AIDS: una pianta esclusiva della Sardegna si rivela in grado di inibire la replicazione del virus

Una parte del gruppo di ricerca. Da sinistra: Angela Corona, Francesca Esposito, Enzo Tramontano, Pierluigi Cortis e Cinzia Sanna

Una parte del gruppo di ricerca dell’Unica. Da sinistra: Angela Corona, Francesca Esposito, Enzo Tramontano, Pierluigi Cortis e Cinzia Sanna – Fonte immagine: Università degli Studi di Cagliari

Individuata in una varietà locale di Iperico una molecola in grado di inibire gli enzimi che regolano la replicazione del virus HIV-1. La scoperta, effettuata da un team di scienziati dell’Ateneo di Cagliari, potrebbe aprire nuove prospettive terapeutiche

di Redazione FdS

La scoperta appena comunicata da un team di ricercatori dell’Università di Cagliari potrebbe rivoluzionare la terapia di una delle malattie più temute del mondo contemporaneo, ossia l’AIDS o Sindrome da immunodeficienza acquisita, individuata negli anni ’80 del secolo scorso e a lungo propagatasi a macchia d’olio attraverso trasmissione sessuale, ematica o verticale madre-figlio. Caratterizzata inizialmente da un alto tasso di mortalità, si è giunti progressivamente a tenerla sotto controllo grazie all’utilizzo di cocktail di farmaci che, sebbene non del tutto privi di effetti collaterali, hanno modificato molto favorevolmente la sopravvivenza e la qualità della vita delle persone sieropositive. Pochi giorni fa però, sulla prestigiosa rivista americana PlosOne, è stato pubblicato un articolo relativo alla scoperta di un potenziale anti HIV-1 della pianta Hypericum Scruglii, così denominata dal direttore dell’Orto botanico universitario cagliaritano Gianluigi Bacchetta in omaggio ad Antonio Scrugli già docente di Botanica presso lo stesso ateneo. La pianta, della famiglia delle Hypericacee, erbe officinali già note alla medicina popolare, appartiene a una specie esclusiva degli altopiani carbonatici della Sardegna centro-orientale, localizzata in zone abbastanza ristrette caratterizzate da calcari mesozoici, nei Tacchi dell’Ogliastra e nell’area intorno a Laconi (Oristano). L’attenzione degli scienziati si è in particolare concentrata su una molecola isolata per la prima volta e appartenente alla classe dei floroglucinoli prenilati, dimostratasi capace di bloccare a concentrazioni molto basse due enzimi che permettono al virus HIV-1 di replicarsi. L’approccio innovativo utilizzato nello studio, sfrutta la biodiversità metabolica delle piante per identificare singole molecole capaci di agire su più funzioni enzimatiche (approccio multitarget).

La scoperta si deve a un’equipe multidisciplinare formata da biologi e virologi dell’ateneo cagliaritano, studiosi che sottopongono a costante studio la natura della Sardegna. E’ infatti in corso da 8-9 anni un progetto di studio delle specie endemiche dell’isola che ha permesso finora di testare 20-25 estratti di tali piante capaci, grazie all’isolamento, di produrre composti del tutto originali. Il lavoro di ricerca sull’Hypericum Scruglii è stato coordinato da Francesca Esposito, virologa, e Cinzia Sanna, botanica, entrambe ricercatrici facenti capo al Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente ed è frutto di una sinergia con altri ricercatori dell’Università di Cagliari, delle Università della Campania e dell’Insubria e del Max Planck Institute for Chemical Ecology di Jena (Germania). “La pianta, individuata in tempi relativamente recenti, – ha spiegato la dott.ssa Cinzia Sannaè stata raccolta durante il periodo di fioritura, è stata essiccata e sottoposta a estrazione mediante una miscela idroalcolica. L’estratto grezzo è stato poi sottoposto a screening biologici al fine di valutare la sua attività antivirale”. “In particolare – ha aggiunto la dott.ssa Francesca Espositoè stata testata con successo sugli enzimi virali trascrittasi inversa e integrasi bloccando in vitro l’azione che favorisce la replicazione del virus HIV-1. Essa si è dimostrata efficace anche nell’inibire la replicazione virale in colture cellulari”. Le due ricercatrici hanno puntualizzato che la pianta sottoposta allo studio non è tossica, infatti una specie appartenente alla stessa famiglia viene da tempo utilizzata nella medicina popolare come rimedio naturale per lenire le ustioni.

Il risultato ottenuto nel campo dell’HIV apre la prospettiva di applicazioni terapeutiche in grado di ridurre il numero di farmaci che attualmente un paziente sieropositivo è costretto ad assumere, e quindi lo studio – che naturalmente non si ferma a questa scoperta – punta ora allo sviluppo di un farmaco che potrebbe sostituire il mix normalmente assunto. Enzo Tramontano, ordinario di Microbiologia e Presidente della Facoltà di Biologia e Farmacia, anch’egli firmatario della ricerca pubblicata su PlosOne, ha infatti puntualizzato che “ora serviranno studi specifici per migliorare la struttura chimica della molecola e renderla più potente”. In altri termini si tratterà di ottimizzare e potenziare la molecole, definirne i dosaggi ed escludere o minimizzare eventuali effetti collaterali sull’uomo.

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Esemplare di Hypericum Scruglii, pianta endemica della Sardegna centro-orientale

Esemplare di Hypericum Scruglii, pianta endemica della Sardegna centro-orientale – Fonte immagine: Università degli Studi di Cagliari

 

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