Un suggestivo “ritratto” di Cosenza, dalla penna di Cesare Malpica

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Il_fiume_Crati

Scorcio di Cosenza – Ph. JesseniaLicense

di Redazione FdS

Il nostro “Viaggio al Sud”, attraverso le testimonianze di viaggiatori di ogni epoca, ci porta a Cosenza, una delle città più antiche ed importanti della Calabria. A parlarcene è lo scrittore, storico e giornalista campano Cesare Malpica (1801-1848), noto soprattutto per i suoi reportage di viaggio. Il brano che vi presentiamo è tratto dal volume “Dal Sebeto al Faro: impressioni di una viaggio nelle Calabrie” pubblicato nel 1845*.

“Ecco Cosenza. Biancheggiante, tutta irradiata dal sole, siede regina del Vallo, signora dei Casali che da lei dipendono. È priva di alti campanili perché glielo vietano i frequenti terremoti. Ma fa bella mostra di sé come quella che, posta dove il Vallo finisce, par che sia qual porto in cui tutte le ricchezze della provincia hanno ricovero, smercio e splendore. Non so come avvenga, ma all’appressarmi alla città sento l’intelletto inclinato a gravi pensieri; un sentimento d’amore e di gratitudine mi ricerca il cuore. Perché fra quelle mura nacquero uomini che vanno ricordati, venerati e amati da quanti sentono amore per questa bella gloria d’Italia: quella a cui m’avvicino fu la città di Aulo Giano Parrasio, di Antonio Serra, di Sertorio Quattromani, di Galeazzo di Tarsia, di Francesco Saverio Salfi, di Bernardino Telesio; ed altri ed altri, che per gradi e dignità degnamente sostenute s’acquistarono una speciale rinomanza.

Telesio! Alla sua fama è angusto il mondo. Le età lo salutano propugnatore del diritto della ragione su l’ipse dixit, riformatore magnanimo della filosofia, guida e precursore di Cartesio, e di colui il di cui occhio «vide più che tutti gli occhi antichi. E il lume fu de’ secoli futuri». Serra ! La scienza della politica economica lo saluta maestro e fondatore. Bastano essi soli a dare fama immortale. Quando una città ha prodotto uomini siffatti può ben riposarsi per secoli. In quella città siede la rinomata accademia i di cui lauri antichissimi oggi rinverdiscono, mercé le industri cure e le nobile fatiche di chiarissimi ingegni. Che più? Dal grembo del suo clero uscirono prelati dotti e facondi; tutta una falange di difensori delle sacre dottrine e della fede; in lei sedettero prelati che andarono nei Concili a sostenere la chiesa di Cristo afflitta dalle eresie e dalle rilassatezze; in lei brillano alti prelati che poi furono principi di Santa Chiesa. E, come se tutte le glorie non bastassero, in Cosenza, fin dai primordi dell’arte che doveva mutare la faccia dell’universo, si videro impiegati i caratteri tipografici a perpetuare l’umano pensiero. Dunque il viatore che lesse nelle storie non può non mirarti con animo composto a gravità, oh terra del sapere. Dunque salutiamola a capo scoperto.

Chi s’appressa a Cosenza s’appressa all’Atene delle Calabrie […].Ecco Cosenza. S’asside sulle due sponde del Crati, che la divide quasi per mezzo: due ponti congiungono le due parti distinte. A occidente la bagnano le onde del Busento: sette colli le fanno ghirlanda. Sette colli come Roma! Oh bella rimembranza per me! […] Ecco Cosenza: è dominata da poggi ridenti e ombrosi, è cinta da giardini olezzanti, e da campi che sembrano giardini; diresti tutto ciò accomodato dalla mano di un’artista, inteso a formare un bel quadro che dilatasse la vista, e la sorprendesse a una volta […]. Ecco Cosenza: ha un teatro, un collegio, un seminario, scuole secondarie, scuole di mutuo insegnamento, un monte di pietà, una casa per mendichi, una per trovatelli, un orfanotrofio, un ospedale, dei librai, delle stamperie, dei caffè decenti, delle botteghe d’ogni specie, e ben fornite […]. Patria dei Bruzi fortissimi, prudente e saggia in pace, forte e temuta in guerra, vasta e rinomata. Lo attestano i ruderi antichissimi su cui dormono i secoli, e la voce degli scrittori che sopravvive ai secoli […] Con tante grandezze, con tanti onori, meriti che Italiani e stranieri, quanti sono coloro che hanno mente e cuore, ti visitino e a te s’inchinino.”

NOTE:
* Una moderna edizione del volume di Malpica è “Scoperta della Calabria: Dal sebeto al faro : prima guida storico-turistica della regione, 1845-1846” (Cultura calabrese editrice, 1990) reperibile sui siti internet di vendita di libri fuori commercio. Reperibile anche l’edizione originale del 1845.

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