Il Codex Purpureus di Rossano riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità

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Una delle bellissime miniature su pergamena purpurea del Codex Purpureus Rossanensis, VI sec. d.C. - Museo Diocesano, Rossano (Cosenza)

Una delle bellissime miniature su pergamena purpurea del Codex Purpureus Rossanensis, VI sec. d.C. – Museo Diocesano, Rossano (Cosenza)|Photogallery a fondo pagina

di Redazione FdS

Per la città di Rossano, e per tutta la Calabria, sarà motivo di grande gioia apprendere che fra le nuove iscrizioni all’elenco dei beni classificati dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità compare il Codice Purpureo di Rossano (Codex Purpureus Rossanensis), manoscritto onciale greco (l’onciale è una antica scrittura maiuscola usata dal III all’VIII secolo nei manoscritti dagli amanuensi latini e bizantini) del VI secolo (550 d.C.), conservato nel Museo Diocesano di Rossano e contenente testi del Vangelo secondo Matteo e del Vangelo secondo Marco, oltre ad una lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei vangeli.

Il codice, uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento giunti fino a noi, contiene 14 splendide miniature che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione di Cristo, e alcune delle quali costituiscono una tra le prime e più preziose rappresentazioni della figura di Pilato. Il nome latino Purpureus, assegnato al manoscritto, si deve al fatto che i 188 fogli in pergamena (31×26 cm) di cui è composto, sono di colore rossastro. Originariamente il volume conteneva tutti e quattro i vangeli canonici, come è deducibile dalla prima miniatura raffigurante i simboli dei quattro evangelisti e soprattutto dalla presenza della lettera di Eusebio sulle concordanze, per cui si calcola che dovette comprendere circa 400 fogli.

Sono passati 136 anni da quel lontano 1879 quando il prezioso manoscritto fu ritrovato all’interno della sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano da Adolf von Harnack,  teologo e storico delle religioni tedesco, e pubblicato nel 1880 da Oscar von Gebhardt, teologo protestante estone che compì ricerche nei fondi di manoscritti greci di varie biblioteche e curò importanti edizioni di opere bibliche e patristiche fra cui, appunto, quella del Codex. Lo scorso anno il manoscritto è stato in mostra al Quirinale dove lo hanno potuto ammirare il Presidente della Repubblica e il Papa. Sempre a Roma è stato sottoposto ad un attento restauro di cui a fine settembre è stata comunicata la conclusione, insieme all’annuncio della realizzazione di una nuova teca per la sua custodia costruita secondo le indicazioni date dall’Istituto Centrale di Patologia del Libro. E mentre procedono celermente anche i lavori di restauro del nuovo Museo Diocesano a Rossano, si prevede che il Codex debba rientrare nella sua abituale sede a dicembre 2015/gennaio 2016.

Dell’inserimento del Codex nelle “New inscriptions on the International Memory of the World Register” dell’UNESCO ha dato notizia mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo della Diocesi Rossano-Cariati. “La proposta dell’inserimento del Codex tra i beni dell’Unesco – si osserva in una nota della Diocesi – era stata portata fortemente avanti da S.E. Mons. Santo Marcianò, durante il suo episcopato a servizio della nostra chiesa locale. Un itinerario che trova ora il giusto riconoscimento.”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ALCUNE MINIATURE DEL CODEX PURPUREUS

Il Codex Purpureus di Rossano riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO

Il Codex Purpureus di Rossano riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO

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Il Codex Purpureus di Rossano riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO

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