Napoli: la città greca fu progettata per celebrare il Sole. Lo rivela uno studio della Federico II

Scorcio aereo del centro storico di Napoli

Scorcio aereo del centro storico di Napoli

di Redazione FdS

“Il sole era limpidissimo, e menomava lo splendore del fuoco…”: così scriveva Johann Wolfgang von Goethe nel suo celebre “Viaggio in Italia” alla data del 20 marzo 1787, descrivendo come povera cosa il fuoco del Vesuvio al cospetto dell’invincibile fulgore dell’astro diurno nei cieli di Napoli. Un astro diventato col tempo l’icona più popolare della città sul Golfo, dietro la quale c’è molto di più che una semplice allusione alla felice condizione climatica del luogo. Come ci insegnano gli antichi Greci – fondatori di Parthenope prima e di Neapolis poi – il sole è un dio, quell’Helios-Apollo “che tutto vede e tutto ascolta” e che ogni mattina si solleva ad oriente sulle acque del fiume Oceano e guida nel cielo il suo carro splendente trainato da quattro cavalli che lanciano fuoco dalle narici; viaggia per tutto il giorno verso occidente e a sera torna ad immergersi nel fiume Oceano. E’ proprio per omaggiare questo dio che gli antichi fondatori avrebbero progettato lo stesso impianto urbanistico di Napoli, città che nel suo insediamento più remoto era già consacrata alla sirena Partenope. A rivelarlo è uno studio pubblicato sul Journal of Historical Geography da Nicola Scafetta e Adriano Mazzarella, professori del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse (DISTAR) dell’Università di Napoli Federico II.
 

Il dio greco Helios sul carro del Sole, part. di un vaso attico

Il dio greco Helios sul carro del Sole, part. di un vaso attico

Lo studio, di carattere archeoastronomico, dimostra che l’orientamento e le proporzioni della griglia stradale dell’antica Neapolis greca, corrispondente all’attuale centro storico di Napoli, furono concepiti in modo che la città potesse essere riconosciuta come la città di Helios/Apollo e di Partenope, l’antenata reale divinizzata o la mitica sirena che diede alla città il suo primo nome. Anticipando le regole di Ippodamo da Mileto, il più antico architetto a noi noto per aver teorizzato e utilizzato schemi planimetrici regolari nella pianificazione delle città, i coloni greci della vicina Cuma progettarono, intorno al 470 a.C., l’antica Neapolis con una griglia stradale rigorosamente ortogonale. Tale griglia è formata da tre strade principali dette decumani e le ventuno strade minori ortogonali dette cardini. Il decumano superiore corrisponde oggi a via Sapienza, via Pisanelli e via Anticaglia; il decumano principale è via dei Tribunali; il decumano inferiore è Spaccanapoli che punta dritto verso la collina di Sant’Elmo. Tra i cardini si possono ricordare via San Gregorio Armeno (la celebre via dei presepi), via del Sole e via Duomo.
 

Veduta di Napoli da nord-ovest

Veduta di Napoli e del Vesuvio da nord-ovest

NEAPOLIS: MICROCOSMO ISPIRATO DALLA COSMOLOGIA DI PITAGORA

A stimolare l’indagine, come dichiarato dai due studiosi napoletani, è stata la particolare pianta della città osservabile dalla torre dell’Istituto metereologico a San Marcellino, sede storica della Federico II, nonché l’idea che “la costruzione di Napoli volesse raccontare qualcosa”, intuizione avvalorata anche dal dato che l’edificazione delle mura, a differenza di quanto accaduto in altre città coeve, avvenne velocemente, in una decina d’anni, e per giunta sulla base di una pianificazione completa. Si è inoltre notato che invece di seguire il corso della costa, orientata a 40 gradi, si è scelta per la città un’angolatura diversa, fra i 23 e i 24 gradi. Un’angolatura molto vicina alla misura di 1/16 di cerchio che, letta in chiave mitologica, rinvia alle 16 punte possedute dalla stella che rappresenta Apollo, dio del Sole, adorato dai Cumani, fondatori della città.

Dallo studio di Scafetta e Mazzarella emerge in particolare che la griglia stradale di Neapolis fu progettata come un microcosmo ispirato dalla cosmologia di Pitagora basato sull’armonia della sezione aurea che metteva il sole divino al centro di un universo armonico di dieci sfere concentriche. Infatti, la città, centrata nell’antico tempio dei Dioscuri (oggi basilica di San Paolo Maggiore in piazza San Gaetano), si sviluppa intorno ad un quadrato che misura 2×2 stadi greci (1 stadio è circa 190 m) limitato dai decumani superiore e inferiore e dai cardini di via Atri e via Duomo. Il quadrato centrale è ruotato rispetto agli assi cardinali di circa un sedicesimo di cerchio e la stella a sedici raggi, come accennato prima, rappresentava tra i Greci il dio-sole.
 

Napoli ''citta del sole'': immagine tratta dallo studio di Scafetta e Mazzarella

Napoli ”citta del sole”: immagini tratte dallo studio di Scafetta e Mazzarella

Il legame speciale di Neapolis con il sole appare nel giorno del solstizio invernale quando il sole sorgeva sopra i monti Lattari a 36° sud-est e durante il solstizio estivo alla stessa ora appariva 36° sopra il punto d’est. L’angolo di 36° è l’angolo aureo che definisce il pentagramma e il decagramma pitagorico, ed è la frazione d’arco dei dieci settori del grande decagono che caratterizza la geometria della città. Le proporzioni geometriche tra le strade e il cerchio murario di Neapolis sono quindi determinate dalla sezione aurea che è legata al numero dieci, al decagono e al pentagono, tutti simboli sacri pitagorici.

UN SISTEMA ARTICOLATO DI SIMBOLI

Inoltre le albe e le sere dei giorni degli equinozi primaverili ed autunnali coinvolgevano tra di loro il sole, il complesso vulcanico del Somma-Vesuvio, la collina di Sant’Elmo, le costellazioni della Vergine, dell’Aquila e del Toro. Le prime due costellazioni richiamavano il culto di Partenope come dea e sirena alata legata al mito di fondazione della città più antica, mentre la terza richiamava il culto del Sebeto, il fiume divinizzato di Neapolis. Queste indicazioni provengono direttamente dalle monete antiche di Neapolis mostranti Partenope, un toro ed una dea alata in posizioni che richiamano il sorgere del sole sopra il Vesuvio durante gli equinozi di autunno quando il sole era nel segno della Vergine che in greco è detto Parthenos da cui deriva il nome Partenope.

Lo studio archeoastronomico ci pone dunque di fronte ad una mirabile fusione di sapienza urbanistica, architettonica, mitica e religiosa, tale da definire una struttura di “città ideale” che secoli dopo avrebbe affascinato anche il celebre architetto romano Vitruvio, e al tempo stesso giustifica le tradizioni più importanti che descrivono Napoli come la città del Sole e della sirena Partenope.

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