Si trova ad Ostuni la più antica madre mediterranea sepolta col suo bambino

La-Donna-di-Ostuni-Delia  Donna-Ostuni - calco

Lo scheletro “Ostuni1” e la ricostruzione del corpo della giovane donna incinta a cui appartenne

di Redazione FdS

Un luogo da non perdere in Puglia è ad Ostuni (Brindisi) e si tratta del Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale, un museo archeologico aperto al pubblico fin dal 14 maggio 1989 nell’ex monastero carmelitano di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, con annessa chiesa di San Vito Martire. I suoi spazi espositivi raccolgono essenzialmente reperti risalenti ai periodi preistorico e messapico. Tra i reperti più interessanti, provenienti dagli ultimi scavi o scoperti casualmente, vi sono ceramiche e oggetti di ornamento, selci, utensili di pietra, a partire dal Paleolitico fino all’età dei metalli. Ad epoca messapica risalgono invece reperti costituiti da corredi funerari di tombe con brocche e vasi vari, tra cui una trozzella a decorazione geometrica, monete, terrecotte votive (alcune delle quali scoperte anche nei territori dei comuni limitrofi). Vi sono inoltre presentate le ricerche topografiche condotte in numerosi siti neolitici della costa adriatica che hanno restituito testimonianze significative. Diversi i reperti provenienti da grotte frequentate nel IV-III millennio fra le quali particolare importanza riveste quella di San Biagio, dove sono stati rinvenuti una gran quantità di reperti ceramici dipinti in bruno nello stile di Serra d’Alto.

E proprio in materia di grotte, uno dei reperti più preziosi per valore storico, paleontologico e antropologico è quello rinvenuto presso la Grotta di S. Maria di Agnano sita nell’omonimo Parco archeologico e naturalistico. Si tratta dello scheletro cosiddetto Ostuni 1, appartenuto ad una giovane donna partoriente di circa 25.000 anni fa, attualmente custodita proprio nel Museo delle civiltà preclassiche di Ostuni, che gestisce l’area del rinvenimento; quest’ultima, collocata a circa 2km dal centro della città bianca e raggiungibile dalla strada statale 16 Adriatica Ostuni-Fasano, ospita i resti di un grande santuario frequentato dal Paleolitico al XVIII secolo. Il ritrovamento della donna di Ostuni, avvenuto nel 1991, si deve agli studi condotti dal paleontologo ostunese Donato Coppola (direttore scientifico del museo), in base ai quali le testimonianze emerse dimostrano che questa cavità e l’area circostante sono state oggetto di riti e culti dedicati all’immagine femminile. All’interno della grotta, oltre ai resti umani, sono stati ritrovati elementi del corredo funebre, bracciali di conchiglie forate al polsi della donna (quello destro composto da sei Cyclope neritea, sei Hinia mutabilis, una Cyprea lurida, una Trivia ed un canino di cervo forato), un copricapo tempestato da circa 600 conchiglie Cyclope neritea impastate di ocra rossa, strumenti in pietra e resti che ci documentano su una ritualità di divinizzazione della defunta, a scopi propiziatori. La donna ritrovata era in stato avanzato di gravidanza come dimostra il feto di otto mesi portato in grembo.

Il corpo della madre è stato rinvenuto in posizione rannicchiata, con la mano sinistra posta sotto il capo e la destra delicatamente appoggiata sul ventre, quasi a proteggere la creatura che non vide mai la luce. La donna, al momento della morte doveva avere all’incirca 20 anni. Fino a poco tempo fa lo scheletro si chiamava Delia, così denominato da Coppola in un primo tempo, nome poi mutato per ragioni personali nel più comune “Ostuni 1”, allusivo all’emergere nella stessa area di nuovi scheletri di quell’epoca così remota. E in effetti sul posto è stato ritrovato anche “Ostuni 2”, uno scheletro di uomo, un cacciatore adulto, anch’egli sepolto nella medesima grotta in posizione fetale di fianco e con le spalle alla donna incinta e datato a 30 mila anni fa, quindi di un’età antecedente a quella della donna datata a circa 25 mila anni fa. Dopo “Ostuni 2” è stata la volta di “Ostuni 3” che secondo Coppola sarebbe lo scheletro di un uomo morto quando non era più in perfetto stato di salute, come si evncerebbe dalle pessime condizioni dei denti. Datato a 13 mila anni fa, sarebbe uno degli ultimi cacciatori della Preistoria e – aggiunge Coppola – la sua scoperta rappresenta “un ritrovamento importante che fa della grotta di Agnano una delle più importanti al mondo e, certamente, una delle più ricche di testimonianze scavate attualmente in Italia”.

In base agli studi svolti finora si ritiene che la grotta di S. Maria d’Agnano sia stata frequentata da gruppi umani di allevatori di bestiame che nel secondo millennio a.C. divennero veri e propri pastori, arrivando alle soglie dell’età del ferro a creare veri e propri villaggi. Ostuni divenne un villaggio fortificato nell’VIII secolo e poi città messapica nel IV secolo, città a cui si sostituì successivamente l’abitato medievale. La grotta nel paleolitico superiore sarebbe diventata un luogo di culto adibito a sepolture, e luogo di culto la ritroviamo ancora in età cristiana: una piccola cappella all’esterno, fatta costruire da un vescovo nel seicento, serviva anche a riparare i fedeli dalle intemperie. Nell’interno è ancora possibile vedere tracce di affreschi, probabilmente di età bizantina. Nella parte sinistra della grande cavità, c’è poi una piccola cappella cinquecentesca, con un affresco della Vergine. La pavimentazione è lucida, segno del passaggio di migliaia di fedeli qui giunti in pellegrinaggio. E’ probabile ci fossero numerosi altri affreschi affreschi oltre a quello della Vergine giunto fino a noi, ultimo testimone di questa straordinaria storia plurimillenaria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Museo di Civiltà preclassiche della Murgia Meridionale, in Via Cattedrale 15, è aperto tutti giorni, dal lunedì alla domenica. Info (anche per le visite al parco archeologico): 0831307510/511
IL LUOGO

Visualizzazione ingrandita della mappa

 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su