Biodiversità e Conservazione: un patrimonio inestimabile e una sfida per il futuro

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Esempi di biodiversità nel mondo animale e vegetale - Ph. Domenico Puntillo (1,2,6,7)  e Ferruccio Cornicello (3,4,5,9)

Esempi di biodiversità nel mondo animale e vegetale – Ph. Domenico Puntillo (1,2,6,7) e Ferruccio Cornicello (3,4,5,9)

di Domenico Puntillo*

Con questo articolo non vogliamo accendere girandole sbalorditive che meraviglino il pubblico ma vogliamo solo accennare ad un concetto che si è affacciato ormai da un po’ di anni negli ambienti naturalistici ma che in realtà, seppure a volte in modo inconsapevole, era già patrimonio di molti di noi. Bene, si dice che l’Universo abbia 13,798 ± 0,037 miliardi anni di età e che la vita sia iniziata sulla terra più di tre miliardi di anni. Noi però pur non conoscendo i dettagli di come si è dispiegata l’origine della vita tuttavia ne conosciamo i principi generali. Due sono le scuole di pensiero sulla sua origine. Una suggerisce che i componenti organici siano arrivati sulla Terra dallo spazio (panspermia), mentre l’altra sostiene che si siano originati sulla Terra. In entrambi i casi la sua origine risalirebbe comunque a 4 miliardi di anni. Visto il ripetuto formarsi e scomparire degli oceani a causa dell’impatto di asteroidi, ci può essere un’ulteriore possibilità: che la vita sia comparsa, scomparsa e ricomparsa più volte. Una cosa è certa, una volta che la vita è nata essa si è evoluta in modo straordinario tanto da diversificarsi in milioni di esseri viventi così apparentemente diversi tra loro ma in sostanza dal punto di vista filogenetico con una origine “comune”.

Ma che cos’è la biodiversità? La diversità biologica, meglio conosciuta come biodiversità, è sinonimo di ricchezza, di varietà, della coesistenza di svariate forme di vita selezionate nel corso di milioni di anni. La sua prima definizione fu coniata durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992: ”Per diversità biologica si intende la variabilità degli organismi viventi, degli ecosistemi terrestri, acquatici e i complessi ecologici che essi costituiscono; la diversità biologica comprende la diversità intraspecifica, interspecifica e degli ecosistemi”.  Questa ricchezza è il frutto dei lenti processi evolutivi ed adattatovi che, sotto la spinta della selezione naturale, agiscono sulle caratteristiche genetiche e morfologiche delle specie, permettendo così alle forme di vita di adattarsi alle condizioni ambientali che sono in continuo mutamento. In pratica ogni nicchia ecologica ospita un essere vivente o se si vuole tutti gli esseri viventi vanno differenziandosi andando ad occupare ognuno una sua nicchia ecologica.

La biodiversità è fondamentale per noi, per i nostri discendenti e per tutti gli esseri viventi della Terra, è il pilastro della salute del nostro pianeta. Dalla biodiversità animale e vegetale, infatti, dipendono sia la qualità della nostra esistenza sia la stessa esistenza e sopravvivenza. Più varietà di vita c’è e più ogni ecosistema reagisce meglio agli stimoli negativi come i grandi cambiamenti climatici, la desertificazione i dissesti idrogeologici nonché dall’introduzione di Organismi Geneticamente Modificati o dall’invasione di specie aliene.

Ma vediamo di accennare quanta biodiversità c’è nel nostro pianeta. Le specie sinora descritte dalla scienza ammontano a circa 1,75 milioni, mentre la loro stima oscilla da 3,63 a più di 111 milioni. Per rimanere in Italia la nostra flora comprende 6.711 specie di piante vascolari (Pteridofite, Gimnosperme e Angiosperme), 1.097 specie di Briofite (Muschi ed Epatiche) e 2.145 specie di Licheni mentre per la Calabria sono note 2.600 taxa (specie, sottospecie, varietà ecc.) di flora vascolare (Carmen Gangale, UNICAL, com. pers.) , 1.000 specie di Licheni (dati pers.), 800 di Briofite (dati pers.) 2.000 macromiceti (funghi cioè con corpo fruttifero abbastanza appariscente) ma se vi aggiungiamo i micromiceti, i funghi patogeni tra cui le Ruggini e Carboni a che numero ascendiamo? Avevamo dimenticato i Myxomyceti (Funghi non appartenenti al regno dei Funghi) e non solo. E poi chi sa quanto sono le Diamotee, le Alghe e gli altri gruppi sistematici?

Stavamo dicendo che l’Italia possiede circa il 50 % della flora Europea con un territorio che ne rappresenta 1/30 di superficie di quella continentale. La Calabria, per sua orografia accidentata, per il suo clima così variegato, per la sua geologia così polimorfica e la sua posizione al centro del Mediterraneo possiede, anch’essa, una ricchezza floristica e faunistica unica in Europa e nel Bacino Mediterraneo. Una biodiversità così elevata che solo le foreste pluviali riescono ad eguagliare ed a superare. Anche nel campo animale abbiamo dei dati da valutare. Sono noti tra macromammiferi e micromammiferi compresi i Chirotteri ben 64 taxa (Gaetano Aloise, UNICAL com. pers.). Gli anfibi ammontanto a 17 specie e i rettili altrettanti (Emilio Sperone, UNICAL, com. pers.); in Calabria sono presenti anche 2.362 specie di Artropodi, di cui 16 specie sono inserite nell’elenco della Direttiva Habitat.

Delle 2.362 specie di artropodi presenti in Calabria, 65 sono endemiche del territorio politicamente amministrativo calabrese, di queste 21 sono presenti anche nel territorio della Sila (Antonio Mazzei comun. pers.); fra macro e micro lepidotteri si raggiunge la cifra di 2.400 taxa (Stefano Scalercio, UNICAL, com. pers.), gli uccelli sono circa 300 ovvero il 60% circa delle specie italiane (Antonio Mingozzi, UNICAL, comun. pers.). Questo solo per aver una stima vaga di alcuni gruppi di viventi. Ma stiamo già parlando di organismi “superiori” e i virus, i batteri, le alghe a quanto ammontano? E’ arduo accennarne una stima. Ma se in un grammo di terreno forestale possono vivere oltre 1 milione di batteri, 100.000 cellule di lieviti, 50.000 ife e/o spore fungine e se un grammo di terreno agricolo può contenere oltre 2,5 miliardi di batteri, 400.000 funghi, 50.000 alghe, 30.000 protozoi, come si può valutare quanta vita c’è sulla terra. Ciò però ci fa capire quanto è incredibilmente ricco di biodiversità il nostro pianeta.

Attenzione però perché abbiamo accennato al fatto che la biodiversità attualmente esistente è il risultato di circa 4 miliardi di anni di evoluzione. In definitiva tutti gli organismi viventi o vissuti in passato si sono sviluppati da un microrganismo originario ancestrale attraverso processi di mutazione e selezione da cui sono derivate tutte le forme di vita. Ma attenzione perché a questo processo di speciazione ha contribuito anche l’uomo che attraverso i millenni ha selezionato mediante incroci e selezione nuovi cultivar che oggi utilizziamo nell’alimentazione, nell’industria farmacologica e di in tanti altri settori.

Oggi affianca la Biodiversità anche l’Agrobiodiversità. Che grande risorsa biologica può rappresentare oggi la grande varietà di ortaggi, di frutta, ecc. presenti a livello locale in tutta Italia e nel mondo. Si tratta spesso di cultivar locali che si sono adattati a vivere in zone circoscritte per il particolare clima della zona che li ospita (quando parliamo di Pomodori di Belmonte alludiamo, per es., a quel tipico pomodoro cuoriforme di color rosso paonazzo e di sapore grato che cresce solo in una determinata zona della Calabria: a Belmonte Calabro), se poi parliamo della Mela Melancella ci riferiamo a quel particolar frutto che cresce nella fascia presilana. E che dire della Cipolla di Tropea, del Bergamotto della fascia jonica regina o del Cedro localizzato in una fascia costiera di pochi chilometri dell’altro Tirreno: e così via.

Quando parliamo di agrobiodiversità alludiamo anche a quella miriade di lieviti che ci permettono di avere in Italia uno dei patrimoni caseari più vasti al mondo. Sono stati stimati almeno 403 formaggi diversi. In questo SITO se ne contano 765. Idem per i vitigni presenti in Italia e nella nostra regione. Non è anche questa biodiversità? In Italia ci sono ben 355 vitigni autoctoni che rappresentando un record unico al mondo (vedi anche il seguente LINK).

Ma anche la cura e la protezione della salute umana affonda le sue radici nell’impiego di numerose sostanze vegetali ed animali. La biodiversità ci ha permesso anche di possedere milioni di molecole che oggi utilizziamo nelle nell’industria farmaceutica e nelle Farmacopee Ufficiale di molti Stati. Dai viventi vengono scoperte ogni giorno nuove sostanze che possono debellare vecchie e nuove patologie. Solo in Italia la medicina cosiddetta popolare utilizzava circa qualche migliaio di piante officinali (Paola Gastaldo, Compendio della flora officinale italiana, Fitoterapia, Piccin Editore, 1987, pp. 523). Se poi ci spostiamo in alcuni paesi extraeuropei è ancora più evidente come la medicina tradizionale, affonda le sue radici nella biodiversità . Così la farmacopea cinese utilizza ancora oltre 5000 specie mentre quella dell’aria Amazzonica oltre 2000 e quella dei Paesi dell’ex Unione Sovietica e dell’India oltre 2500. E quanto c’è ancora da attingere dalla biodiversità.

A questo punto c’è da mettere in rilievo un fatto importante: l’uomo pur essendo una parte trascurabile della biodiversità del nostra pianeta è riuscito in così breve tempo ad influire in modo imponente sull’evoluzione dello stesso. Non c’è dubbio, infatti, che prima di tutto con i suoi 7 miliardi di individui rappresenta uno dei problemi più importanti sull’impatto stesso della biodiversità. Si aggiunga che con i suoi atti e fatti l’uomo induce modificazioni sostanziali allo sviluppo naturale della natura. Non che la biodiversità non sia mai scomparsa nella vita della terra a causa di cambiamenti climatici nel corso delle ere geologiche. La biodiversità è costituita infatti da un processo dinamico e non statico; essa nasce, si sviluppa poi si affievolisce o si rarefà, ma poi riprende la sua corsa, si rinnova continuamente e si rinvigorisce con forme sempre diverse di vita e di vitalità con una corsa lunga e lenta del tempo se confrontata con le ere geologiche. Forse però è la prima volta che la sua erosione dipende in modo così imponente dall’azione umana.

Necessita pertanto un’azione lunga, constante e incisiva volta alla tutela di questo grande patrimonio dell’umanità che va pertanto utilizzato, conservato e rispettato nei sui processi evolutivi naturali. E’ un obbligo verso chi ci ha preceduti e soprattutto verso le future generazioni. Una diminuzione anzi un arresto dell’inquinamento è sempre più necessario per arrestare la perdita e la frammentazione degli habitats. I cambiamenti climatici sono tra le cause principali, in quanto non solo possono alterare in modo irreversibile i delicati equilibri del nostro ecosistema, ma possono anche amplificare gli effetti di questo processo. Il nostro compito quindi è quello di tutelare la biodiversità consegnandola alle generazioni future contrastando l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici, che rimangono una delle più grandi sfide del 21° secolo.

*Domenico Puntillo, calabrese, è nato il 26 settembre 1950 a Rende (Cosenza). Libero ricercatore presso il Museo di Storia Naturale della Calabria e l’Orto Botanico dell’UNICAL, ha negli anni approfondito le proprie conoscenze naturalistiche attraverso le scorribande giornaliere sui monti, nei campi, nelle assolate e pietrose fiumare, nelle sterpaglie fino ai calanghi argillosi dello Jonio osservando, scrutando, esaminando e annotando ciò che non conosceva. Una locuzione in latino del famoso Linneo recita: “nomina si nescis perit et cognitio rerum” (Se non conosci i nomi, viene a mancare anche la conoscenza delle cose). Forse questa è la motivazione che lo ha spinto ad interessarsi degli esseri viventi: dar loro un nome. Perché dare un nome è un po’ come farli esistere. Per questo motivo da un interesse iniziale sull’uso popolare delle piante officinali (medicinali, da profumo, aromatiche) è passato al mondo delle Briofite (muschi ed epatiche) per poi approdare ad altre forme scartate di vita: i licheni, senza mai dimenticare, però, altri settori naturalistici: Diatomee, macroinvertebrati acquatici, ragni, funghi ecc. Ecco perché il suo curriculum consta di oltre 130 lavori che coprono questi settori. Esso comprende una monografia sulle Orchidee di Calabria scritta insieme alla Prof. Liliana Bernardo dell’Unical, una monografia sui Licheni di Calabria, una monografia sui Licheni a Spillo pubblicata recentemente a cura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare scritta insieme alla Dott. Sonia Ravera e numerosi saggi comparsi su libri dedicati alla natura.

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