Valorizzare il territorio con l’escursionismo botanico: è la proposta di due associazioni calabresi

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Calabria - Varietà botaniche primaverili nel Parco Nazionale del Pollino - Ph. © Stefano Contin

Calabria, varietà botaniche primaverili – Ph. © Stefano Contin

di Redazione FdS

Valorizzare il territorio attraverso attività alternative a quelle del turismo tradizionale e, soprattutto, promuovere la conoscenza come baluardo contro il degrado del territorio: è stato questo l’oggetto rilevante dell’incontro che lo scorso 14 Maggio si è tenuto presso il Museo delle Arti Contadine di Pietrarotta, Guardavalle (Catanzaro). Per la precisione si è parlato di “Escursionismo Botanico e Valorizzazione del Territorio – Ipotesi di lavoro e sinergie possibili” nel corso dell’evento che, organizzato dall’Associazione Punta Stilo e dalla Cooperativa Un orto in ogni Cuore, ha visto la partecipazione di figure istituzionali come il sindaco del centro ionico Pino Ussia e diversi suoi assessori, oltre che di vari rappresentanti delle due associazioni promotrici.

A introdurre il dibattito è stato Francesco Quaranta, agronomo e presidente dell’Associazione Punta Stilo, con un intervento sul tema “Turismo, territorio e servizi connessi”. “L’associazione Punta Stilo – ha ricordato Quaranta – è impegnata nella valorizzazione e promozione del territorio, ritenendo cruciale il legame tra promozione dei prodotti locali di qualità e promozione e fruizione del territorio giacché i prodotti locali, in assenza di uno stretto legame con il territorio, risultano poco competitivi rispetto alle analoghe produzioni nazionali ed internazionali. L’unicità delle condizioni climatiche e la diversità di ambienti consente produzioni di alta qualità, ma questo non sembra essere sufficiente. Per questo è importante far conoscere il territorio, tanto ai visitatori quanto agli stessi calabresi. Questo percorso richiede un lavoro di valorizzazione e creazione di servizi che permettano di viverlo, che accompagni le persone a conoscere le tante sfaccettature del nostro patrimonio storico e ambientale.

“L’incontro con i colleghi della cooperativa Un orto in ogni cuore – ha sottolineato Quaranta –  vista l’affinità di vedute con l’Associazione Punta Stilo, ha promosso l’attivazione di una serie di servizi ambientali, tra cui quello presentato in questo incontro, relativo alla realizzazione di percorsi botanici, ovvero l’organizzazione di una serie di escursioni in occasione delle quali turisti, famiglie, scolaresche vengono accompagnati alla scoperta del ricchissimo patrimonio floristico autoctono dei nostri luoghi, spesso a poche centinaia di metri da casa nostra. Occorre conoscere per apprezzare e amare e quindi la divulgazione diventa imprescindibile. I calabresi devono essere più orgogliosi della Calabria e conoscerla meglio. Solo così si può invertire una triste storia fatta di scempi ambientali, abbandoni, incuria e, conseguentemente, emigrazione. La consapevolezza come antidoto al degrado e come leva di riscatto sociale, culturale ed economico.”

Calabria - Varietà botaniche primaverili nel Parco Nazionale del Pollino -  Ph. © Stefano Contin

Calabria, varietà botaniche primaverili – Ph. © Stefano Contin

Ha fatto seguito l’intervento di Piero Caprari, ingegnere e Presidente della Cooperativa Un Orto in ogni Cuore, dal titolo “Il contributo di un libro alla valorizzazione di un territorio”: punto di partenza, gli sconfortanti dati socio-economici che caratterizzano la realtà calabrese, in particolare quelli relativi al settore turistico, che dovrebbe invece rappresentare la principale vocazione di questa terra. “Per tutti coloro che non intendono rassegnarsi a vivere questa situazione di arretratezza come destino, – ha detto Caprari – si pone la necessità di cominciare a chiedersi con urgenza come vincere una sfida che è rappresentata dalla capacità di rendere questa terra attrattiva, proponendo suggestioni uniche che non si trovano in altre realtà. Il patrimonio naturalistico della Calabria può sicuramente essere una risposta vincente a questa sfida a patto però che si utilizzino strumenti efficaci ed innovativi in grado di sviluppare e capitalizzare al meglio tutte le potenzialità di tale patrimonio evidenziandone i suoi valori di bellezza, di armonia e di capacità di fare recuperare equilibrio e dimensione umana alle nostre esistenze sempre più frenetiche e sempre meno felici.

“A tale proposito, – suggerisce il relatore – il libro di Giuseppe Caruso, “Andar per piante tra terra e mare, escursioni botaniche sulle coste della Calabria” (Koeltz Scientific Books) – fornisce una dimostrazione di come sia possibile, coniugando la conoscenza ed il rigore scientifico con la passione civile, fornire gli strumenti per la valorizzazione concreta del territorio in cui si vive e si opera. Attraverso un poderoso e splendido repertorio fotografico delle aree costiere della Calabria, ricche di variegati e rari ecosistemi e di numerose piante endemiche spontanee, Caruso realizza una straordinaria ed originale operazione culturale, fornendo le motivazioni necessarie per il recupero del senso di appartenenza a questa terra bellissima e dell’orgoglio di riaffermare i migliori caratteri identitari delle comunità locali. Un recupero che si attua attraverso la conoscenza e la consapevolezza dello stato attuale delle coste, che si acquisisce percorrendo con lo sguardo e con l’emozione di continue scoperte, le immagini ed i testi delle 25 schede escursionistiche contenute nel libro.”

Un recupero che – conclude Caprari –  è possibile solo se si porranno in atto azioni mirate alla conservazione delle condizioni di naturalità residue ed alla loro fruizione rispettosa e sostenibile. Fruizione che dovrà tener conto della vulnerabilità ecologica intrinseca di molti siti costieri dovuta alle ridotte dimensioni che comprimono la biodiversità, alla frammentazione, alla pressione antropica e perfino ai rimboschimenti litoranei che, utilizzando specie arboree esotiche, danno vita a fenomeni di inquinamento biologico, ad una sorta di ecomostri vegetali. È dunque ancora e sempre l’uomo, ciascuno di noi, a decidere da che parte stare e a farsi carico o meno del messaggio che Giuseppe Caruso ci consegna con il suo libro e che ci mostra una natura che parla all’uomo, alla politica ma soprattutto alle nuove generazioni ricordandoci che, se è vero come è vero che l’uomo è natura, difendendo il patrimonio naturalistico esistente e ponendo in atto processi di rinaturazione, sarà possibile prospettare una società in grado di generare un reale progresso culturale e sociale ed una valorizzazione, anche economica, del territorio.

Calabria - Flora selvatica nel Parco Nazionale del Pollino – Ph. © Stefano Contin

Calabria, flora selvatica – Ph. © Stefano Contin

L’intervento di Giuseppe Tallarico, agronomo e esperto di permacoltura, su temi di grande attualità come “Integrazione tra Agricoltura sostenibile, Flora locale e Turismo responsabile” parte dalla considerazione che i vitigni autoctoni di Guardavalle sono stati diffusi in diversi contesti territoriali per finalità produttive, come avvenuto anche col lavoro del prof. Orlando Sculli che, nella Locride, da molti anni ha recuperato antichissimi vitigni, alcuni dei quali sono oggi coltivati nel Podere Forte in provincia di Siena, il cui proprietario, Pasquale Forte, si è dato l’ambizioso obiettivo di produrre il miglior vino del mondo. Ebbene l’obiettivo che sta perseguendo sarà realizzato con l’uso del patrimonio genetico viticolo calabrese e con l’impiego dei metodi dell’agricoltura biodinamica e della permacultura. Forte – ha continuato Tallarico – sta sviluppando attività produttive assieme ad altre turistico-culturali, cercando di intercettare quella domanda in crescita di quanti, nei 5 continenti, intendono condurre una vita salubre anche attraverso il ripristino del rapporto con la natura e la terra.

Per soddisfare questa esigenza, intorno agli anni ’70 fu sviluppata una disciplina, la permacultura, che propone lo sviluppo di aziende modello, indipendenti dal mercato e dai finanziamenti pubblici, produttive sia in termini qualitativi che quantitativi, grazie all’impiego di metodi progettuali e di tecniche agronomiche esclusivamente naturali. Il ciclo chiuso al quale i sistemi permaculturali tendono consente anche di ridurre i costi produttivi perché, da una parte i mezzi tecnici necessari alle coltivazioni ed agli allevamenti vengono prodotti all’interno dell’azienda stessa, dall’altra parte in quanto tali modelli portano alla stabilità ecologica, con conseguenti minori esigenze di input dall’esterno. L’integrazione tra sistemi progettuali permaculturali, tecniche agronomiche naturali e uso di piante autoctone migliora enormemente l’ecologia dei sistemi in quanto piante evolutesi in milioni di anni in un determinato territorio hanno ridotte esigenze e maggiori capacità di resistere agli shock climatici ed a quelli determinati da eventuali parassiti o altri agenti di danno.

La chiave della permacultura – ha spiegato Tallarico – è la permanenza delle produzioni e la stabilità ecologica raggiungibile attraverso l’imitazione della natura. L’ecosistema bosco, ad esempio, fornisce biomassa continuamente sebbene non venga realizzato alcun intervento, grazie alla lettiera, le foglie che si depositano a terra, proteggendo il suolo dall’erosione, dalla perdita di umidità e nutrienti. In agricoltura l’imitazione consiste nella pacciamatura, la copertura del suolo con materiale organico quale paglia e lana. Un altro esempio è dato dall’humus che nel bosco si sviluppa subito sotto la lettiera, arricchendo il terreno e nutrendone la flora microbica con conseguente innesco di processi di auto-fertilità che consentono di eliminare gli interventi di fertilizzazione esterni al bosco. Tale produzione di humus può essere realizzata nelle fattorie mediante la tecnica del compostaggio che consente di trasformare i rifiuti in risorsa, contribuendo a raggiungere la stabilità degli agro-ecosistemi e migliorando anche le condizioni ambientali esterne all’azienda. Oltre agli evidenti vantaggi produttivi, tali modelli rispondendo all’interesse culturale e formativo citato sopra consentono alle aziende di diversificare il loro reddito grazie all’erogazione, nel loro interno, di percorsi culturali e formativi applicativi che intercettano le esigenze di tutti coloro che vogliono imparare facendo, per replicare tali modelli agroecologici nelle loro proprietà.

Fioritura di crochi in Calabria - Ph. © Stefano Contin

Fioritura di crochi in Calabria – Ph. © Stefano Contin

Giulia Montepaone, diplomanda dell’Istituto Tecnico Agrario “V. Emanuele II” di Catanzaro, ha quindi presentato “Alcune proposte di Escursioni Botaniche nel Medio Ionio Catanzarese”. A dispetto della sua giovanissima età già socia della cooperativa “Un orto in ogni cuore”, ha trattato in modo sintetico, ma avvalendosi di un ricco ed accattivante corredo iconografico e cartografico, le emergenze naturalistiche presenti nel Medio Ionio Catanzarese e le sottoutilizzate potenzialità ecoturistiche dello stesso territorio. Nella seconda parte del suo intervento si è soffermata analiticamente sulle proposte di escursioni botaniche formulate, per le aree di S. Caterina e Guardavalle, dal gruppo di lavoro di cui fa parte e facente capo, per la parte naturalistica, al noto botanico catanzarese Giuseppe Caruso, autore del volume prima citato adottato dal prestigioso Progetto Gutenberg (la presentazione ufficiale del libro è prevista nell’aula magna del Liceo Galluppi di Catanzaro il prossimo 23 Maggio 2016 alle ore 15,00) e relativo proprio al tema dell’escursionismo botanico sulle coste della Calabria.

La stagione turistica ormai alle porte vedrà pertanto l’originale e stimolante possibilità, per residenti e turisti che trascorreranno le vacanze in questo territorio, di usufruire, ad un costo assolutamente accessibile, di un servizio di guida botanica professionale che consentirà di visitare alcuni dei siti naturalistici più interessanti dell’area costiera medio ionica apprendendo, direttamente sul campo, informazioni riguardanti ovviamente la flora autoctona, ma anche la geologia, la geodinamica dei sistemi costieri e l’ecologia dei luoghi visitati. La brillante relatrice ha assicurato che non mancheranno neanche informazioni sui possibili usi di gran parte delle specie osservate. Tra i siti menzionati per effettuare le escursioni, luoghi dall’indubbio fascino paesaggistico come le Dune di Borgorosso (SIC e geosito), i Calanchi di S. Caterina (geosito), i Calanchi di Sicì (geosito).

Ha chiuso gli interventi il prof. Giuseppe Caruso, esperto di botanica ambientale ed applicata, sul tema centrale dell’incontro, ossia “Escursionismo botanico: un’opportunità da integrare nell’offerta culturale-turistica del territorio”. Caruso ha offerto uno spaccato a scala regionale dell’incredibile potenziale ecoturistico del territorio calabrese. Ha quindi delineato le differenti tipologie di turismo naturalistico, sottolineando come quello squisitamente scientifico-divulgativo sia ancora praticamente sconosciuto in Calabria.

Nell’evidenziare l’importanza di fare squadra dal basso per caratterizzare e «vendere» un territorio nel suo complesso, Caruso ha poi brevemente intrattenuto l’attento pubblico, prendendo spunto dal suo ultimo libro che oggettivamente offre nuove ed originali prospettive su aspetti paesaggistici e naturalistici finora assolutamente negletti.  Sono emersi concetti chiave come come “attribuire valore”, “scoprire in natura elementi identitari”, “contribuire alla consapevolezza collettiva”: esattamente gli strumenti di cui hanno bisogno le persone per impegnarsi e cambiare la realtà. Dopo aver toccato corde sorprendentemente profonde, ma non per questo meno sensibili, il professore-botanico ha ricondotto il suo intervento ad aspetti più squisitamente tecnici, relativi ai possibili scenari di sinergie con l’Associazione Punta Stilo nei settori dello studio ambientale di base (flora, vegetazione), del restauro ambientale, della permacultura, degli insediamenti sostenibili e della formazione. Una possibile progettualità comune che anche Francesco Quaranta ha voluto rimarcare alla luce delle tante professionalità e sensibilità mostratesi disposte a collaborare.

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