di Kasia Burney Gargiulo
Parve quasi che un titano o un demone infero avesse squarciato il monte alle loro spalle quando un tremito, accompagnato da spaventoso boato, irruppe a scuotere la villa fin dalle fondamenta. Posides tentò invano di placare gli animi dei suoi ospiti, il cui volto terreo aveva lo stesso colore della calcina che a tratti veniva giù dal soffitto del tablinum col rumore della grandine. Presi dal terrore, abbandonarono di corsa la casa. Le onde del mare fustigavano con violenza la riva ma presso la roccia che a sud chiude la baia riuscirono a trovare un estremo riparo mentre il superbo edificio, regno di ozi dorati, scompariva sotto il peso della cenere e del fango incandescente…
E’ verosimilmente questa la scena che un ipotetico testimone avrebbe potuto riportare dell’immane eruzione del Vesuvio che 1939 anni fa, nel 79 d.C., sconvolse Pompei ed Ercolano facendo sentire i suoi effetti devastanti fin sulla Costiera Amalfitana, precisamente dove oggi sorge lo splendido borgo costiero di Positano (Salerno). E’ là infatti che sorgeva la villa del nostro racconto, forse davvero – o forse no – appartenuta a quel Posides Claudi Caesaris, ricco liberto dell’Imperatore Claudio dal cui nome si vuole derivi quello di Positano. Un tipo di edificio finora di raro riscontro in Costiera Amalfitana ma pienamente in linea con la moda diffusasi presso l’élite romana, soprattutto a partire dal II sec. a.C., di scegliere la costa campana come sede di lussuose abitazioni destinate al tempo libero (otium) vissuto all’insegna dell’armonia e della bellezza. Il 18 luglio parte di ciò che resta di quella magnifica residenza, costruita alla fine del I sec. a.C., torna ad essere visibile (i primi a poterla visitare sono i residenti, mentre dal 1° agosto partirà l’apertura per tutti) dopo oltre dieci anni di lavori, fra scavi e restauri, che hanno interessato il sottosuolo della Chiesa di S. Maria Assunta.
In quel luogo, a pochi metri dal mare, già dal XVIII secolo erano stati individuati i resti di una lussuosissima domus, come testimonia un rapporto stilato il 23 aprile 1758 da Carlo Weber, addetto agli scavi di Pompei, Ercolano e Stabia all’epoca di Carlo III di Borbone. A lungo se ne perse la memoria finché negli anni ’20 del Novecento un macellaio, effettuando dei lavori nella parte retrostante la sua bottega attigua alla piazzetta Regina Giovanna, nel Vallone di Fiume, ai piedi della scala della chiesa, si imbatté nuovamente nei resti della villa romana. Ma bisognò arrivare al 2003 perchè alla ennesima riscoperta – avvenuta durante lavori di scavo archeologico nell’ambito del progetto di restauro e riutilizzo delle cripte sottostanti la chiesa – si decidesse finalmente di affrontare in modo sistematico e scientifico lo scavo e lo studio della villa, avvenuti sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di Salerno, Avellino e Benevento.

Scorcio di Positano. In primo piano la chiesa di S. Maria Assunta sotto la quale si trovano i resti della villa romana
L’ambiente della domus romana ad oggi scavato si trova a circa 10 metri sotto il livello stradale, un tragitto nel ventre della terra che è un viaggio a ritroso nei millenni verso una stanza affrescata d’una bellezza mozzafiato. Le pareti del triclinio, alte ben cinque metri, si mostrano infatti coperte da raffinatissime immagini ricche di colori che denunciano tutto lo sfarzo di una residenza che dovette essere talmente vasta da occupare, da mezza costa fino al mare, gran parte dell’attuale centro di Positano: architetture trompe-l’oeil, festoni floreali, immagini mitologiche di tritoni, eroti, ippocampi, grifoni, pegasi alati e chimere, o altre, più naturalistiche, di pavoni, colombe, delfini, cerbiatti, nature morte e anche un paesaggio raffigurante la baia circondata da edifici porticati e da scogli. Il tutto sullo sfondo di campiture in blu egizio, rosso e ocra.

Restauratori all’opera nella villa romana di Positano, I sec. a.C.-I sec. d.C. – Image by Coobec
Gli affreschi sono nel cosiddetto IV stile (I sec. d.C.), arricchito però dalla inconsueta presenza di stucchi dipinti che, secondo gli archeologi, fanno pensare all’impiego di maestranze particolarmente qualificate diverse da quelle abitualmente operanti nell’area pompeiana. Non mancano reperti che facevano parte della struttura e degli arredi, come colonne lavorate, vasi in bronzo, vasellame ceramico riccamente decorato o i resti di un armadio in legno, materiale che troverà posto nel neo-istituito MAR (Museo Archeologico Romano). La villa, completamente sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 e oggi, almeno in parte, tornata agli antichi splendori, era stata sontuosamente restaurata dopo i danni subiti a causa del sisma del 62 d. C. Un destino che la accomuna a molte delle residenze pompeiane sepolte dall’eruzione del Vesuvio.

Veduta di Positano al crepuscolo – Ph. Cameron Photo | ccby-nd2.0
L’inaugurazione avrà luogo con l’evento intitolato “L’incanto della Villa romana di Positano”, presentato l’altro ieri a Palazzo “Ruggi D’Aragona” sede della Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno, alla presenza della Soprintendente Francesca Casule, del sindaco Michele De Lucia, dell’archeologa Silvia Pacifico e del direttore dei lavori Diego Guarino, i quali hanno raccontato il percorso che ha portato ad un grande risultato ottenuto grazie all’utilizzo ottimale dei fondi Fesr messi a disposizione dalla Regione Campania e alla collaborazione fra Soprintendenza, Comune e Curia vescovile di Amalfi da cui dipende la chiesa di Santa Maria Assunta dalla cui cripta medievale è partito lo scavo archeologico. Percorrendo un tragitto aereo, fatto di passerelle e scale in vetro e acciaio, i visitatori potranno ammirare un contesto straordinario “perché conserva ancora la feschezza del momento in cui la sua storia si è interrotta” – ha detto la Soprintendente Casule. Agli ambienti della villa, pavimentati in mosaico, si accederà a gruppi di dieci persone alla volta per una permanenza massima di mezz’ora, e lo si farà passando attraverso l’ipogeo medievale con i suoi 65 sedili funebri destinati all’essiccazione dei cadaveri, in una stratificazione architettonica messa in evidenza dalla struttura trasparente del percorso.
Intanto è stata annunciata dal sindaco De Lucia anche una prossima ripresa degli scavi che punta a riportare alla luce altri 100 mq della villa, in un processo di progressiva definizione dello spazio da essa occupato in origine.
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