avvio, nei confini dei 270 ettari del Parco, di coltivazioni nelle aree vocate ai grani antichi e ai legumi locali come il cece e la lenticchia: “i prodotti che ricaveremo saranno poi venduti con il logo del Parco e il ricavato delle vendite andrà a finanziare i progetti di valorizzazione del Parco stesso.” 
 
Scorcio di paesaggio selinuntino dal colonnato del Tempio di Hera - Ph. Mingo Hagen | ccby2.0

Scorcio di paesaggio selinuntino dal colonnato del Tempio di Hera – Ph. Mingo Hagen | ccby2.0

 
In un luogo che fin dalla preistoria ha conosciuto un continuo susseguirsi di popoli e culture, l’antropizzazione ha fortemente condizionato il paesaggio naturale, per cui piante spontanee e colture agricole qui convivono da sempre ed è interessante definirne i confini rispettivi, obiettivo che ormai la botanica e la ricerca condotta dagli esperti riescono a conseguire con risultati sorprendenti.
 
Tempio di Hera, VI sec. a.C., Selinunte (Trapani) - Ph. Dennis Jarvis | ccby-sa2.0

Tempio di Hera, VI sec. a.C., Selinunte (Trapani) – Ph. Dennis Jarvis | ccby-sa2.0

 
Non è quindi un caso che proprio nel Parco Archeologico di Selinunte, dal 28 al 30 giugno prossimi, si terrà il meeting mondiale sulla botanica “Botany at the intersection of Nature, Culture, Art and Science” che vedrà arrivare personalità delle università di Italia, Argentina, Marocco, Canada, Spagna, Francia, Inghilterra, Turchia, Grecia, Bulgaria, Stati Uniti, Svizzera, Germania, Slovacchia, Austria, Georgia. Nel corso del convegno saranno presentati, fra l’altro, i risultati delle ricerche condotte sulle piante esistenti all’interno del Parco Archeologico. L’evento sarà preceduto, dal 21 al 23 giugno, dal Meeting Internazionale di Architettura, “Architects meet in Selinunte”, che vedrà tra gli altri, la presenza degli architetti catalani Rafael Alanda, Carme Pigem e Ramon Vilalta, vincitori di Pritzker 2017, si soffermerà molto sul tema del paesaggio e potrà trovare a Selinunte ispirazione per l’integrazione tra paesaggio storico e architettura moderna di qualità. Intanto per luglio si aspetta già la prima mietitura di grano antico.

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Cave di Cusa, colonne in lavorazione destinate a Selinunte, Campobello di Mazara (Trapani) - Ph. Bjs | | ccby-sa2.5

Cave di Cusa, colonne in lavorazione destinate a Selinunte, Campobello di Mazara (Trapani) – Ph. Bjs | | ccby-sa2.5

 

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