Fra pacato intimismo e turbamento, i giovani talenti del BIMF danno brillantemente corpo al Beethoven delle Sonate Op.30

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La violinista Liya Petrova e il pianista Angelo Nasuto – Ph. © Ferruccio Cornicello – All rights reserved Feart ®

di Enzo Garofalo

Nuovo exploit per i giovani talenti del Bari International Music Festival che dallo scorso 24 maggio stanno regalando al capoluogo pugliese una delle rassegne di musica da camera più coinvolgenti fra quelle in circolazione a livello nazionale. Nel penultimo concerto in cartellone, introdotto da Stefania Gianfrancesco e tenutosi come sempre nella chiesa barocca di Santa Teresa dei Maschi, li abbiamo ritrovati alle prese stavolta con tre composizioni di Ludwig van Beethoven, le Sonate per violino e pianoforte Op. 30, celebri per il susseguirsi di atmosfere e sentimenti contrastanti che le rende particolarmente impegnative sul piano espressivo. Si tratta di opere risalenti ad uno dei periodi di maggiore vulnerabilità dell’autore ormai prossimo alla sordità, diviso fra cupi pensieri di suicidio e un insolito spirito umoristico e capriccioso che prende forma in particolare nella Sonata n.3 in sol maggiore, peraltro non priva di venature drammatiche.

Proprio quest’ultima sonata, preceduta dalla n. 1 in La maggiore con le sue persistenti reminiscenze mozartiane e haydniane ma già improntata, soprattutto nel finale, a quel personale vigore inventivo che avrebbe distinto Beethoven dai suoi predecessori, ha visto protagonisti due dei musicisti che in questi giorni abbiamo più volte avuto modo di apprezzare sul palcoscenico del BIMF: il pianista David Fung e il violinista Dennis Kim. Fung – che è anche direttore artistico della manifestazione e pertanto autore delle sua raffinatissima programmazione – ha dato ampio risalto all’importante ruolo svolto dal pianoforte in queste sonate che non a caso furono pubblicate in origine sotto la denominazione di “sonate per pianoforte con l’accompagnamento del violino”. Il suo è un Beethoven interpretato con estrema sensibilità, fraseggio accuratissimo, tocco limpido, morbido e intenso, tutte qualità alle quali il pubblico del BIMF è ormai avvezzo ma che continuano felicemente a sorprendere ogni volta. Così come continuano a sorprendere la bellezza e la profondità di suono del violino di Dennis Kim, la sua perfetta intonazione, il suo calibrato virtuosismo.

I suoni tornano a fiorire rigogliosi, fino a comporre un sontuoso affresco carico di sfumature, anche nell’ultimo brano in programma, forse il più emozionante dei tre, la Sonata in do minore n. 2. Un pezzo che esplora ancora più compiutamente le potenzialità espressive di entrambi gli strumenti, questa volta affidati ad altri due musicisti ricchi di talento, anch’essi già protagonisti nei giorni scorsi di questo entusiasmante festival. Al pianoforte c’era il giovanissimo Angelo Nasuto, vincitore del BIMF Award 2013 e pertanto invitato a far parte del cast della nuova edizione. Dai momenti di sommessa irrequietudine, a quelli di furia esplosiva e di nostalgico lirismo, Nasuto è riuscito a ripercorrere con giusta misura la complessa gamma di sentimenti di cui è intessuto questo capolavoro beethoveniano, la cui esecuzione è stata condivisa con lo straordinario violino di Liya Petrova, senz’altro da collocare fra i grandi e indiscussi protagonisti di questo festival: il suo è il regno del suono cesellato con la più superba intensità, mentre un meraviglioso circuito di empatia corre fra lei, il suo strumento, e l’emozione del pubblico, pronta ad esplodere in fragorosi applausi, come quelli riservati anche stavolta a lei e a tutti i suoi eccellenti colleghi.

 

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