Dalla Puglia alla Sicilia: per Franco e Laura il futuro è un albero di mandorlo

mandorlo in fiore

Mandorlo in fiore – Ph. It1315922 | CCBY-SA2.0

di Redazione FdS

Un viaggio in Puglia, il maturare di un’idea e il mutamento di prospettive nella vita di una famiglia. E’ quanto accaduto al siciliano Franco Di Pino, agricoltore catanese che lavora nel siracusano, e ai suoi familiari. Nel 1982 arriva a Martina Franca, la splendida cittadina barocca in provincia di Taranto, e qui rimane colpito dall’enorme carico di frutti di alcuni mandorli. Decide di saperne di più, se non altro perchè nota subito le differenze fra i mandorleti pugliesi e quelli del siracusano. Un incontro con un esperto locale, il professor Ciccio Monasta, e la scoperta di alcune varietà di mandorle (tuono, ferragnes e supernova), capaci di affrontare indenni le gelate invernali, lo portano a pensare che forse se ne potrebbe tentare un impianto anche in Sicilia. Parte con tre ettari a Noto, e in un decennio arriva a quota 130 ettari. Intanto la figlia Laura diventa dottore in Scienze e Tecnologie Agroalimentari, non trova lavoro ma non vuole abbandonare Catania. Decide quindi di impegnarsi nell’attività di famiglia che viene sviluppata all’ombra dell’Etna aggregando i mandorleti agli agrumeti tipici della piana di Catania, ridisegnando così anche il paesaggio agrario della zona, e soprattutto inventandosi un lavoro in un periodo di estrema crisi per l’occupazione giovanile.

E’ la realizzazione di un sogno che affonda le sue radici in un dato storico purtroppo stravolto col tempo dalle spietate leggi del mercato globale: ossia il primato assoluto dell’Italia, fino agli anni ’60, nella produzione mondiale di mandorle. Basti pensare che a Bari esisteva una Borsa in cui si fissava il prezzo delle mandorle poi praticato ovunque. Oggi ad evere la leadership planetaria non è più l’Italia ma la California. Il nostro Paese invece produce, e vende soprattutto all’estero, solo l’1% del prodotto.  La famiglia Di Pino decide così di lanciarsi sul mercato delle mandorle usufruendo dei vantaggi di un prodotto non deperibile e a fronte di un incremento della domanda mondiale, controbilanciata purtroppo da una stazionarietà del mercato degli agrumi. Metodo di raccolta tradizionale, agricoltura biologica e rispetto della biodiversità, sono le tre chiavi di volta su cui puntano, convinti che per quanto non sarà certo possibile rinverdire gli antichi primati italiani, ci si potrà tuttavia ritagliare uno spazio significativo nel mercato dei prodotti che fanno della qualità il loro marchio distintivo. Una prerogativa che consente di differenziarsi positivamente laddove certi colossi producono facendo largo uso di pesticidi, con conseguente moria delle api, utili per l’impollinazione, e dovendo fronteggiare condizioni climatiche non sempre favorevoli alle piante e alla qualità del prodotto finale. Pino e Laura guardano pertanto fiduciosi al futuro puntando a far crescere i loro 20 ettari di Catania e ad incrementare anche le occasioni di lavoro per altre persone. Intanto curano i loro 4200 alberi di mandorlo come fossero altrettanti membri della propria famiglia.

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