Promuovere la cultura del recupero. Lo fa Smallab a Bari censendo i luoghi abbandonati di città e provincia

Standbyldings

La clinica incompiuta in Via Fanelli, a Bari

Ispirandosi al concetto di “standby”, termine inglese che indica qualcosa “in attesa”, il gruppo di architetti baresi della Smallab (Soft Metropolitan Architecture & Landscape Lab) – Alessandro Cariello, Luigi Falbo, Rossella Ferorelli e Andrea Paone – hanno tracciato, attraverso Google Maps, una mappa interattiva on line dei circa 200 luoghi abbandonati di Bari e provincia, i cosiddetti Stanbybuildings, gli edifici appunto “in standby”. Tale mappa è il risultato di una ricerca che investiga il fenomeno dell’abbandono, della dismissione e del sottoutilizzo nel paesaggio urbano per proporre strategie di riuso degli spazi lasciati a se stessi. Gli strumenti impiegati sono appunto quelli della mappatura, oltre alla proposta di eventi e workshop per la sensibilizzazione, la comunicazione e la formazione intorno al tema dell’abbandono del territorio, sino alla riattivazione attraverso interventi sul patrimonio edilizio. Ex caserme e scuole, hotel e cinema, capannoni e opifici, e tante opere iniziate e mai compiute campeggiano sulla mappa contrassegnate dal simbolo internazionale di “standby” a denunciare una logica assurda che da una parte lascia immobili pubblici e privati, spesso di grande valore, a marcire nel dimenticatoio, e dall’altro prosegue nell’opera di cementificazione del territorio.

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“La conoscenza dei luoghi è il primo passo per la loro riqualificazione”: è stato questo il concetto chiave comunicato dagli architetti di Smallab nel corso del laboratorio di due giorni che il 4 e 5 novembre scorsi si è tenuto a Bari presso L’Officina degli Esordi, uno spazio comunale annesso ad un autosilo di recente riqualificato in contenitore culturale. Un appuntamento nel corso del quale collettivi e gruppi di ricerca, provenienti da tutta Italia, hanno messo a confronto le differenti esperienze di riuso del paesaggio urbano in abbandono, per costruire un’agenda condivisa su reti, risorse, strategie e strumenti di intervento. Il laboratorio ha ospitato le esperienze dei principali gruppi (collettivi, associazioni, ricercatori, ecc) che lavorano attorno al tema del riuso abitativo attraverso prospettive interpretative ed operative eterogenee, che spaziano dall’arte allo sfruttamento delle reti sociali e del web, dall’uso dei dispositivi mobili all’autocostruzione o alla ricerca scientifica. Le presentazioni delle esperienze, hanno puntato a costruire un quadro strutturato delle strategie di riuso impiegate. Un focus speciale è stato riservato al caso pugliese e al fermento che nel territorio regionale si è verificato in merito alla riattivazione di edifici in stato di abbandono.

Sono però ancora troppo pochi i casi di effettivo riutilizzo: di rilievo a Lecce le esperienze delle Manifatture Knos e delle Officine Cantelmo, mentre a San Vito dei Normanni c’è l’ex Fadda, un azienda enologica dismessa; a Bari è recente l’inaugurazione come spazio aperto alla creatività e alle arti della sopracitata Officina degli Esordi. A Bari i “luoghi in attesa” non si contano: dal vecchio istituto nautico nel quartiere Libertà, alla stazione mai aperta in strada San Giorgio Martire, al rudere di villa Giustiniani fra largo Omodeo e via Fanelli. Non mancano casi di recupero “dal basso” attraverso il fenomeno delle occupazioni, come ad esempio l’ex Liceo Socrate, ma non sempre il nuovo status ha avuto lunga durata.

Dall’incontro pubblico con gli architetti di Smallab è emerso come non si possa ipotizzare esclusivamente un recupero di tali immobili a fini culturali, essendo praticabili anche altre vie che consentirebbero ad esempio di dirottare su di essi risorse finanziarie destinate, molto più dispendiosamente, a costruire ex novo edifici destinati ad ospitare sedi istituzionali. Smallab conta di terminare il censimento degli Standbybuildings baresi entro l’estate 2014 in modo da poter più concretamente misurare in termini di metri cubi gli spazi di cui la città potrebbe riappropriarsi senza incrementare ulteriormente il consumo di suolo.

Smallab non si è però fermata al solo territorio metropolitano di Bari, ma ha lanciato sul web il progetto Map Vacancy (sul sito www. conversionplus.it), un contest di photo geotagging che consiste nell’invitare chiunque a segnalare con una foto (inviata con le necessarie coordinate Gps) eventuali luoghi in stato di abbandono. Lo scopo dell’operazione è creare una mappa collettiva e condivisa dei siti dismessi in Puglia. In programma anche una mostra di tali immagini pervenute e la successiva scelta di tre luoghi di Bari intorno ai quali costruire delle ipotesi progettuali, affinchè l’iniziativa cominci ad avere delle concrete ricadute in termini di riqualificazione del territorio.

 

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