Dolore e pianto in Lucania visti dal fotografo La Centra

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© Francesco La Centra

Ph. © Francesco La Centra

di Redazione FdS

L’1 e 2 novembre 2016, a Ferrandina (Matera), presso il Complesso Monumentale di S. Francesco, si svolge la mostra fotografica “Lucania: il culto del pianto – le messe del dolore”. In esposizione gli scatti del fotografo lucano Francesco La Centra. Le immagini saranno affiancate da testi di Donato Loscalzo, docente di Lingua e Letteratura Greca presso l’Università di Perugia, originario di Accettura (Matera).

L’ispirazione per realizzazione delle immagini in mostra – racconta l’autore – è maturata nell’arco di un decennio quando, sfogliando il libro fotografico “Le cento foto più belle d’Italia”, individuò una foto del 1952 scattata a Ferrandina da Franco Pinna durante la spedizione in Lucania organizzata dall’antropologo Ernesto De Martino. Nell’immagine si ritraeva il funerale di un bambino sullo sfondo della locale Piazza Plebiscito. Incuriosito, Francesco La Centra, cercò di capire come mai quell’immagine del suo paese fosse stata inserita in quel selezionatissimo gruppo di scatti. Comprese allora che la peculiarità di quella foto era quella di non “raccontare” solo un luogo fisico, ma anche la dimensione emotiva e culturale di un popolo dalle radici antiche.

Sulla scia di quella lunga riflessione, il progetto espositivo “Lucania: il culto del pianto – le messe del dolore” ha messo insieme una serie di immagini che La Centra ha scattato fra il 2014 e il 2016 percorrendo in lungo e in largo la Lucania alla ricerca delle tracce della sua autenticità. Alla base dell’iniziativa anche lo studio approfondito di alcuni volumi del De Martino come “Sud e Magia” e “Morte e pianto rituale nel mondo antico” nei quali si affronta, fra l’altro, il rapporto dei lucani con la morte, il dolore e la sua elaborazione.

Ph. © Francesco La Centra

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De Martino in una sua intervista a Fausta Leoni, nel descrivere il rapporto fra le popolazioni lucane e la morte, soprattutto nel secondo saggio citato, parla dell’impegno dei vivi, di coloro cioè che sono “al di quà”, nel risolvere “la situazione luttuosa in un valore di memoria, in un valore morale”, sottolineando come le popolazioni osservate abbiano “cercato un al di là nel quale trovare recupero e integrazione e con cui stabilire un rapporto per trasformare il morto da larva (qualcosa cioè di non posseduto e di non controllato) in cara memoria (cioè un valore morale). Il loro sforzo era insomma quello di “trasformare il defunto (…) in un dato spirituale, in un legame di insegnamento o altro”. Attraverso il suo studio De Martino ammette di aver compreso “come gli uomini superano quel tanto di allontanante, di sgomentante e anche di trascinante insito nel cadavere”  e il loro modo di “trasformare questo rapporto – che non si può sostenere a lungo senza averne una profonda crisi – in un valore morale, in una cara memoria”. E tale modo consiste nel vedere “che cosa il morto ha fatto o non ha fatto nella vita, che cosa ha insegnato o non insegnato: fare un bilancio, in altri termini, da cui automaticamente emergono solo gli aspetti positivi”.

Ph. © Francesco La Centra

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Emblematico in tal senso è ad esempio una lamentazione registrata a Grottole (Matera) nella quale una vedova ricorda un pellegrinaggio compiuto in passato col coniuge al santuario della Madonna di Picciano: “Frate mie, quanne scimme a Picciano, quante divertimenti ne simme pigliate. Te le ricurde quanne ne scimme muorte de fame e mo’ c’avemme sta nu picche cuntente e in grazia de Die è venute ‘a morte e n’ha separate. Va mo tu, frate mie, a cudde munne, e va pria’ Die come agghia ascì l’annata co’ sta morra de file. Famme aprì n’olde porte pe’ fa grande le file noste” (Fratello mio, quando andammo a Picciano, quanti divertimenti ci siamo concessi. Ricordi quando vi andammo mentre eravamo morti di fame, ed ora che avremmo dovuto essere un po’ più contenti e in grazia di Dio, è venuta la morte a separarci. Ora tu va’, o fratello mio, nell’altro mondo e chiedi a Dio come farò ad affrontare l’anno con tutti questi figli.  Fa’ che mi apra un’altra porta, per riuscire a tirare su i nostri figli).

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IL FOTOGRAFO

Il rapporto di Francesco La Centra con la fotografia nasce sulla scia della grande passione per lo studio dell’opera dei maestri di quest’arte. In primis Franco Pinna di cui notò una fotografia pubblicata nel libro “Le cento Fotografie più Belle d’Italia” e realizzata nel lontano 1952 in Piazza Plebiscito a Ferrandina (Matera) durante il viaggio in Lucania dell’antropologo Ernesto De Martino. Alle prime ricerche espressive e sperimentali in terra di Lucania si sono alternate gli studi dei repertori fotografici del grande maestro francese Henri Cartier-Bresson e di altri grandi fotografi europei come Brassaï e Helmut Newton. L’interesse e l’ammirazione per il lavoro di questi maestri non ha riguardato solo gli aspetti estetici, ma anche quelli socio-antropologici, prospettiva che fin dagli anni ’50 ha caratterizzato la ricerca di grandi personalità – fra cui in particolare l’antropologo Ernesto De Martino e lo stesso Cartier-Bresson – impegnate in un importante lavoro di documentazione della quotidianità, spesso difficile ma altrettanto pregno di riferimenti culturali e tradizionali.

La fotografia per La Centra è curiosità, desiderio di catturare attimi di vita reale tra i paesaggi naturali e i villaggi diroccati della meravigliosa terra di Lucania. La sua prima reflex è servita per fotografare gli usci scardinati e le finestrelle sverniciate di luoghi senza tempo, in un viaggio attraverso la Basilicata percorsa in lungo e in largo alla ricerca spasmodica di una quotidianità ancora intatta e non intaccata dal tempo. Nella divulgazione del suo lavoro un ruolo importante ha avuto il web, strumento che gli ha permesso di andare oltre i canali tradizionali del collezionismo privato. Innumerevoli scatti hanno infatti riscosso sulla Rete apprezzamenti sempre più frequenti diventando il biglietto da visita per partecipare a varie iniziative culturali e per intessere collaborazioni con fotografi di tutta la penisola. Per La Centra infatti il confronto con altri cultori della materia rimane sicuramente un esercizio fondamentale. Negli anni il suo archivio fotografico ha avuto una crescita esponenziale, dando vita alla collezione “I miei diecimila scatti”, omaggio alla frase di Cartier-Bresson: “Dopo diecimila scatti esce una prima buona fotografia”. Attrezzatura utilizzata: corredo di ottiche Nikkor e Tokina, ottica fissa 50mm Nikkor f 1,8 g, / 55-200 mm Nikkor f 4 / ottica grandangolare 11-16 mm Tokina f 2,8 intercambiabili su una Reflex NIKON D 7000 – e una Mirrorless FUJIFILM X 100 ottica fissa 23 mm f 2.

Attività recenti:

– Mostra “Il velo di Iside – La natura tra stupore e disincanto” – agosto 2011 Ferrandina (Matera)
– Mostra personale “Territorio e memoria” nella splendida location dei Sassi di Matera “Spazio dell’angelo” presentata dal Pittore Nicola Filazzola e in collaborazione con il maestro Lino Sabino – dicembre 2012
– Mostra collettiva “Profezie miti e visioni – L’arte Lucana e il nuovo tempo” in “Eventi Arte 2012” Palazzo della Provincia di Potenza – dicembre 2012
– Mostra personale “Noi” ospitata dal Circolo ARCI Linea Gotica di Ferrandina (Matera) 2013
– Mostra collettiva Regione Lazio “Fotografare è arte visiva – Sacralità” Torre dei Monaldeschi – Civitella D’Agliano (Viterbo) – marzo/ maggio 2013
– Mostra collettiva itinerante con dodici opere complessive raffigurante “Il Tempio di Hera fra passato e presente” con in patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturari e del Turismo, a Bernalda (Matera) Sala Incontro Metaponto Museo Archeologico – luglio/agosto 2014 (cinque artisti e due di fine Ottocento e con il siciliano Claudio Marchese, la pugliese Gianna Tarantino, il ferrandinese Francesco La Centra)
– Mostra personale presentata da Pasquale Doria e Franco Arminio “Passaggio a sud est – La Lucania in prospettiva” con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturari e del Turismo , ospitata nell’ex Ospedale San Rocco di Matera dall’ architetto Biagio Lafratta. Mostra riconosciuta dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) – febbraio/marzo 2015
– Mostra fotografica personale e documentaria presso il Polo Museale Palazzo Ducale di Tricarico (Matera) curata dalla Dott.ssa Antonella Carbone patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturari e del Turismo “Radici di una identità” – marzo/maggio 2015
– Installazione personale al Jazz.it Collescipoli (Terni) in collaborazione con l’Associazione Culturale Onyx jazz club Matera – giugno 2015
– Festival Duni 2015 un “matrimonio artistico” tra le immortali musiche di Vivaldi e di Paganini e le fotografie di Francesco La Centra sulle quattro stagioni in Lucania, esposte nella Corte dell’ Ex Ospedale S. Rocco di Matera. Unica manifestazione di questo tipo in Basilicata ad essere riconosciuta di valenza internazionale dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali con contributo del Fondo Unico dello Spettacolo.
– Installazione personale al Festival della Paesologia “La luna e i calanchi” di Aliano (Matera) con il direttore Artistico Franco Arminio – agosto 2015
– Installazione personale nella terza edizione de “Le notti della magia, sulle orme di Ernesto De Martino” organizzata dall’amministrazione comunale di Albano di Lucania (Potenza) – agosto 2015
– Selezionato al contest fotografico biennale di fotografia 2015 “Basilicata travel food experience” Milano Mondadori Megastore, con il GAL Bradanica – settembre 2015.
– Mostra personale “Passaggio a Sud Est. La Lucania in prospettiva” ospitata dal Circolo Culturale “Potenza Partecipa” – Potenza. Dal 4 Marzo al 13 Marzo 2016
– Mostra Foto Poetica ”Omaggio alla Bellezza” (di Francesco La Centra e Nadia Lisanti), Palazzo Baronale Scanzano Jonico, 14 Marzo 2016

Francesco La Centra collabora con la testata giornalistica on line “FAMEDISUD”.

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