Dario Argento: al Bif&st 2017 incontro con il Maestro italiano del brivido

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Il regista Dario Argento - Ph. © Ferruccio Cornicello

Il regista Dario Argento – Ph. © Ferruccio Cornicello

Al Bari International Film Festival l’affollatissima master class del grande regista del brivido. In serata, al Teatro Petruzzelli, la consegna del Fellini Platinum Award per l’eccellenza cinematografica. Anteprima italiana ad alta tensione per “Get Out!” dello statunitense Jordan Peele

di Enzo Garofalo

Due trilogie cinematografiche, quella degli Animali (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio) e quella delle Tre Madri (Suspiria, Inferno e La terza madre) ed un film che per l’Italia rimane l’emblema di un genere e un marchio d’autore, Profondo Rosso: tanto basterebbe per tratteggiare la carriera folgorante del regista internazionalmente considerato tra i maestri del genere horror. Parlo naturalmente di Dario Argento incontrato ieri a Bari in occasione del Bif&st (Bari International Film Festival), nel cui ambito, a 40 anni dall’uscita nelle sale (1977), è stata proiettata al Teatro Petruzzelli la versione restaurata in 4K del film Suspiria, la pellicola che nella sua carriera ha fatto spartiacque tra una fase produttiva caratterizzata da una marcata propensione verso il giallo, il thriller psicologico, il noir, e una fase successiva in cui predomina l’elemento horror.

Moderna fiaba gotica ambientata nella tedesca Friburgo, ha introdotto nel cinema di Argento l’elemento esoterico della magia nera oltre all’utilizzo di espedienti tecnici, visivi e sonori volti ad esaltare le atmosfere allucinate del racconto, fra accentuati cromatismi, rumori amplificati e incalzanti ritmi musicali affidati ai Goblin di Claudio Simonetti, il cui contributo è stato per la filmografia di Argento non meno determinante di quello del direttore della fotografia Luciano Tovoli. Un armamentario di forte impronta innovativa per la sua epoca che ne fa, secondo diversi critici, uno dei capolavori dell’espressionismo cinematografico. Il film è dunque un’opera particolarmente importante perchè caratterizzato da temi e connotati stilistici che nel prosieguo della produzione del regista sarebbero stati ripresi e talora ulteriormente accentuati.

Bif&st 2017: il regista Dario Argento fra il pubblico del Teatro Petruzzelli, Bari -  Ph. © Ferruccio Cornicello

Bif&st 2017: il regista Dario Argento fra il pubblico del Teatro Petruzzelli, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

Suspiria ebbe enorme risonanza all’estero diventando per il pubblico straniero – soprattutto tedesco, francese, giapponese, inglese e statunitense – l’emblema stesso del cinema di Argento, in Italia associato invece innanzitutto al film Profondo Rosso. A tal proposito, al termine della proiezione, nella master class tenuta dal regista, stimolato dalle domande del critico Maurizio Di Rienzo e da quelle di un pubblico composto prevalentemente da giovani, ha ricordato alcuni aneddoti poco conosciuti legati alla lavorazione del film, come l’ispirazione offerta da suoi viaggi nelle città europeee considerate capitali della magia, Torino, Lione e Praga, o le tante opere letterarie compulsate sull’argomento, fino alla scelta dell’attrice per il ruolo della ambigua vicedirettrice della scuola di danza di Friburgo in cui si ambienta la storia, e cioè la ricchissima americana Joan Bennet, selezionata più che per le sue qualità professionali per il fatto di essere stata per anni la compagna del celebre regista Fritz Lang. E ciò nel tentativo – poi rivelatosi vano – di apprendere aneddoti sulla vita e sul lavoro di uno dei suoi cineasti preferiti.

Il direttore della fotografia Luciano Tovoli consegna a Dario Argento il Fellini Award. A destra il critico Enrico Magrelli e Felice Laudadio, direttore del Bif&st, Teatro Petruzzelli, Bari -  Ph. © Ferruccio Cornicello

Il direttore della fotografia Luciano Tovoli consegna a Dario Argento il Fellini Award. A destra il critico Enrico Magrelli e Felice Laudadio, direttore del Bif&st, Teatro Petruzzelli, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

Argento ha poi ricordato lo straordinario successo riportato dal film in Giappone, dove fu proiettato in uno stadio davanti a un pubblico di diverse migliaia di persone e amplificato attraverso un immenso impianto audio della Sony, società che ne aveva acquistato i diritti di distribuzione. Diventato un vero e proprio cult-movie, i distributori del Sol Levante dettero al film un sequel immaginario, importando anche il precedente Profondo Rosso ribattezzato “Suspiria 2” per catalizzare il pubblico con quello che era ormai diventato un sinonimo di film horror di sicuro effetto. Di Suspiria, è prevista la prossima uscita di un remake diretto dal regista Luca Guadagnino, un’operazione a cui Argento non ha aderito avendo la storia, a suo dire, subito una serie di cambiamenti rispetto all’originale. Viceversa il regista ha annunciato il progetto, in parte già in corso, di una serie ispirata a Suspiria, oggetto di una produzione internazionale ambientata nell’800, che prossimamente dovrebbe arrivare sugli schermi televisivi di tutta Europa.

A proposito invece del più volte citato Profondo Rosso, Argento ha ricordato la scelta dell’attrice per il ruolo dell’anziana Marta, affidato alla celebre attrice italiana degli anni 40-50, Clara Calamai, nota fra l’altro per aver mostrato il primo seno nudo sugli schermi nazionali. Pur essendo già da anni lontana dalle scene, il regista la volle per quello che fu l’ultimo film interpretato dall’attrice nel ruolo, memorabile per i cinefili, di una folle madre assassina: “Volevo una vecchia attrice del cinema italiano, una che recitasse un po’ alla maniera ‘antica’. Essendo molto ricca, pensavo che non avrebbe voluto tornare in scena e invece fu contenta della mia proposta. Eravamo a casa sua, seduti intorno a un tavolo su cui c’era una bottiglia di vodka con dentro dei peperoncini. Ogni tanto lei versava e… glu!, glu!, mandava giù un bicchierino dietro l’altro. Mi chiese se ne volessi, ed io le dissi ‘ma ci sono i peperoncini!’, e lei ‘…si, ma non si sentono per niente’. Era un po’ ubriacona, Clara Calamai…”.

Dario Argento con il Fellini Award, Teatro Petruzzelli, Bari -  Ph. © Ferruccio Cornicello

Dario Argento con il Fellini Award, Teatro Petruzzelli, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

Non sono mancate notazioni sulla tecnica e sullo stile via via consolidatisi nel corso del tempo: dall’uso frequente delle soggettive, a quello dei primissimi piani su oggetti e occhi, alla maniacalità per i dettagli, senza trascurare il peso conferito alla fotografia, alla colonna sonora e all’impiego di rumori improvvisi, così come alla scelta delle location in città diverse al fine di ambientare l’azione in luoghi indeterminati e il particolare risalto dato alla componente psicologica dei personaggi, a suo avviso utile a conferire profondità e spessore al racconto. Interessanti anche alcune incursioni nella vita privata del regista, come il ricordo dei due genitori e del peso determinante avuto sulla sua carriera: il padre Salvatore Argento, produttore cinematografico, “complice”, insieme al fratello, di molti suoi lavori, nonché “tramite” naturale di tanti incontri con maestri del cinema dai quali Dario avrebbe appreso molto, e poi la madre Elda Luxardo, sorella del celebre fotografo Elio e fotografa lei stessa, presso il cui studio il regista si fermava spesso da bambino, affascinato dalle tante attrici che lo frequentavano, oltre che dalla cura nell’uso delle luci o dalle lunghe sedute per il trucco. Esperienze che si sarebbero impresse nella sua mente finendo anni dopo per influenzare il suo cinema: “Mia madre e le tante donne che ebbi modo di osservare nel suo studio hanno avuto un’influenza forte su di me, non a caso nei miei film i ruoli più importanti sono sempre assegnati a figure femminili”.

E fra le donne importanti della sua vita, oltre all’ex moglie Daria Nicolodi, presente in diverse pellicole, c’è anche sua figlia Asia da lui diretta ancora ragazzina in La sindrome di Stendhal (1996), Il fantasma dell’opera (1998), La terza madre (2007) e Dracula 3D (2012): “Asia cominciò a frequentare i miei set fin da piccolina – racconta – osservando ogni cosa e imparando subito come si fa il cinema. Infatti quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, tutto è stato facile e naturale, perchè lei sapeva già tutto e quindi faceva perfettamente quel che andava fatto”. Lo sguardo della memoria si è quindi allargato, più in generale al rapporto con gli attori che – ha ricordato senza infingimenti Argento – è stato di alti e bassi fra litigate furibonde con alcuni dal carattere difficile e felici collaborazioni con altri: “Fin dalla mia prima esperienza è capitato che avessi un rapporto tormentato con gli interpreti. Ad esempio quando giravo “L’uccello dalle piume di cristallo”, nel ’69, tra me e l’attore Tony Musante si scatenò un tale odio che alla fine delle riprese venne sotto casa mia per menarmi, ma finsi di non essere in casa e non aprii la porta”.

Da sin.: Dario Argento, Luciano Tovoli, Enrico Magrelli e Felice Laudadio che legge la motivazione del Premio, Teatro Petruzzelli, Bari -  Ph. © Ferruccio Cornicello

Da sin.: Dario Argento, Luciano Tovoli, Enrico Magrelli e Felice Laudadio che legge la motivazione del Premio, Teatro Petruzzelli, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

Pochi sanno infine che Dario Argento esordì da giovanissimo come giornalista e critico cinematografico presso il quotidiano Paese Sera, lavoro che svolse con piglio anticonformista, ponendosi spesso in conflitto con la critica ufficiale e suscitando le ire dei suoi superiori. Molto importante, prima dell’approdo alla regia, fu poi l’esperienza come sceneggiatore per diversi film, fra cui anche alcune pellicole d’autore come Metti, una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi, o la commedia satirica di denuncia Scusi, lei è favorevole o contrario? di Alberto Sordi, e C’era una volta il West di Sergio Leone, di cui scrisse il soggetto insieme a Bernardo Bertolucci e allo stesso regista del quale conserva ancor oggi un affettuso ricordo. Poi, nel 1969, l’esordio ufficiale nella regia con il thriller “L’uccello dalle piume di cristallo” e l’inizio di un percorso in cui ha trovato definitivamente espressione una passione per il cinema coltivata negli anni orientando lo sguardo in varie direzioni: dalla francese Nouvelle Vague, all’espressionismo tedesco, dai film noir, agli horror, ai gialli, ai polizieschi, passando per i film di Hitchcock, Antonioni, Fellini, il cinema sovietico e, da ultimo, riservando una particolare attenzione al cinema dell’Europa dell’Est, dell’Asia e del Sud America.

Insomma l’incontro con Argento si è rivelato un percorso nel cinema a 360 gradi che in questa 8a edizione del Bif&st ha avuto per lui un importante coronamento nell’assegnazione, ieri sera al Teatro Petruzzelli, del Federico Fellini Platinum Award per l’eccellenza cinematografica, consegnato dal direttore della fotografia Luciano Tovoli, fedele collaboratore del regista. Il premio è stato conferito a Daririo Argento “per il suo talento, per la sua ricerca e per la sua opera originale – apprezzata in tutto il mondo – che come in uno specchio deformato ci ha obbligati a confrontarci con mostri e inquietudini. Argento è un autore che ha saputo creare uno stile unico ed originale per esplorare pulsioni, incubi ed angosce altrimenti inconfessabili, se non raccontate attraverso lo sguardo della macchina da presa. Un regista che ha segnato come pochi altri il nostro immaginario spaventandoci, togliendoci il sonno, ma anche mettendoci dinanzi a storie e personaggi inquietanti e complessi.” 

Dopo la premiazione, consueto appuntamento con le Anteprime Internazionali: è stata la volta di “Get Out (Scappa!)”, thriller/horror nato dalla mente perversa e genialoide di un attore comico americano prestato alla regia e interpretato da attori estremamente convincenti. Il film inizia con una scena che produce nello spettatore un fulmineo sussulto ma prosegue apparentemente sottotono narrando della decisione di Rose, avvenente giovane donna alto borghese, di presentare Chris, il suo ragazzo di colore, ai genitori, coppia di professionisti con villa fuori città. Inattese atmosfere ad alta tensione si susseguono senza alcun cedimento, non prive di una leggera vena satirica. Uscito negli USA a febbraio scorso e reduce dalla partecipazione al Sundance Film Festival, sarà nelle nostre sale il prossimo 18 maggio. Opera prima di Jordan Peele, è stato realizzato a basso budget ma in America ha già incassato 163 milioni e 300 mila dollari. Destinato senz’altro a diventare un cult del genere, il film è stato la conclusione ideale di una giornata barese all’insegna del cinema del brivido.

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