I Luoghi del Mito | Una misteriosa coppa d’oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant’Angelo Muxaro

Sicilia - Veduta di Sant'Angelo Muxaro (Agrigento) - Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Sicilia – Veduta di Sant’Angelo Muxaro (Agrigento) – Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

di Rocco Mazzolari

UNA MISTERIOSA COPPA D’ORO MASSICCIO

Patera in oro di Sant'Angelo Muxaro (Agrigento), diametro 14.6 cm, 2.89 Kg, oro, VII sec. a.C. - British Museum, Londra

Patera in oro di Sant’Angelo Muxaro (Agrigento), diametro 14.6 cm, peso 2.89 Kg, VII sec. a.C. – British Museum, Londra (copia custodita nel Museo di Agrigento)

Quel pomeriggio d’aprile del 1767 il gran caldo che già incombeva su Agrigento non frenò la trepidazione con cui il barone tedesco Joseph Hermann von Riedesel attendeva di essere ricevuto dal vescovo Andrea Lucchesi Palli. A sedurlo era la sua ricca collezione di medaglie greche, puniche e romane, in bronzo, in argento e in oro. La curiosità del viaggiatore prestò finì però col concentrarsi soprattutto su quattro rarissime coppe d’oro provenienti dal territorio di Sant’Angelo Muxaro, piccolo borgo svettante su un colle costeggiato dal fiume Platani. Come il barone scrisse nel suo delizioso diario di viaggio, pubblicato nel 1771 a Zurigo con il titolo di “Viaggio attraverso la Sicilia e la Magna Grecia”, due di esse “avevano nel loro contorno delle figure di buoi in rilievo, di stile egizio; le altre due sono riunite, e per ornamento non hanno che un’orlatura di piccoli punti artificialmente disposti. Queste coppe sono state trovate in un’antica tomba e paiono essere servite al culto del dio Api”.

Von Riedesel è l’unico ad aver visto insieme tutte e quattro le coppe. Infatti nel 1770, quando ad Agrigento arrivò il pittore francese Jean-Pierre Houël, autore di oltre 200 spledide tavole, raccolte tra il 1782 e il 1787 nei quattro volumi del “Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari”, delle due coppe figurate ne rimaneva una sola che l’artista riuscì a ritrarre. L’altra purtroppo era stata da poco venduta “a un inglese”, che poi si scoprì essere l’ambasciatore di sua Maestà Britannica a Napoli Sir William Hamilton. Costui nel 1772 la donò al British Museum dove ancor’oggi si trova. Una circostanza fortunata perchè delle altre tre coppe non si è saputo più nulla. Già Ignazio Paternò, Principe di Biscardi, autore di un “Viaggio per tutte le antichità della Sicilia” pubblicato nel 1781 aveva  parlato di due sole patere in oro rimaste, una delle quali soltanto decorata con figure di buoi “de’ quali se ne vede il cavo nella parte opposta”.

E’ possibile che quei quattro oggetti avessero fatto parte di un prestigioso tesoro appartenuto probabilmente ad un monarca locale, così come non si esclude che possano essere state un omaggio regale da parte dei Greci che, emigrati dalla madrepatria, approdarono lungo le coste dell’Italia meridionale. Nell’unica coppa superstite si notano sei tori in rilievo, con lunghe corna, grandi zoccoli e corpi spigolosi dalle nervature sporgenti, mentre avanzano con postura identica. L’oggetto è una patera  – ossia una coppa usata per versare liquidi durante i sacrifici rituali – con al centro un castone che si ritiene trattenesse in origine una pietra preziosa ormai scomparsa. Su un lato del medaglione centrale si può vedere tratteggiata una falce di luna. Una decorazione che sembra fondere antichi stilemi greci e fenici.

Nel 2015 questa splendida coppa ha finalmente fatto ritorno in Sicilia dove è rimasta esposta per un mese presso il Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa. L’esposizione è stata resa possibile da un accordo Inghilterra-Sicilia nell’ambito degli scambi culturali promossi dalla Regione. La patera è stata esposta insieme con due anelli-sigillo d’oro, rinvenuti nelle necropoli del sito agrigentino agli inizi del Novecento e conservati nel museo siracusano. Un omaggio al grande archeologo trentino Paolo Orsi e alle ricerche da lui condotte a San’Angelo Muxaro: fu infatti lui a recuperare il primo dei due anelli sul mercato antiquario, nonostante i dubbi sull’autenticità avanzati da altri esperti, dubbi che l’archeologo riuscì a fugare nel 1931 ritrovando il secondo anello, gemello del primo, all’interno di una tomba intatta, presso la locale necropoli. E’ probabile che questi reperti aurei possano ricondursi ad un unico, misterioso, “maestro degli ori di Sant’Angelo Muxaro”, forse un artista indigeno formatosi nella colonia rodio-cretese di Gela. Sempre dall’Inghilterra sono arrivati inoltre a Siracusa alcuni gioielli ritrovati a fine ‘800 ad Avola insieme ad un gruzzolo di monete d’oro (oltre 300) che andò disperso sul mercato antiquario. Di questo tesoretto Orsi recuperò a suo tempo 10 monete, due bracciali e un anello.

SANT’ANGELO MUXARO: UN FANTASTICO VIAGGIO NEI MILLENNI FRA STORIA E LEGGENDA

Veduta di Sant'Angelo Muxaro (Ag) - Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Veduta di Sant’Angelo Muxaro (Ag) – Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Sulle origini della coppa custodita al British Museum c’è di certo soltanto che essa proviene da un luogo la cui densa aura di leggenda vogliamo raccontarvi: Sant’Angelo Muxaro, piccolo borgo di appena 1500 abitanti ad una trentina di chilometri da Agrigento. Se lo osservate dalle alture circostanti, posto com’è a 335 metri di altezza, appare come una cittadella inespugnabile. Tale, a voler dar credito alla leggenda riportata da Erodoto, doveva essere Kamikos, città dei Sicani che in epoca pre-greca, forse fra il XIV e il XIII sec. a.C., si ritiene sorgesse sulla vicina altura di Monte Castello. Legate al suo nome sono le due figure leggendarie del re sicano Kokalos e dell’architetto greco Dedalo che qui sarebbe vissuto, ospite del re, dopo la sua fuga da Creta. Era stato lui a costruire la vacca di legno usata da Pasifae, moglie di Minosse, per accoppiarsi con il toro sacro inviato da Poseidone, unione dalla quale nacque il Minotauro, poi rinchiuso nel celebre Labirinto. Una vicenda che per volere di Minosse costò il carcere a Dedalo e a suo figlio Icaro. Il mito vuole che Dedalo, fuggito con ali di cera dalle prigioni cretesi, abbia riparato in Sicilia presso il re Kokalos. Questi lo accolse preservandolo dall’ira di Minosse che, messosi sulle sue tracce, giunse infine in Sicilia alla foce del fiume Platani, l’antico Alikos. La leggenda prosegue con la morte di Minosse, ucciso dalle figlie di Kokalos e sepolto dei suoi soldati nel luogo su cui fu fondata la città di Eraclea Minoa della quale oggi vediamo le rovine.

– UN BORGO DI ORIGINE ARABA

Monte Castello - Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Monte Castello – Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Un racconto che avvolge di potente fascino questo borgo nel cuore della Sicilia, la cui storia più recente inizia con Mu-Assar, cittadella fortificata di origine araba, i cui resti coincidono con quelli visibili sul vicino Monte Castello. A seguito del declino di quel primitivo insediamento, nel 1511 è sorto l’odierno borgo col suo caratteristico impianto a scacchiera in cima alla vicina collina di gesso cristallino affacciata sulla valle del Platani, già da secoli feudo di diverse famiglie della nobiltà meridionale. Fra i primi abitanti del paese una colonia di profughi albanesi, che per diverso tempo ne ha animato la vita. Nei secoli successivi il destino di Sant’Angelo Muxaro è stato simile a quello di tanti altri borghi di Sicilia,  che della loro storia plurisecolare conservano tracce suggestive in palazzi signorili e monumenti sacri come la Chiesa della Beata Vergine dell’Itria, testimone dei legami storico-religiosi con gli Albanesi, e la Chiesa Matrice, dove è custodito un interessante Crocifisso del ‘700, in legno incapsulato in lamine d’argento.

– UNO SCRIGNO DI TESORI ARCHEOLOGICI

Necropoli - Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Necropoli – Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Ma ad imprimere a questo luogo un magnetismo davvero unico è la sua storia più remota, quella che sconfina nella leggenda, della quale gli stessi ritrovamenti archeologici continuano a mantenere viva la fiamma. La zona risulta frequentata dall’uomo almeno a partire dal 4° millennio a.C. ma le tracce più cospicue ci parlano di un insediamento sorto intorno al XIII secolo a.C. e riconducibile a popolazioni indigene identificate con i Sicani, gente che abitò la Sicilia ancor prima che arrivassero i Siculi e gli Elimi e che entrò in contatto sia con i Micenei, remoti frequentatori delle coste dell’Italia meridionale, sia con i greci protagonisti dell’ondata colonizzatrice dell’VIII-VII secolo a.C.

Fra Sette e Ottocento diverse testimonianze di tale passato furono rinvenute dai contadini del luogo imbattutisi in decine di tombe da cui estrassero vasi e altro materiale archeologico in quantità incalcolabile puntualmente finito sui mercati di Agrigento e Palermo ed entrato poi a far parte di collezioni private o museali. Fra i ritrovamenti più eclatanti quello – fatto nel 1927 da un contadino che arava – di un anello sigillo d’oro massiccio, con richiami a modelli minoico-micenei e un castone ellittico raffigurante una vacca che allatta un vitellino, oggi esposto al Museo di Siracusa.

Colpito da tali ritrovamenti, nel 1931 l’archeologo Paolo Orsi, in collaborazione di Umberto Zanotti Bianco, avviò una campagna di scavi che nella parte sud-est del colle portò alla luce una imponente necropoli con tombe monumentali davvero uniche nel panorama siciliano, databili dal XIII al V sec. a.C. e dotate di corredi funebri ricchi di ceramiche e di oggetti metallici pregiati come anelli in oro intagliato, gioielli e armi in bronzo e le già citate coppe in oro. Fra gli oggetti ritrovati, anche un ulteriore anello sigillo d’oro massiccio, del tutto analogo a quello rinvenuto anni prima dal contadino, sempre con castone ellittico ma stavolta raffigurante un lupo. Tutti questi reperti sono oggi per lo più suddivisi fra i musei archeologici di Agrigento e di Siracusa.

I due anelli-sigillo ritrovati nella necropoli di Sant'Angelo Muxaro, Museo Archeologico di Siracusa

I due anelli-sigillo ritrovati nella necropoli di Sant’Angelo Muxaro, Museo Archeologico di Siracusa

Gran parte di tali tombe – di cui si ipotizza un uso dinastico dato l’alto numero di resti umani rinvenuto al loro interno – risulta di forma rotonda a pseudo-cupola conica, detta “a tholos”, richiamante le principesche costruzioni funebri della Grecia micenea. Fra tutte le tombe, quella più monumentale e ricca di corredi funerari è senza dubbio la cosiddetta “Grotta del Principe” costituita da due grandi camere circolari comunicanti, di cui una anteriore molto ampia (m. 8,80 di diam. e m. 3,50 di alt.) e l’altra più interna, di dimensioni più ridotte, contenente un letto funebre intagliato nella roccia. La cavità porta anche il nome di “Grotta Sant’Angelo”, derivante da quello dell’Arcangelo protettore che secondo la tradizione rese sacro questo luogo intorno alla prima metà del XIII secolo, dopo averlo liberato dal demonio. Ricavate sempre lungo i fianchi del colle, con forme a tholos o a grotticella, le altre tombe – diverse delle quali riutilizzate come abitazioni ipogee soprattutto nel periodo bizantino – sono più piccole ma denotano comunque una grande sapienza costruttiva.

Gli studiosi ritengono che la necropoli di Sant’Angelo Muxaro abbia costituito l’avamposto di un insediamento molto più ampio che ebbe il suo fulcro nell’adiacente Monte Castello, sulla cui sommità si suppone sorgesse l’antica e mitica fortezza dei Sicani, Kamikos. Un luogo politicamente ed economicamente strategico che consentì a questo popolo di controllare quelle vie di comunicazione che, come il fiume Platani, permettevano di transitare dalla costa meridionale dell’isola verso le aree più interne.

– NATURA, PAESAGGIO E…GASTRONOMIA

Grotta Ciauli - Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Grotta Ciauli – Ph. Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Il fascino storico-mitologico di Sant’Angelo Muxaro – accresciuto da oltre cento nuove tombe ritrovate in anni recenti e sperimentabile raggiungendo la necropoli fra uliveti, alberi di mandorlo, arbusti di pistacchio e fichi d’india – va di pari passo con quello naturalistico, trovandosi in una zona ricca di fenomeni carsici epigei ed ipogei come il complesso delle Grotte dell’Acqua e la Riserva Naturale di Grotta Ciàuli, fra i più importanti fenomeni di carsismo in Sicilia. Lunga circa 1 Km, è di grande interesse per lo studio della circolazione idrica e della speleogenesi in rocce gessose. Suggestivi itinerari sotterranei lungo i quali si incontrano piccole cascate, laghetti e bellissime concrezioni, sono percorribili con l’assistenza di personale esperto. Dal punto di vista paesaggistico una meta imperdibile, con i suoi 500 metri di altezza, è invece il Pizzo dell’Aquila, dal quale si possono scorgere ben 12 paesi della provincia di Agrigento, così come la cima di Monte Castello, da cui si gode una vista memorabile sul colle di Sant’Angelo Muxaro. Ma il viaggio sarà veramente completo solo quando avrete assaggiato due straordinarie tipicità del luogo: la ricotta ed il miele. Alla prima è dedicata una vera e propria sagra il 6 gennaio di ogni anno con degustazioni di ricotta fresca, semplice o accompagnata con la muffuletta (tipo di pane casereccio), formaggi vari, cannoli siciliani e toma fresca farcita con capperi e acciughe, il tutto annaffiato da un buon vino di produzione locale. Al miele è invece dedicata una sagra il 5 maggio, in coincidenza con le celebrazioni del santo patrono, con degustazioni fin dal mattino di panini con ricotta e miele, biscotti e dolci tipici al miele e dell’ottimo miele freschissimo appena raccolto.

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Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Sant'Angelo Muxaro (Agrigento) nella nebbia del mattino

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Monte Castello

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Charles Paul Landon - Dedalo e Icaro, 1799 - Musée des Beaux-Arts et de la Dentelle d'Alençon

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Campagna estiva a Sant'Angelo Muxaro

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Necropoli con tombe a grotticelle

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Necropoli con tombe a grotticelle

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Necropoli con tombe a grotticelle e a tholos

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Necropoli con tombe a grotticelle e a tholos

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Interno della Grotta del Principe

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Interno della Grotta del Principe

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Interno della Grotta del Principe con letto funebre in pietra

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Monti intorno a Sant'Angelo Muxaro nella luce del tramonto

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Portale della Chiesa della Vergine dell'Itria o del Carmine

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Chiesa della Vergine dell'Itria o del Carmine

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Chiesa Matrice

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Scorcio di Sant'Angelo Muxaro

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Viminaro (artigiano delle ceste in vimini)

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Viminaro (artigiano delle ceste in vimini)

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Viminaro (artigiano delle ceste in vimini)

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Campagna a Sant'Angelo Muxaro

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Pastori preparano la ricotta

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

La campagna in primavera

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Necropoli

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Monte Castello

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Campi dopo la mietitura

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Fioritura di sulla

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Colori della campagna in primavera

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Colori della campagna in primavera

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Grotta Ciauli

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Grotta Ciauli

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Sant'Angelo Muxaro si affaccia sulla valle del Platani

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Sant'Angelo Muxaro nella nebbia del mattino

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Sant'Angelo Muxaro visto dalla strada San Biagio - Casteltermini

Una misteriosa coppa d'oro e un luogo leggendario: viaggio a Sant'Angelo Muxaro

Sant'Angelo Muxaro, la valle del fiume Platani al crepuscolo

Images by Carlo Columba | CCBY-SA2.0

Bibliografia:

Giovanni Rizza, Dario Palermo, La necropoli di Sant’Angelo Muxaro, 220 p.Consiglio Nazionale delle Ricerche I.B.A.N. – Sezione di Catania, Palermo 2004
Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, 2 Voll., 726 p. – Olschki editore, Firenze 1984-2002

L’area archeologica di Sant’Angelo Muxaro è visitabile tutti i giorni dalle 9,00 a un’ora prima del tramonto (inverno) e dalle 9,00 alle 19,00 (estate). Per info contattare Ufficio Relazioni con il Pubblico (AG), tel. 0922 497322 oppure Pro Loco Sant’Angelo Muxaro (via Duomo, 12), Tel. 0922.919226.

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