Conversazione con Dario Panariti: «Il Teatro-Tempio di Pietravairano è un monumento romano»

Proposta ricostruttiva del Teatro-Tempio vista dall'alto - Ph. Università del Salento, Lecce

Proposta ricostruttiva del Teatro-Tempio vista dall’alto – Elaborazione grafica:  Dario Panariti per Università del Salento, Lecce

di Enzo Garofalo

L'archeologo Dario Panariti a Monte San Nicola, Pietravairano (Caserta)

L’archeologo Dario Panariti a Monte San Nicola, Pietravairano (Caserta)

Per approfondire la conoscenza delle meraviglie del sito archeologico di Pietravairano (Caserta), il complesso Teatro-Tempio situato sulla vetta del Monte San Nicola in uno scenario di grande suggestione, abbiamo rivolto alcune domande ad uno degli archeologi da tempo impegnati nelle molteplici campagne di scavo condotte dall’Università del Salento in Campania. Si tratta del giovane ricercatore Dario Panariti, laureatosi presso la stessa università con una tesi specialistica in Archeologia e Storia dell’arte romana. Dottore di Ricerca in archeologia con una tesi su “Modalità del popolamento e dinamiche insediative nell’area della Media Valle del Volturno dall’età del Bronzo all’epoca tardorepubblicana”, è anche cultore della Materia per l’insegnamento di Etruscologia e antichità italiche. E’ autore di diversi articoli scientifici, nonché co-autore con I. Romeo e R. Ungaro del volume La Tomba Bella. Un heroon giulio-claudio e il suo sarcofago (in Hierapolis di Frigia VI, Istanbul 2014). Esperto di tecniche di rilievo, elaborazioni digitali e 3D (sue le elaborazioni digitali, fotografiche e videografiche, da noi pubblicate), dal 2005 collabora con l’Università del Salento per le attività di ricerca in Campania e dal 2012 conduce gli scavi nel complesso Teatro-Tempio di Pietravairano. Lo abbiamo raggiunto al Museo Civico della Paleontologia e dell’Uomo di Lizzano (Taranto) della cui sezione archeologica è curatore fin dal 2012.

Dott. Panariti, una delle domande che sicuramente si pone chi visita il Teatro-Tempio di Pietravairano è quella volta a sapere se questo sito così particolare abbia avuto rapporti con uno specifico insediamento oppure se sia stato una sorta di luogo-simbolo condiviso da più comunità dell’area oggi compresa nel nord casertano. Cosa può dirci in proposito?

Recenti ricerche topografiche estese all’intero territorio comunale di Pietravairano, condotte dal sottoscritto e dal dott. Luigi Cinque e dirette dal prof. Gianluca Tagliamonte, sono state rivolte proprio allo scopo di cercare di chiarire i termini del rapporto topografico e funzionale intercorrente fra il santuario tardo-repubblicano del Monte San Nicola, il territorio e la viabilità circostanti. Tali ricerche hanno evidenziato che, nel periodo corrispondente a quello di costruzione del monumentale complesso santuariale, tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C., si registra un notevole incremento di strutture insediative, per lo più ville rustiche e fattorie, connesse a forme di popolamento sparso e funzionali allo svolgimento di attività agricole e produttive. In assenza di compiute realtà di tipo urbano, dunque, nella sua veste di santuario d’altura, il complesso di Pietravairano costituì un punto di riferimento e un polo di aggregazione per la popolazione circostante, che viveva ancora dispersa sul territorio, fungendo, dunque, da evidente marker territoriale e da forte simbolo di identità collettiva.

Proposta ricostruttiva del Teatro-Tempio di Pietravairano - Elaborazione grafica: Dario Panariti per Università del Salento, Lecce

Proposta ricostruttiva del Teatro-Tempio di Pietravairano visto dal lato nord-est – Elaborazione grafica: Dario Panariti per Università del Salento, Lecce

Taluno ha parlato di una probabile e più antica origine sannitica del tempio, poi completamente rimaneggiato in epoca romana. E’, a suo avviso, una sequenza plausibile, o è da ritenere che l’edificio sia di fondazione esclusivamente romana? A tal proposito ci dica anche cosa si sa in merito alla sua dedicazione, visto che anche sotto questo profilo non sono mancate ipotesi su un originario legame con la dea italica Mefite poi rimpiazzata, in epoca romana, da Giunone…

Dagli scavi non sono emersi elementi chiaramente riconducibili a strutture templari preesistenti all’edificio tardorepubblicano. Di recente, però, nel settore meridionale della terrazza, sono stati messi in luce alcuni setti murari costruiti con blocchi di calcare disposti di taglio, sovrapposti senza l’uso di leganti e con un orientamento divergente rispetto a quello del tempio. Potrebbero rappresentare i resti di apprestamenti più antichi, anche se non necessariamente riferibili a strutture a carattere sacro. Non è escluso, inoltre, come suggerisce il dott. Luciano Maria Rendina, che tali setti murari costituiscano parti di strutture collegate alle attività di cantiere del santuario in parte smantellate al termine dei lavori di costruzione dell’edificio templare e per la restante parte inglobate nel massetto pavimentale della terrazza.

Le caratteristiche costruttive, planimetriche e dimensionali del tempio rimandano dunque all’ambiente culturale romano e documentano il pieno coinvolgimento di questo territorio nella temperie storica e architettonica instauratasi tra Lazio e Campania tra la media e la tarda età repubblicana. Chiari indizi di tale esperienza culturale sono rintracciabili nella scelta di adottare, per il tempio, un tipo planimetrico di tradizione etrusco-romana, quale quello tuscanico a tre celle, nell’impiego esclusivo del cementizio e dell’opera incerta per i paramenti murari, nell’adozione del piede romano e di moduli ad esso proporzionali per il dimensionamento delle diverse strutture del santuario e delle sue singole componenti architettoniche. Non conosciamo, infine, la o le divinità a cui era dedicato il santuario; le proposte avanzate per il tempio pietravairanese non trovano alcun riscontro nel dato archeologico ed epigrafico.

Fra i reperti rinvenuti compaiono anche testimonianze epigrafiche?

Sì, poche ma significative, e riferibili esclusivamente a bolli impressi sulle tegole della copertura del tempio. In particolare, due repliche dello stesso bollo, in lingua latina, attestano l’attività produttiva di una figlina, luogo di produzione di laterizi, appartenente alla gens degli Aufidii; il cartiglio rettangolare e il modulo regolare delle lettere parrebbero orientare verso una generica datazione del bollo al I sec. a.C. Suggestiva, sebbene in mancanza di altri dati indiziari resta solo una ipotesi, la possibilità che tale gens, la cui “firma” rimane al momento l’unica attestazione epigrafica rinvenuta nell’area del santuario, abbia finanziato la costruzione del santuario.

Pietravairano: ipotesi ricostruttiva della decorazione architettonica del Tempio - Elaborazione grafica: Daria Panariti per Università del Salento, Lecce

Pietravairano: ipotesi ricostruttiva della decorazione architettonica del Tempio – Elaborazione grafica: Daria Panariti per Università del Salento, Lecce

Può dirci in poche battute se e quali elementi di specificità presenta questo sito rispetto ad altri esempi di teatro-tempio, come ad esempio quello di Pietrabbondante in provincia di Isernia?

Come nel caso del noto santuario sannitico di Pietrabbondante, di cui quello di Pietravairano rappresenta ora, per certi versi, un significativo confronto, ci si trova dinanzi ad uno scenografico impianto architettonico, disposto su terrazze, in posizione dominante, chiaramente improntato al medesimo schema architettonico, nella letteratura archeologica noto come “Roman Theatre-Temple”, che vede associati in un rapporto che non è solo topografico e spaziale ma anche e soprattutto funzionale e simbolico un edificio sacro e una struttura teatrale. La resa scenografica è a mio avviso ancora più amplificata nel monumento pietravairanese che, sebbene più piccolo di quello di Pietrabbondante, ha previsto l’articolazione dei vari corpi di fabbrica lungo il pendio naturale dell’altura con dislivelli tra i vari piani terrazzati che superano anche i venti metri di altezza.

Diversi, se non addirittura contrapposti, dovevano essere i motivi celati dietro la singolare scelta di richiamare in ambito sacro esperienze formali di matrice romano-latina. Se nel caso di Pietrabbondante in queste scelte è possibile cogliere l’esito di complessi fenomeni di acculturazione e di emulazione competitiva con Roma, per il santuario di Monte San Nicola esse paiono riflettere uno stadio di avanzata “romanizzazione” e sembrano esprimere il tentativo della comunità locale, o perlomeno della sua componente elitaria, di affermare la propria identità in senso romano-latino.

Molise - Sito archeologico di Pietrabbondante (Isernia): particolare del Teatro - Ph. Pietro Valocchi | CCBY-SA2.0

Molise – Sito archeologico di Pietrabbondante (Isernia): particolare del Teatro – Ph. Pietro Valocchi | CCBY-SA2.0

C’è una qualche spiegazione storica per il toponimo ‘San Nicola’ riferito al monte in cui ha sede il complesso?

Il moderno oronimo, che conta numerose attestazioni nella toponomastica dell’Italia meridionale, pare collegabile all’esistenza di un luogo di culto dedicato al santo, impiantato in età medievale tra i ruderi dell’antico complesso santuariale. Di esso si conservano i muri perimetrali, l’imposta dell’originaria volta e le tracce di un affresco inserito all’interno di una nicchia ricavata lungo la parete di fondo del piccolo ambiente. La presenza di un luogo di culto cristiano sul Monte San Nicola è attestato anche nel dipinto di scuola napoletana della seconda metà del XVI secolo raffigurante la Vergine col bambino tra i Santi Pietro, Eraclio, Paolo e Martino, conservato nella Chiesa di Sant’Eraclio a Pietravairano, dove, con dovizia di particolari, è raffigurata la cittadina, l’antica Castrum Petrae, e sulla vicina altura un edificio in legno con un singolare tetto a “pagoda”, forse proprio l’edificio dedicato al santo di cui il monte oggi porta il nome.

Che tipo di correlazione si ritiene ci sia fra il teatro-tempio di Monte San Nicola e la cinta megalitica preromana presente nell’area circostante? Cosa si sa di questo antichissimo manufatto che, a quanto pare, non è neppure l’unico della zona?

Tra i due impianti c’è un rapporto di discontinuità. L’edificazione del Teatro-Tempio è conseguente all’abbandono della cinta megalitica che, per altro, ha offerto una gran quantità di materiale lapideo per la costruzione del santuario. La cinta fortificata preromana di Monte San Nicola era già da tempo nota nella letteratura archeologica. Nel 2007 un esteso incendio ha messo in luce tratti precedentemente nascosti dalla vegetazione e ha permesso di documentarne graficamente lo sviluppo planimetrico. Le mura, realizzate in opera poligonale, si conservano a tratti, per un’altezza massima di due o tre filari, lungo i versanti nord e sud dell’altura. In origine il circuito doveva recingere per intero il Monte San Nicola, per complessivi sei ettari, e inglobare il pianoro sul quale più tardi verrà impiantato il complesso santuariale. Come giustamente osservato, siti fortificati analoghi, di maggiore o minore estensione, aventi ora funzione di stabili insediamenti, ora di rifugi temporanei, o ancora di semplici postazioni militari e osservatori, sono, del resto, bene attestati nella zona. Arroccati sulla sommità e lungo le pendici di rilievi appenninici e preappenninici essi dovevano, di certo, rappresentare l’elemento più caratterizzante del paesaggio antico, per lo meno in epoca sannitica.

Campania - Veduta di Pietravairano (Caserta)

Campania – Veduta di Pietravairano (Caserta)

A che punto è oggi il lavoro degli archeologi nel sito di Pietravairano? Ritiene realistico un suo ripristino funzionale entro l’anno come annunciato di recente? Se sì, l’indagine archeologica potrà dirsi definitivamente conclusa o il sito potrebbe avere ancora altri segreti da svelare?

Il progetto di ricerca che si è protratto, seppure in maniera discontinua, per circa un decennio si appresta ad essere concluso. Il complesso santuariale, nelle sue componenti architettoniche principali (tempio-terrazza-teatro), è stato completamente messo in luce. Attualmente sono ancora in corso le operazioni di restauro del monumento e di messa in sicurezza del sito col fine di valorizzarne gli aspetti scenografici e renderlo fruibile nel più breve tempo possibile, si spera entro l’estate prossima. Un’area così ampia come quella del Monte San Nicola, frequentata assiduamente in età preromana, romana e medievale, potrà certamente restituire molte altre sorprese. Basti pensare che durante i lavori di allargamento del sentiero che conduce alla vetta venne messo in luce un grande contenitore per la conserva delle derrate alimentari, da ricollegare forse alla presenza di qualche villa rustica o fattoria presenti nella zona, una delle quali, per esempio, è stata individuata lungo il versante meridionale del monte.

Quanto, a suo avviso, ha ancora da raccontare la Campania dei popoli italici che non sia stato già detto? E’ vero che ci sono intere aree ancora inesplorate?

La Campania come molte altre regioni dell’Italia meridionale ha già restituito tanto dal punto di vista storico-archeologico ma certamente ha molto altro ancora da restituire. Le ricognizioni topografiche condotte negli ultimi anni nel territorio dell’Alto Casertano sono un esempio lampante di quanto ancora c’è da scoprire in un’area come quella del medio Volturno (per lungo tempo tenuta ai margini della ricerca ufficiale maggiormente interessata ad indagare i contesti costieri o quelli della pianura campana ricche di testimonianze monumentali) che conserva ancora aree integre dal punto di vista paesaggistico, architettonico e archeologico e in grado di fornire dati e nuovi spunti di riflessione al dibattito scientifico.

A conclusione di questa esperienza, le risulta ci siano prospettive di future collaborazioni fra l’Università del Salento, la locale Soprintendenza archeologica ed eventuali amministrazioni locali, finalizzate a nuovi studi e scoperte?

La sinergia tra gli enti citati è fondamentale per la buona riuscita delle future attività di scavo e ricerca. La collaborazione tra la Soprintendenza, il comune di Pietravairano e l’Università del Salento durerà ancora a lungo, dato che di recente è stato siglato un nuovo protocollo d’intesa finalizzato alla prosecuzione degli studi e alla valorizzazione del complesso santuariale. Quello di Pietravairano non è l’unico caso. Già in passato il gruppo di lavoro guidato dal prof. G. Tagliamonte, d’intesa con le amministrazioni locali, ha condotto proficue campagne di scavo nel territorio di Piedimonte Matese, portando alla luce un interessante insediamento d’altura dell’età del bronzo/ferro, e a San Gregorio Matese dove un’area di necropoli ha restituito diverse sepolture di guerrieri sanniti.

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Ipotesi ricostruttiva del Tempio di Pietravairano (Caserta) - Elaborazione grafica: Dario Panariti per Università del Salento

Ipotesi ricostruttiva del Tempio di Pietravairano (Caserta) – Elaborazione grafica: Dario Panariti per Università del Salento

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