Cemento a Capo Colonna. Balletto di dichiarazioni delle autorità: chi difende il progetto e chi si dissocia

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Calabria – Lo splendore architettonico dell’unica colonna rimasta del tempio dorico di Capo Colonna (Crotone), VI sec. a.C. A pochi metri da questo luogo, presso l’omonimo Santuario dedicato alla Vergine, è stata avviata nei giorni scorsi la cementificazione del Foro Romano – Ph. public domain

di Redazione FdS

Escalation di dichiarazioni e prese di posizione nella vicenda della cementificazione dell’area dell’antico Foro Romano di Capo Colonna (Crotone) presso l’omonimo Santuario dedicato alla Vergine. Si tratta del progetto “Spa 2.4 Capo Colonna”, costato 2,5 milioni, che doveva puntare ad una valorizzazione archeologica dell’area ma che, stando a quanto segnalato in una lettera-denuncia alle autorità dello scorso dicembre, rischia di ottenere ben altri effetti. Ad esprimersi oggi sono state tutta una serie di figure istituzionali che negli ultimi mesi hanno taciuto nonostante le puntuali contestazioni di ben due associazioni di Crotone, “Gettini di Vitalba” e “Sette Soli”, effettuate già a partire dallo scorso settembre. Si sono dovuti attendere la prima gettata di calcestruzzo e la costituzione di un presidio di cittadini indignati perchè si accendessero i riflettori su un’iniziativa riconducibile alla Soprintendenza dei Beni Archeologici della Calabria e al Comune di Crotone, da molti ritenuta discutibile.

Una delle prime persone a prendere la parola oggi è stata proprio la soprintendente Simonetta Bonomi. Interpellata dal Corriere della Calabria, ha dichiarato che “il progetto ha reali intenti conservativi e di valorizzazione, che mirano a rendere maggiormente fruibile il sito, la Chiesa che organizza funzioni religiose molto partecipate in occasione di alcune ricorrenze e la pavimentazione a mosaico fino a ora celata ai visitatori”. Inoltre, ha spiegato la Bonomi, non corrisponde al vero la notizia dell’intenzione di realizzare un parcheggio, perchè il “sagrato della Chiesa” sarà aperto “occasionalmente” al traffico delle auto, e ospiterà i veicoli “dei residenti del promontorio e di quanti operano all’interno del parco”. La soluzione scelta – ha affermato – sarebbe stata l’unica a conciliare la conservazione dei resti di età romana con il proposito di rendere maggiormente fruibile la chiesa, il cui sagrato sarebbe oggi “inaccessibile dal punto di vista del decoro e dello spazio”. L’intervento è stato concordato con il parroco e debitamente autorizzato; esso – ha spiegato – riguarda i resti di una piazza porticata di età romana, senza alzati, costituiti da strutture estremamente fragili, che in nessun caso avrebbero potuto rimanere scoperte, esposte alle intemperie o al calpestìo dei visitatori.Non sono mancate – ha aggiunto –  indagini archeologiche propedeutiche, anche per mezzo di un drone, che hanno permesso di sviluppare un ampio repertorio fotografico. Svolte tali indagini preliminari, gli interventi di copertura sono stati giudicati effettuabili senza rischi, e anzi necessari, procedendo innanzitutto col coprire di tessuto, sabbia e terra i resti di età romana.

Alla inevitabile domanda sul perchè non si sia pensato di utilizzare una copertura trasparente, Bonomi ha risposto che se coperture di questo tipo hanno certamente l’immediato vantaggio di rendere visibili i reperti, d’altro canto il vetro soggetto a calpestìo diventa presto opaco e, inoltre, a causa della presenza di rocce affioranti e per via di un leggero pendìo, non ci sarebbe stato il modo di evitare la camera d’aria tra i resti e il vetro che favorisce la formazione di muschi capaci di danneggiare seriamente i reperti. Si sarebbe dunque pensato ad una soluzione di compromesso: ossia riportare le basi delle colonne, con il disegno in scala reale, sulla preparazione pavimentale in corso di realizzazione. A pannelli illustrativi spetterà la funzione di spiegare cosa c’è sotto il sagrato.

Le polemiche di questi giorni hanno inoltre riguardato la realizzazione di una tettoia di cui è in corso l’installazione nella zona adiacente alle terme romane. Essa servirà – ha spiegato la Sovrintendente – a proteggere il vano di un pavimento a mosaico ritrovato qualche anno fa in un’area che comprende anche il famoso mosaico di Orsi. Tale mosaico fu subito ricoperto per evitare che rimanesse esposto alle intemperie. A suo dire, si sarebbe pertanto deciso di costruire una tettoia che servirà a proteggerlo, consentendo finalmente di poterlo ammirare da vicino. La citata tettoia ha caratteristiche antisismiche e la sua costruzione è stata preceduta dalla stesura di una relazione geologica. Per reggersi – ha concluso la Bonomi – ha bisogno di pilastri di calcestruzzo e pali metallici, ma il suo disegno è stato approvato dal punto di vista paesaggistico. Il risultato può non piacere ma la tettoia andava costruita nell’interesse dei mosaici.

A tentare di gettare acqua sul fuoco ha provato anche l’assessore all’urbanistica del Comune di Crotone Sergio Contarino, che se da un lato ha negato qualsiasi responsabilità da parte del Comune in merito ai lavori in corso nell’area del Foro Romano, d’altro canto ha affermato che questa sarà resa più bella e fruibile con la posa di un “massetto di cotto”. A prendere le distanze dai lavori, pur senza esprimere giudizi sugli stessi, è stato inoltre il parroco del Santuario della Madonna di Capocolonna, don Bernardino Mongelluzzi, che in una telefonata alla testata locale Crotoneinforma.it ha tenuto a sottolineare che lui con i lavori in corso non ha nulla a che vedere, lamentando di essere vittima di insulti e ingiurie di ogni tipo sui social network, circostanza che lo vedrà costretto a denunciare ogni abuso ai danni della propria persona.

Nonostante la divulgazione di tali dichiarazioni il presidio dei cittadini è proseguito anche oggi e nel pomeriggio gli ufficiali della Digos hanno intimato ai manifestanti di lasciare la zona del cantiere; ne è seguita una pacifica trattativa conclusasi con la rassicurazione sul fermo dei lavori almeno per la giornata di domani. Per domani mattina è intanto previsto un incontro fra il prefetto di Crotone e una delegazione dei manifestanti.

Sempre sul versante calabrese si è fatto sentire anche il presidente della Regione Mario Oliverio, che ha disposto un’indagine conoscitiva sulla vicenda, dando incarico al dirigente regionale del settore competente, arch. Schiava, di attivare i provvedimenti conseguenti. “La denuncia – ha dichiarato Oliverio in una nota – sollevata da più parti circa i possibili danni che potrebbero essere causati ad un sito archeologico di inestimabile valore come quello di Capo Colonna merita la massima attenzione da parte delle istituzioni. In particolare, anche se nello specifico le competenze attengono ad altre istituzioni, ritengo che la Regione debba esercitare la propria responsabilità a tutela di questo straordinario patrimonio, che costituisce una grande risorsa da valorizzare e sulla quale investire per la crescita economica e sociale della nostra terra”.

A livello nazionale ha infine fatto parlare di sè l’odierna iniziativa del ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, la quale ha scritto al titolare del dicastero per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini, sollecitando un’azione di tutela nei riguardi del sito archeologico di Capo Colonna. “Caro Ministro – si legge nel testo della lettera – amici archeologi, oltre ad associazioni culturali e ambientaliste di cui sono socia (Fai, Legambiente) mi hanno informato di un intervento in atto nel parco archeologico da parte della Sovrintendenza unitamente al Comune. L’intervento, finanziato con fondi per la valorizzazione dei beni culturali e archeologici, ha portato allo scavo di parte dell’antico Foro di età romana, ma prevede anche la pavimentazione della medesima area per destinarla a parcheggio della chiesa ivi esistente, coprendo irrimediabilmente i manufatti emersi dallo scavo del Foro. Questo esito assurdo si somma ad altri interventi improvvidi già in passato attuati nella città di Crotone da parte del Comune, segnali ripetuti di una scarsissima attenzione e considerazione delle proprie ricchezze culturali. Non mi rivolgo – conclude il ministro – ai responsabili del tuo ministero in Calabria ma mi rivolgo direttamente a te, conoscendo la tua grande sensibilità per la conservazione e la valorizzazione della nostra storia e del nostro passato. Grata per quanto potrai fare, Ti invio i miei più cordiali saluti”.

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