A Tropea un’antica festa popolare rievoca l’eroica cacciata dei Saraceni

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Calabria – Tropea (VV) nel giorno della festa di “Tri da Cruci” (Tre della Croce). Sullo sfondo, la suggestiva sagoma dell’isola-vulcano Stromboli – Ph. courtesy CosiMali

di Alessandra Scriva

Ripercorrendo luoghi, storie e tradizioni della mia terra, la Calabria, ho deciso di parlarvi di un’antica festa popolare, “I Tri da’ Cruci”, la manifestazione folklorica più rilevante dell’anno per la splendida cittadina tirrenica di Tropea (Vibo Valentia). Si tratta di un evento ormai storico, che si rinnova ogni anno per antica tradizione popolare. Per saperne di più mi sono affidata all’esperienza e alla cultura dello storico e archeologo Dario Godano, tropeano “DOC”. Ed è grazie alla sua proverbiale disponibilità e cortesia che ha preso forma questo mio articolo.

Il giorno 3 Maggio, la via Umberto I, per i tropeani “u’ Burgu”, si anima di una insolita vivacità. Intorno è tutto un rullare di tamburi, di sventolio di bandiere, fra luci, bancarelle e balconi addobbati con drappi e ghirlande. E’ festa: si commemora la Santa Croce di Cristo, secondo la leggenda rinvenuta ad opera di S. Elena a Gerusalemme sotto il tempio di Venere fatto erigere dall’imperatore Adriano sul monte Calvario. Un tempo, proprio all’inizio di via Umberto I, sorgeva un tempietto con tre Croci e la ricorrenza era celebrata col nome di “In Inventione Sanctae Crucis”, testimonianza di quanto nel mondo cristiano fosse diffusa la venerazione della Croce. La ricorrenza si è però caricata nel tempo di ulteriori significati e simboli che per tradizione sono arrivati sino ai nostri giorni.

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Una delle barche di carta costruite per la festa de “I Tri da’ Cruci”, Tropea (Vibo Valentia) – Ph. © Giovanni Simonelli

Com’è noto, nei secoli dell’Alto Medioevo, a più riprese i pirati turchi e saraceni tennero sotto il loro dominio questo come altri territori del Sud Italia, saccheggiando, imperversando con i loro cammelli per le vie dei paesi e seminando il terrore tra le popolazioni. I Tropeani, in diverse occasioni, riuscirono però a prevalere sui Saraceni, scacciandoli da Tropea e incendiando le loro navi. Comandati dal capitano tropeano Gaspare Toraldo, ben 1200 calabresi partirono per partecipare il 7 ottobre 1571 alla celebre battaglia di Lepanto che vide contrapposte le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane federate sotto le insegne pontificie della Lega Santa. I discendenti di quei tropeani, distintisi nella storica battaglia per il loro valore, oggi celebrano quei lontani avvenimenti, per cui il 3 maggio, giorno in cui si festeggia il Trionfo della Santa Croce, costruiscono sagome di barche, le caricano di fuochi d’artificio e le appendono da un muro all’altro del “borgo”. E quando si entra nel vivo della festa, danno loro fuoco, creando un caleidoscopico spettacolo di luci, colori e festose esplosioni di petardi. Poi, a fine serata, in scherno verso l’antico ed odiato nemico, ecco comparire sulla scena la sagoma di un cammello fatto di canne, detto “u’ camiuzzu i focu” (il cammello di fuoco), imbottito anch’esso di fuochi d’artificio e portato in giro al ritmo frenetico della caricatumbula e dei tamburi che ne accompagnano la danza, le esplosioni e infine la simbolica agonia.

Il comitato appositamente costituito per celebrare ogni anno questa festa popolare, si occupa della sua organizzazione integrandola con i giochi tipici delle feste popolari, come la gara dei sacchi e quelle della pasta abbruscenti (pasta piccante) o delle pignatte, affinché la festa de “I Tri da’ Cruci” sia sempre più coinvolgente. Da diverso tempo ormai, la collaborazione fra le associazioni di Tropea fa sì che la sera della festa si dia vita ad una rievocazione storica che ripercorre le tappe salienti dell’epopea militare e religiosa che ha contraddistinto i destini della città. Quest’anno (2017), il Gruppo Folk “Città di Tropea”, insieme all’associazione “LaboArt” e allo stesso Dario Godano metterà in scena la rievocazione storica della prima cacciata dei saraceni da Tropea, nell’anno 886, in un’epoca remota e a tutt’oggi quasi sconosciuta ai più.
 

A Tropea un’antica festa popolare rievoca l’eroica cacciata dei Saraceni

Il manifesto della festa "I Tri da'Cruci"

A Tropea un’antica festa popolare rievoca l’eroica cacciata dei Saraceni

Giochi popolari durante la festa - Ph. © Giovanni Simonelli

A Tropea un’antica festa popolare rievoca l’eroica cacciata dei Saraceni

Giochi popolari durante la festa - Ph. © Giovanni Simonelli

A Tropea un’antica festa popolare rievoca l’eroica cacciata dei Saraceni

Giochi popolari durante la festa - Ph. © Giovanni Simonelli

 
Va infatti precisato che nel periodo in cui ebbe luogo la rapida conquista del Mediterraneo meridionale da parte degli Arabi, tra il VII e il IX secolo, anche la Sicilia e buona parte della Calabria e della Puglia entrarono sotto la sfera di influenza dei Saraceni. Centri come Santa Severina, Tropea e Amantea divennero intorno alla metà del IX secolo delle vere e proprie colonie arabe soggette all’autorità di un emiro. Alla popolazione cristiana, assoggettata ai nuovi conquistatori musulmani, veniva imposta una tassa sulla religione, la jizya, pagata ad un emissario preposto alla riscossione dei tributi, l’amil. Solo intorno all’880 l’esercito bizantino guidato da Niceforo Foca cominciò la graduale riconquista del sud Italia, sbaragliando prima i domini arabi nella Calabria settentrionale, in Lucania e in Puglia fino a Taranto e successivamente, tra l’885 e l’886, anche a Santa Severina, Amantea e Tropea. Successivamente, nel 946 e nel 985, Tropea venne presa nuovamente di mira dai Saraceni, che evidentemente la tenevano in grande considerazione.

Al di là delle particolari vicende storiche rievocate dalla festa tropeana, va detto che se l’avvento della dominazione degli Arabi nel Sud Italia in molti casi fu tutt’altro che indolore per le popolazioni, qui come in Spagna l’incontro con la loro cultura ha apportato diversi contributi di conoscenza, soprattutto in campo agricolo e tecnico, come l’introduzione dell’allevamento del baco da seta così come la coltivazione del cotone e degli agrumi, oggi voce importante della economia agricola dei nostri territori. Nell’ampia varietà di spezie originarie dell’estremo oriente ritroviamo inoltre piante come lo zenzero, la curcuma e lo zafferano. Il riso, conosciuto solo per uso medico in età greco-romana, diventò nel periodo della dominazione araba un alimento base per il nutrimento di molta parte della popolazione. Ciò fu dovuto all’introduzione delle tecniche di irrigazione e alla reintroduzione della rotazione nella coltura del grano. Anche la produzione dello zucchero di canna, degli orologi ad acqua, della pasta di legno, della carta, della seta nonché il miglioramento delle tecniche di produzione dei profumi, vennero introdotte in Europa proprio grazie agli scambi con il mondo islamico. La follatura e alcuni progressi nella tecnologia dei mulini vennero anch’essi trasmessi all’Europa dal mondo islamico. Molte di queste innovazioni fecero in modo che già nell’Europa medievale alcune operazioni prima affidate agli uomini o agli animali venissero eseguite da macchine.

Rilevanti anche i contributi della cultura araba nel campo delle scienze: le opere di al-Khwārizmī (Corasmia, 780 circa – 850 circa) influenzarono fortemente la matematica in Europa. Come scrive il professor Victor J. Katz: “La maggior parte delle prime opere algebriche europee furono traduzioni di opere di al-Khwarizmi e altri autori islamici, così come le opere sulla trigonometria sferica.” La stessa parola ‘algoritmo’, oggi così in voga nel mondo della tecnologia digitale, deriva dal nome latinizzato di Al-Khwarizmi (Algorismi), mentre la parola algebra deriva dal titolo dell’opera di al-Khwārizmī, l’al-Kitāb al-mukhtaṣar fī ḥisāb al-jabr wa l-muqābala. Questa e altre opere astronomiche e matematiche arabe, come quelle di al-Battānī (Albatenius) o il Grande Sindhind di Muhammad al-Fazārī vennero tradotte in latino durante il XII secolo. Nel campo degli studi geografici la Tabula Rogeriana, disegnata da al-Idrisi per conto di Ruggero II di Sicilia nel 1154, è considerata una delle più avanzate mappe del mondo antico. Al mondo arabo perciò non si può che essere grati per così tanti apporti, ma soprattutto perché è stato custode della cultura classica arrivata fino ai nostri giorni.

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Programma della Festa “I’Tri da Cruci”, 3 maggio 2017, Tropea (Vibo Valentia):

Ore 15.00: inizio giochi popolari: “Gara da Pignata”; “Gara con l’Uovo”; “Gara con i Sacchi” e “Gara da Pasta Abbruscenti” | Ore 21:00: Concerto di musica popolare con il gruppo “Parafonè” | Ore 23:30: rievocazione Storica della Prima Cacciata dei Saraceni da Tropea (Anno 886) a cura del gruppo Folk “Città di Tropea”, in collaborazione con Laborart e con il supporto di Dario Godano | Ore 24.00: inizio spettacolo Pirotecnico a cura della Ditta Schiavone di Reggio Calabria.

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