Quando il cielo entra nella terra. L’incanto di Dante nelle Grotte di Castellana, in arrivo anche nella città dei Sassi

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Una delle scene dell'Inferno di Dante ambientato nel suggestivo contesto delle Grotte di Castellana (Bari)

Una delle scene dell’Inferno di Dante ambientato nel suggestivo contesto delle Grotte di Castellana (Bari) – Ph. Angela Capurso | Photogallery a fondo pagina

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di Angela Capurso

È di Ismail Kadaré (Dante, l’inevitabile, Roma, 2008) il pensiero che il nostro pianeta sia troppo angusto per permettersi di ignorare Dante Alighieri. Sfuggire a Dante è impossibile come sfuggire alla propria coscienza. Il suo viaggio nasce da assenze: la perdita della donna amata, la perdita della amata-odiata città. Come l’alter-ego Ulisse, il poeta ha coscienza di intraprendere un folle volo, ma il suo sforzo sarà premiato con una visione preclusa agli occhi umani. L’inferno dell’inferno è per lui la cacciata da Firenze. Traduce il resto del suo spazio e del suo tempo nel più visionario e onirico dei viaggi: solo così potrà risarcire lo scacco dell’esilio amaro e la perdita della luce di Beatrice, con il privilegio che condivide con pochi eletti, ossia l’ammissione nei regni eterni dell’aldilà. Se lo spazio della sua città lo esclude, Dante se ne concederà uno incommensurabile.

L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso non sono altro che i tre stati della coscienza individuale e collettiva, dove dimorano e coesistono. Per raggiungere il lieto fine proprio di una Comedìa, il poema dovrà prima vestirsi di tragedia, anzi, di innumerevoli tragedie delle bassezze umane, consumare i travagli della punizione e lo struggimento della misericordia, spezzare le catene che trattengono l’uomo a emulare l’angelo ribelle e a restarne suo schiavo. Ai nostri occhi, a 750 anni dalla nascita del poeta, i paesaggi dell’Inferno e del Purgatorio sono quanto di più vicino alle terre e ai mari dell’immigrazione si possa trovare nel patrimonio letterario mondiale. Caronte e gli scafisti, Lampedusa e Calais l’opposta sponda dell’Acheronte e dello Stige. Ignavi, avari e prodighi, ladri e barattieri, assassini e seminatori di discordia, violenti e traditori hanno solo nomi diversi, oggi. Leggere Dante ci aiuta a riconoscerli.

Perdete ogni speranza o voi ch’entrate: pare voglia dire l’imbocco della Grave, la vasta voragine carsica, a settanta metri di profondità, del complesso delle Grotte di Castellana, scenario ideale dell’inferno dantesco. Alla prima cantica della Commedia si ispira Hell in the Cave, il primo spettacolo aereo sotterraneo, costantemente in cartellone dal 2011, e non può essere diversamente, visto l’impatto di questa profonda esperienza sensoriale e emotiva. Indimenticabile. La scenografia naturale, costituita da concrezioni che assumono forme inquietanti, si coniuga con la coreografia e i giochi di luce proiettati sulle pareti rocciose; le voci degli attori si integrano ai suoni naturali e alla colonna sonora. La suggestione angosciosa che gli attori, in veste di demoni e dannati, fanno rivivere, somiglia a quel misto di terrore e pietà, maturato durante le rappresentazioni tragiche. Si passa dai lamenti e dalle lacrime dei poveri Paolo e Francesca, ai gemiti di Pier delle Vigne tra gli alberi dei suicidi, dall’ostinato rifiuto degli eretici in arche infuocate, agli avidi simoniaci conficcati a testa in giù, dal “volo” aereo di Ulisse, tracotante violazione dei limiti dell’uomo, al raccapricciante “fiero pasto” del Conte Ugolino. In alto, dal foro della caverna penetra il cielo e la luce e, con loro, si cala Beatrice. Il viaggio continua. Dante e noi con lui torneremo a riveder le stelle.

In occasione del settecentocinquantenario della nascita e della morte di Dante (2015-2021), le città più vicine alla biografia di Dante, Firenze, Verona e Ravenna, hanno predisposto e programmato iniziative che mediano tra l’intento scientifico e quello divulgativo. Annosa e irrisolta questione, benché l’una non escluda l’altra: Matera intende optare per un coinvolgimento il più possibile ampio e inclusivo. Su iniziativa del Comitato del Club UNESCO, del poeta Davide Rondoni e del regista Franco Palmieri, cui si devono esperienze coinvolgenti in Italia e all’estero (Incantati dalla Commedia, Firenze, 2013), la città offrirà gli spazi per una “lettura diffusa” e integrale delle tre Cantiche, nel corso di tre giornate a settembre prossimo, a lettori smarriti in vari ambienti, esterni e interni. L’evento Matera inCanta Dante si propone di far avvicinare alle terzine dantesche centinaia di lettori/cantori di ogni provenienza, cui si chiede una partecipazione volontaria, sostenuta da una motivazione personale.

Un legame ideale di estrema importanza tra Dante e la città di Matera è rappresentato, a mio avviso, dalle decorazioni pittoriche originarie della Cattedrale, costruita sulla Civita nel 1270, con scene dell’Inferno e, con ogni probabilità, le più antiche del Purgatorio (poco visibili perché attualmente la Cattedrale è chiusa per restauri), in considerazione del fatto che la dottrina della redenzione fu sancita al Concilio di Lione nel 1274. A destra dell’ingresso principale, è stato di recente rinvenuto l’affresco de “Il giudizio universale” attribuito a Rinaldo da Taranto, testimonianza iconografica ovviamente ignota a Jacques Le Goff (La nascita del Purgatorio, Torino 1982). Nella parte bassa dell’affresco materano l’Arcangelo Michele trafigge i peccatori nell’inferno, attaccati da serpenti. Si distinguono tra i dannati personaggi di spicco, come un re, un papa, dei religiosi benedettini; il registro superiore rappresenta il Purgatorio e non meno terribile la pena di restare immersi in vasche di purificazione, ma a pezzi: arti, tronchi, teste spuntano dalla bocca di grandi pesci, in attesa della rinascita.

Ribalto la clessidra: se nell’Inferno e nel Purgatorio danteschi sono le anime a pagare le trasgressioni del corpo, non è forse vero che in tempi a noi più vicini siano i corpi a pagare le trasgressioni dell’anima? E il Paradiso può ancora attendere.

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Quando il cielo entra nella terra. L’incanto di Dante nelle Grotte di Castellana, in arrivo anche nella città dei Sassi

Scena dell'Inferno di Dante ambientato nel suggestivo contesto delle Grotte di Castellana (Bari) - Ph. Angela Capurso

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Basilicata - Scene dell’Inferno nel particolare di un affresco del XIII sec. nella Cattedrale di Matera - Ph. Angela Capurso

 
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