Elefante di Pietra dell’Incavallicata: l’architetto Canino riaccende i riflettori sulla misteriosa scultura

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L’elefante dell’Incavallicata, Campana (Cosenza) – Ph. © Ferruccio Cornicello

di Redazione FdS

Lo strenuo lavoro dell’architetto Domenico Canino porta ancora una volta sotto i riflettori nazionali il mistero che avvolge l’Elefante di Pietra sito a Campana (Cosenza) in località Incavallicata. “Le istituzioni sovracomunali, la Regione Calabria e la Soprintendenza per i Beni Archeologici in primis, devono metterci in condizioni di poter fare il salto di qualità. Vanno stimolati, sostenuti e avviati studi e ricerche scientifiche importanti sia per approfondire l’origine dei megaliti sia, soprattutto, per contribuire, attraverso la comunicazione diffusa su questo ed altri marcatori identitari distintivi, a far diventare l’intera area della Sila Greca una destinazione turistica attrattiva e fruita tutto l’anno”.  È, questo, l’appello del Sindaco Agostino Chiarello che ha ringraziato Canino per la costante attenzione rivolta all’enigmatico monumento di pietra, lo scorso 26 giugno finito nuovamente sulle pagine della stampa nazionale.

Per risolvere il giallo archeologico – è stato fatto notare – basterebbe pochissimo: pochi mesi di lavoro potrebbero dare ai colossi in pietra dell’Incavallicata quella certezza scientifica che li trasformerebbe da “petre fatte accussì du vientu” in un reperto unico in Europa, con la naturale conseguenza di trasformare il paesino di Campana in una meta irrinunciabile per gli appassionati di archeologia. I megaliti (l’Elefante non è l’unico “oggetto” di presumibile fattura umana presente sull’altura dell’Incavallicata) non hanno infatti goduto finora di alcuno studio scientifico, e ciò nonostante la remota attenzione ad essi riservata dall’uomo, come dimostrano antiche testimonianze testuali e cartografiche, così come la presenza nell’area di ulteriori “formazioni” degne di studio, come da noi documentato in un ampio reportage del 2015.

“Ho ricevuto molte offerte dalle università straniere che vogliono venire a fare i rilievi e studiare i sassi – ha spiegato Canino in una sua intervista al quotidiano Liberoma finché la Sovrintendenza calabrese non esprime un parere, non possono venire perché hanno bisogno dei permessi. La cosa incredibile è che queste sculture sono belle da togliere il fiato e potrebbero trasformare la zona in un’attrazione enorme per i turisti. Ma per ora sono solo un capolavoro nascosto che la Calabria si ostina a tenersi tutto per sé.”

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